Non si è fatta attendere la replica della direzione aziendale della Saxa Gres di Anagni che, in risposta alla nota stampa di Legambiente pubblicata nel primo pomeriggio di oggi dal nostro giornale, ha espresso il proprio apprezzamento e ringraziamento per le dichiarazioni rilasciate in mattinata dal circolo di Anagni e dal Coordinatore Scientifico Nazionale relative al progetto di economia circolare da implementare nella fabbrica di Anagni.
Afferma Francesco Borgomeo, fondatore e presidente della Saxa Gres: “soprattutto apprezziamo la sollecitazione costruttiva che finalmente giunge da un’associazione rappresentativa di interessi e portatrice di vera esperienza in materia. Siamo esattamente dove dice Legambiente, ovvero nell’End of Waste, con processi innovativi e particolarmente virtuosi rispetto a quanto oggi avviene.
Ma devo anche dire che ci siamo un po persi nel dialogo e nel confronto. Hanno ragione in questo. In effetti, dopo la visita del 2016, non siamo riusciti a mantenere i rapporti con il territorio, per un sospetto clima di tensione ed ostilità generato da fake news su di noi.
E di ciò mi dispiace moltissimo, perché ciò che da sempre contraddistingue il mio lavoro è il concetto di correttezza e di lavoro con la “cucina a vista”. Emblematico fu il caso delle notizie su “ceneri che cadevano sulle auto parcheggiate fuori i piazzali” quando non c’erano (e non ci sono tutt’ora) alcun tipo di ceneri in azienda ed i piazzali della zona erano, e sono, ahimè vuoti di auto come vuote sono le fabbriche. In ogni caso, al momento abbiamo la VIA, Valutazione di Impatto Ambientale, che certifica come quelle notizie fossero prive di fondamento, e che dopo sei anni di iter autorizzativo, evidenzia quanto sia difficile, faticosa e lunga la strada dell’economia circolare.
Comprendiamo i dubbi “in generale” di Legambiente circa lo stoccaggio delle ceneri e le emissioni in atmosfera. In effetti il tema sarà anche oggetto di approfondita analisi della prossima conferenza di Servizi per l’AIA, in cui sarà ARPA a fornire le indicazioni in merito. E siamo ovviamente in attesa di definire congiuntamente un quadro di iniziative specifiche, sul tema delle emissioni.
Siamo in un percorso in progress che dura da sei anni, e siamo aperti a confronti scientifici come è avvenuto in occasione del prestigioso convegno tenutosi presso l’Università di Tor Vergata della scorsa settimana, Università non coinvolta nella nostra sperimentazione ma partecipe ed interessata a processi di innovazione nella circular economy.
In ogni caso siamo sereni e convinti del nostro percorso, unico al mondo, che può mettere in sicurezza una parte dei rifiuti, evitare di distruggere le montagne e consumare il suolo per fare le pavimentazioni, e ridare vita al manifatturiero di qualità, tipico del made in Italy, contrastando cosi anche le delocalizzazioni continue con relitve perdite di know how, valore, posti di lavoro.
Oltre un anno di sperimentazione, analisi, test e controlli rigorosi di quattro laboratori, due università e centri di ricerca hanno certificato la totale assenza di rilascio di alcuna sostanza. E questo è nei dati ed è incontrovertibile. E su questo chiediamo alle associazioni serie, competenti e realmente interessate un confronto a tutto campo.
Invitiamo Legambiente, ma anche tutte le associazioni interessate – rappresentative di interessi legittimi e portatrici di esperienza – ad approfondire con noi o se volessero, soltanto con le università che hanno partecipato alla sperimentazione, per accertarsi direttamente delle garanzie circa la totale assenza di rischio del processo produttivo da noi messo in campo.
Chiedete, approfondite, venite a visitare ed a parlare con i nostri esperti e ricercatori. Siamo qui, con le nostre idee, i nostri valori, i nostri uomini e donne. E con la nostra cucina, a vista, e sempre aperta a chi avrà l’onesta intellettuale e la sana curiosità di conoscere il senso positivo dell’Economia Circolare”.
Anagni. Saxa Gres replica a Legambiente: “vi invitiamo ad accertarvi direttamente delle garanzie circa la totale assenza di rischio del processo produttivo da noi messo in campo”
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