Di seguito pubblichiamo integralmente e senza modifiche la nota giunta a questa redazione da parte del locale circolo di Legambiente che qui si ringrazia:
L’ufficio scientifico di Legambiente ha esaminato i risultati della sperimentazione dell’impiego di scorie da termovalorizzazione nel processo di produzione di gres porcellanato, effettuata dalla società SAXA GRES di Anagni.
“La relazione esaminata ha evidenziato diverse incongruenze e lacune sia nella fase operativa della lavorazione che nei risultati delle analisi condotte – dichiara Andrea Minutolo, coordinatore scientifico nazionale di Legambiente – In generale persistono dubbi sulle operazioni di stoccaggio delle ceneri, sulle emissioni in atmosfera e sull’utilizzo delle ceneri che potrebbero determinare situazioni potenzialmente dannose per la salute dei lavoratori e per l’ambiente.” L’ utilizzo di scorie provenienti dal termovalorizzatore di San Vittore nella produzione di manufatti si presenta come una proposta di Economia Circolare in linea con i principi dell’End of Waste. “Tuttavia, dopo una visita informale dello stabilimento, alla quale abbiamo partecipato nel settembre 2016 insieme ai vertici nazionali e regionali di Legambiente, – dichiara Rita Ambrosino, presidente del Circolo Legambiente Anagni- avevamo riportato dubbi che ci avevano indotto a sospendere qualsiasi giudizio in merito.” Nonostante le promesse, inoltre, alla visita ed alla presentazione particolareggiata dei piani di sviluppo e riavvio della fabbrica non era seguita nessuna documentazione tecnica di dettaglio che consentisse considerazioni più approfondite. Per poter esprimere un giudizio sulla base di dati certi, è stato quindi necessario attendere la relazione sui risultati del progetto sperimentale presentata in Regione.
Il documento conclusivo prodotto da Legambiente sarà trasmesso alla Regione Lazio – Direzione Politiche ambientali e Ciclo dei Rifiuti, alle competenti autorità territoriali e alla Saxa Gres per le azioni del caso.
Di seguito pubblichiamo il testo delle osservazioni presentate da Legambiente, Ufficio Scientifico Nazionale e Circolo di Anagni, ed inviate il 4 febbraio 2020 alla società Saxa Gres, alla Regione Lazio e al Comune di Anagni
Oggetto: Impianto sperimentale per “recupero di ceneri/scorie da termovalorizzatore di RSU” Saxa Gres S.p.a.- via Osteria della Fontana, snc Anagni, (FR)
Premesso che il progetto proposto dalla Società SAXA GRES (per lo stabilimento Saxa Gres di Anagni, località Selciatella, all’interno dell’ex-impianto Area Industrie Ceramiche già autorizzato al 2017) ha come obiettivo il recupero e la valorizzazione di materie di scarto in prospettiva di un’economia circolare.
Premesso che tale progetto rispetta sia principio di prossimità che di autosufficienza nella gestione dei rifiuti e si presenta come estremamente innovativo sull’utilizzo delle materie prime presenti sul territorio nazionale, presenti anche come ceneri provenienti da termovalorizzatori.
Considerato inoltre che:
- questo ideale dalle vedute green entra in contrasto con il ruolo paradossale che assumono i termovalorizzatori nel contesto dell’economia circolare. Infatti lo sfruttamento del termovalorizzatore, in questo specifico caso quello di San Vittore, non è certamente il sistema più virtuoso da usare nel medio termine per ridurre e gestire i rifiuti, né tanto meno il sistema che andrebbe più incentivato, malgrado attualmente se ne faccia largo ricorso e venga quasi equiparato ad “una buona pratica operativa”.
- il circolo vizioso che si verrebbe a creare con la richiesta continua di ceneri dell’impianto per la produzione di gres porcellanato (questi gli obiettivi della Saxa) non andrebbe esaurendosi, anzi, il contrario, spingerebbe ad averne sempre di più.
Considerato anche che:
- di recente il Gruppo Industriale Saxa Gres ha firmato un accordo commerciale da 30milioni di euro con la multinazionale Keda Clean Energy Co Ltd (produttore di presse industriali nel mercato europeo) ed il Colosso cinese HongYuGroup (principale produttore cinese di ceramiche d’alta gamma che acquista le produzioni del gruppo Borgomeo).
