Alle discriminazioni e alle polemiche a Sgurgola preferiscono rispondere con iniziative di buona accoglienza ed integrazione: e, in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, hanno scelto di guardare oltre la necessità di assicurare il soddisfacimento dei bisogni primari per riscoprire – nella ricerca delle condizioni per una equilibrata inclusione sociale – il senso dell’impegno quotidiano.
Protagonisti di questa bella storia di integrazione sono alcuni parrocchiani di questo piccolo ma grazioso paesino arrocato tra i monti Lepini, che hanno deciso di mettersi a disposizione dei bambini, figli dei tanti stranieri qui residenti, per aiutarli a ripassare le lezioni e per fare i compiti, e per essere loro di supporto nell’imparare a conoscere di più e meglio la lingua italiana.
La vicinanza con la stazione ferroviaria e con altri centri importanti del comprensorio hanno fatto sì che il piccolo Comune – oggi abitato da circa 2500 anime – diventasse, negli anni, un punto di approdo privilegiato per persone di varie etnie, specie per quelle provenienti dall’Africa centro-occidentale come nel caso dei bambini che usufruiscono di questo servizio di “doposcuola”: tutti provenienti dalla Nigeria. Non solo studio, per questi piccoli, ma anche momenti di gioco e di passatempi didattici. L’obiettivo di questa iniziativa – spiegano alcuni dei volontari – è quello di scoprire la realtà dell’integrazione attraverso gli occhi dei minori con il linguaggio universale dell’immagine e di sensibilizzare i concittadini sgurgolani verso questo tipo di problematiche, consapevoli che la possibilità di integrarsi e di comunicare fin da piccoli siano fondamento della cittadinanza. Una iniziativa degna di nota, complimenti ai promotori che l’hanno realizzata.
Sullo stesso argomento, pubblichiamo l’articolo scritto dalla nostra amica e lettrice Silvia Compagno (che ringraziamo) per il giornale diocesano Anagni-Alatri Uno, a cura dell’Ufficio Migrantes della Diocesi di Anagni-Alatri (info e contatti: migrantes@diocesianagnialatri.it):
“Essere costruttori di pace…abbassare le difese, aprire le porte…” ( Papa Francesco)
La comunità parrocchiale di Sgurgola si apre ai diversi gruppi etnici presenti nella propria realtà, attraverso la realizzazione di un’esperienza di sostegno scolastico rivolto ai bambini con genitori non italofoni.
Nel corso dell’estate 2019, nei locali dell’ex Asilo di via Favale, alcuni membri della comunità parrocchiale di Sgurgola hanno messo a disposizione un po’ del loro tempo per offrire ad otto bambini, appartenenti alla numerosa comunità nigeriana da anni ben inserita nella realtà del paese, un aiuto nello svolgimento dei compiti e nel ripasso delle discipline scolastiche.
Questa iniziativa deriva dal bisogno, espresso dai rappresentanti stessi della comunità nigeriana, di aiutare alcune famiglie nel facilitare l’apprendimento scolastico dei propri figli, spesso reso difficile dalla limitata padronanza della lingua italiana.
Per circa quattro ore la settimana, gli allievi (per lo più bambine), appartenenti a diverse fasce educative dalla prima elementare al primo superiore, sono stati seguiti dai volontari che, con umiltà, hanno offerto la loro sensibilità e preparazione.
Le lezioni si sono svolte alternando momenti ludici con attività di apprendimento interattivo, per rendere più leggero e dinamico lo studio, anche durante le giornate estive. Le lezioni hanno rappresentato inoltre un’occasione di scambio: “All’inizio abbiamo usato l’italiano e l’inglese per conoscerci tra insegnanti e studenti. I bambini hanno presentato sé stessi condividendo i propri sogni: la maggior parte di loro ha il desiderio di continuare a studiare, diventare dottoressa, insegnante, ballerina!”. La maestra Luciana racconta come l’esperienza sia stata ben accolta dai bambini, che hanno risposto con entusiasmo e partecipazione. “Non hanno mai mancato una lezione, sono sempre stati interessati, hanno partecipato con entusiasmo alla didattica; del resto la parte ludica li ha invogliati molto”.
I bambini hanno ricevuto un supporto soprattutto nell’apprendimento della lingua italiana, proponendo poi loro stessi di essere aiutati a superare anche alcune difficoltà in matematica. Trattandosi di un gruppo eterogeneo, ogni volontario si è preso cura di un piccolo numero di bambini ma, laddove possibile, è stato fatto anche un lavoro comune “Ad esempio con i verbi: abbiamo pensato di giocare con il rap per permettere a tutti di ripassarli”.
Le attività didattiche hanno avuto tale successo da invogliare anche la partecipazione di un genitore: “Mi ha colpito molto la presenza di questo papà che, venuto per accompagnare le bambine, è stato poi coinvolto nel gioco dei verbi ed ha espresso il desiderio di tornare, mostrando forte volontà, impegno ed entusiasmo nel migliorare la conoscenza della non facile lingua italiana”.
L’esperienza si è conclusa verso la metà di agosto ma, considerata la risposta positiva ottenuta, il gruppo di volontari ha confermato la propria disponibilità a riprendere il percorso di supporto educativo per i bambini che ne abbiano necessità. Le lezioni dovrebbero riprendere dunque nel mese di novembre, insieme a nuovi volontari e probabilmente ulteriori allievi.
“Si tratta di un piccolo contributo per creare tutte le condizioni possibili a far si che i bambini crescano nella prospettiva di un futuro migliore, realizzando i propri sogni e aiutando le famiglie che si prodigano costantemente per garantire loro una vita dignitosa”.