- tutti gli asset del gruppo industriale Borgomeo [capofila Saxa Gres (Anagni) produzione di gres porcellanato per arredo urbano, la Tagina (Gualdo Tadino) storica azienda della ceramica artistica d’arredamento di altissima qualità, la Grestone (Roccasecca) titolare del brevetto per la produzione degli innovativi sampietrini in gres porcellanato] vengono dunque rilevate da Keda, da poco entrata nel mercato europeo, e si preparano a diventare linee di eccellenza!
Il circolo Legambiente Anagni e l’ufficio scientifico nazionale di Legambiente sottolineano ed evidenziano alcune criticità che devono essere affrontate e chiarite nelle opportune sedi:
OSSERVAZIONI ALLA FASE OPERATIVA
- Saxa Gres propone la produzione di piastrelle per arredo urbano in Gres porcellanato realizzate con un mix di sabbie ed argille (provenienti da cave locali) ed una percentuale di ceneri del 15% sul totale dell’impasto(in sostituzione all’equivalente quantità di argilla) provenienti dal termovalorizzatore di Acea Spa di San Vittore; entrambe le strutture sono site nello stesso territorio. Saxa è costantemente affiancata dall’assistenza tecnica di “SPE Ingegneria Srl e con valutazione del Centro Reatino di Ricerche di Ingegneria per la Tutela e la Valorizzazione dell’ambiente e del territorio (CRITEVAT) della Sapienza Università di Roma e dipartimento di Ingegneria civile ed ambientale Università di Firenze”.
- La sperimentazione, autorizzata dalla Regione Lazio per una durata di tre mesi dalla sua messa in esercizio, è stata prorogata di ulteriori tre mesi per questioni tecniche: le attività operative iniziano nel mese di gennaio 2018 e finiscono nel mese di giugno 2018. Secondo gli accordi autorizzati dalla Regione Lazio (Allegato 1) “durante la fase di sperimentazione l’attività di produzione ordinaria sarà sospesa”.
Tuttavia l’attività di sperimentazione (Report Finale, Allegato 20) non si conclude nel periodo inizialmente previsto (3 mesi) in quanto vi era l’esigenza di rispettare la produzione industriale in atto presso lo stesso impianto. Nello stesso Allegato 20 si fa ulteriormente riferimento al metodo di etichettatura per “distinguere le piastrelle prodotte nella presente Sperimentazione da quelle ottenute con il ciclo produttivo tradizionale, nella fase di smaltatura, precedentemente a quella di cottura”.
Se però l’attività ordinaria di produzione doveva essere sospesa secondo gli accordi della Regione Lazio, verrebbe spontaneo chiedersi quale produzione ordinaria doveva essere rispettata e a quale ciclo produttivo tradizionale abbiano fatto riferimento nella documentazione pubblicata.
- I trattamenti previsti dalla sperimentazione sono processi di demetalizzazione/deferrizzazione e cernita manuale, di macinazione ed atomizzazione e di cottura. Nel “Report Finale, Allegato 20” vengono descritti i processi e le attività operative svolte presso lo stabilimento dai mesi di gennaio 2018 a giugno 2018 (fine delle attività operative) e quindi tutte le operazioni di trattamento, recupero e smaltimento delle scorie provenienti dal termovalorizzatore di RSU. Per la sperimentazione è stato autorizzato l’uso di rifiuti concodici CER 190111* e 190112, attualmente non utilizzati all’interno dello stabilimento e usati sotto forma di ceneri in sostituzione parziale delle argille.
- Il primo trattamento subìto dalle ceneri conferite nell’impianto è quello di maturazione/carbonatazione: un processo di maturazione chimica della scoria che prevede sia un fenomeno di evaporazione che di produzione di eluato dalle scorie.
Analizzando la documentazione pervenuta si nota come sia prevista solo l’impermeabilizzazione della pavimentazione del capannone coperto dove avviene la maturazione e la raccolta dell’eluato in un pozzetto, ma non si accenna ad un sistema di areazione o filtrazione, che in un’area (un capannone coperto) in cui si intende stoccare un prodotto con evidenti componenti chimiche pericolose al suo interno, dovrebbe risultare necessario.
- Le quantità di ceneri che vengono conferite all’impianto per la sperimentazione sono molto ridotte rispetto ad un carico di produzione che si può supporre ordinario, così come anche il tasso evaporazione che ne conseguirebbe. Inoltre, per la sperimentazione, le ceneri (sempre in quantità ridotte rispetto ad un processo tradizionale) sono state disposte su uno strato uniforme sulla pavimentazione.
Sussisterebbero queste stesse condizioni anche in un contesto di produzione ordinaria a livello industriale? Si otterrebbe la stessa maturazione chimica delle ceneri per una produzione di tipo industriale, con le ceneri poste negli stessi spazi –capanno chiuso– e con le stesse condizioni –appianamento delle ceneri sulla superficie della pavimentazione? Influirebbe la quantità maggiorata di ceneri sull’areazione del luogo senza i sistemi di filtrazione dell’aria?
- Saxa autorizza il conferimento di 15 tonnellate di ceneri nell’impianto a fronte delle 60 tonnellate richieste ed autorizzate dalla Regione Lazio: ne utilizza, per la sperimentazione, solo 1800 kg. Inoltre, a seguito dei trattamenti fisici (demetallizzazione, deferrizzazione) delle iniziali 15 tonnellate conferite allo stabilimento la quantità effettiva di materia prima ottenuta è di circa 11500 kg.
Se è appurato, però, che le ceneri usate sono 1800 kg, nella documentazione non vengono fatti riferimenti al destino finale dei restanti circa 9700 kg di materia prima (comunque conferita e trattata nello stesso impianto) in uscita.
Inoltre, nel processo di deferrizzazione/demetallizzazione, è rimosso dalle ceneri tra materiale ferroso, metallico e non ferroso, circa il 23% di materiale. Il destino finale di questo primo prodotto di scarto non è riportato nella documentazione, come invece avviene per le fasi di “macinazione” ed “atomizzazione” in cui si fa chiaro riferimento a scarti da smaltire. Lo smaltimento degli scarti ferrosi, non ferrosi e metallici viene lasciato supporre (con la sola ed unica presenza del materiale di scarto ottenuto e schedato nelle foto n. 8 “deferrizzazione: materiale di scarto da tamburi magnetici”, n.9 “materiale ferroso” di scarto, n.10 “rifiuti di ferro e acciaio” di scarto presenti nell’allegato2 ) ma non viene esplicitamente scritto.
- La fase di cottura e di atomizzazione prevedono l’uso di forni e l’uso di elevate temperature (circa 1300°C per la fase di cottura e 300-400°C per la fase di atomizzazione). Per entrambe le fasi, dunque, sono state effettuate diverse misurazioni provenienti dal camino del forno n°1 delle emissioni in atmosfera di analiti ordinari e di ulteriori (SOx, TOC e metalli pesanti). A Monitorare tali andamenti la Società OSI (Organizzazione Servizi Industriali) Srl, recentemente oggetto di indagine da parte della Dda di Roma.
Particolare rilievo in questa inchiesta ha avuto la figura del direttore-titolare, indagato e contestato per aver dichiarato, attraverso le certificazioni, il falso circa la natura e le caratteristiche chimico-fisiche di alcuni campioni in analisi. I risultati, per di più, si differenziavano e non corrispondevano per uno o più parametri da quanto accertato con Arpa Lazio. Che garanzie a tutela della salute e dei lavoratori oltre che dell’ambiente si possono avere affinché i controlli presso l’impianto corrispondano al vero in tutte le loro fasi?
OSSERVAZIONI ALLA FASE DI ANALISI
- Le analisi di laboratorio per le prove di cessione e per le prove ecotossicologiche vengono affidate dal CRITEVAT a due laboratori: “EcoServizi 2 Srl” di Pescara e “Lab Ambiente e Sicurezza Srl” di Campobasso. I campioni da analizzare vengono inviati nel mese di luglio 2018 e le analisi si protraggono fino ai mesi di agosto e settembre 2018 (in alcuni casi gli esiti fanno riferimento al mese di dicembre 2018, come per l’Allegato 13 “Certificati analisi ecotossicologiche su Zebrafish e relazioni tecniche”. Nello specifico, il laboratorio di analisi “Lab Ambiente e Sicurezza” affida a sua volta l’esecuzione di parte delle analisi al laboratorio “Ecobioqual Srl” ed al laboratorio “Sias Srl”. A sua volta, Sias Srl, non potendo effettuare analisi sulla tossicità acuta su pesci, nello specifico su “Zebrafish”, si affida al laboratorio “LAB Control Srl”.
Chi ha fatto le analisi realmente e che garanzie ci sono sulla qualità e veridicità delle stesse?
- Durante produzione di piastrelle la società OSI Srl effettua analisi e monitoraggi delle emissioni in atmosfera come previsto dal Piano di monitoraggio e controllo relativo all’AIA vigente, integrato con la misurazione di ulteriori analiti tra cui SOx, TOC e metalli pesanti. (punto di emissione monitorato: camino E13, forno n°1)
- La società, come riportato nel sotto paragrafo- 4.1.1.1.1 “Considerazioni sulle capacità di trattamento del processo produttivo” osserva che per le emissioni in atmosfera le concentrazioni dei metalli pesanti in uscita dai forni non superano le concentrazioni limite imposte dalla norma vigente ma, tuttavia,determinano comunque un SOSTANZIALE trasferimento di alcuni dei principali inquinanti (presenti nelle ceneri pretrattate) nel flusso degli offgass atmosferici. (in questo modo nel prodotto finale vi sarà una minore concentrazione di metalli pesanti rispetto alla concentrazione contenuta nelle ceneri ad inizio processo).
- Essendo evidente che l’emissione in atmosfera di inquinanti è reale e consistente (se pure entro i limiti normativi) nello stesso testo la stessa OSI Srl sottolinea il fatto che “lo stesso camino, secondo l’AIA vigente, sarebbe attualmente sprovvisto di filtri a maniche” e che “il processo richiede, necessariamente, l’adozione di sistemi di abbattimento in grado di garantire il rispetto dei limiti alle emissioni sia in termini di concentrazione che di portata massiccia complessiva di tutti gli analiti di interesse”.
Il forno utilizzato per la cottura degli spessorati, dunque, non è sicuramente fornito di camino con filtri a maniche. Ulteriormente non viene mai fatto riferimento ad una qualsiasi apparecchiatura per la filtrazione degli offgas. Se la produzione è destinata ad intensificarsi, l’aumento delle quantità di analiti contenenti inquinanti è destinata ad aumentare anche la produzione di emissioni in atmosfera degli stessi inquinanti contenuti nella matrice.
- si può inoltre osservare che l’evaporazione di alcuni elementi inquinanti, quali i cloruri, il bario ed il piombo sono state determinate dalle alte temperature. Sulla base delle analisi riportate nel “Report finale, Allegato 20”, è emerso che le concentrazioni dei cloruri possiedono valori superiori al limite di norma solamente nelle ceneri nella fase iniziale. La loro concentrazione si ridurrebbe notevolmente nel prodotto finale. Una prima minima riduzione è dovuta al trattamento di demetallizzazione; tuttavia è solo dopo la fase di cottura (circa 1300°C) che le concentrazioni di cloruri nelle piastrelle si riducono notevolmente.
- i cloruri vengono indubbiamente trasferiti tramite processo di evaporazione dalla matrice solida all’atmosfera. Per quanto riguarda le concentrazioni di Bario e Piombo, a causare una consistente riduzione delle loro concentrazioni nel prodotto finale sono le temperature dei processi di atomizzazione (300-400°C).
La struttura degli atomizzatori per le sospensioni ceramiche, generalmente, dovrebbe essere dotata di generatori di aria calda, cicloni e filtri per l’abbattimento delle polveri in uscita, tuttavia né nel testo del documento “Report finale” né negli allegati della documentazione si fa riferimento alla struttura nel suo complesso e al sistema di filtrazione che dovrebbe comporlo.Non sono state effettuate analisi nelle emissioni dei gas in uscita dall’atomizzatore.
- sono state effettuate delle ulteriori analisi per validare i risultati delle prove di cessione: per ogni parametro analizzato è stata calcolata l’incertezza percentuale di misura. Il dato numerico finale riportato in tabella 13 “Prove Cessione- LAB Ambiente e Sicurezza”, tuttavia, risulta però illeggibile.
- Si riporta ciò che è scritto nel testo (paragrafo 4.1.1.1.2 “considerazioni sull’incertezza dei valori misurati nelle prove di cessione”) “dall’analisi dei risultati delle prove di cessione di tabella 13, si può notare che i valori che già superavano nella media il limite di norma, risultano ancora superiori. Per i valori di concentrazione che diversamente risultavano essere inferiori al limite di norma, pur considerando cautelativamente quale valore di lettura il limite superiore determinato dall’incertezza estesa, non si riscontrano superamenti dei corrispondenti limiti normativi. [..]. L’unico valore di concentrazione il quale, sommando anche l’incertezza di misura, risulta superare il limite è quello corrispondente ai cloruri nel campione di materiale trattato.Tale parametro risulta in ogni caso essere presente in concentrazione inferiore al limite di norma in tutti i campioni di impasto e in tutte le piastrelle”.
Nel documento fornito dalla stessa ditta si specifica e valida l’affermazione che la concentrazione dei cloruri risulta più alta prima della cottura.
- secondo quanto autorizzato dal protocollo emesso dalla Regione Lazio, inoltre, sono da effettuarsi sia test di tossicità acuta che test di tossicità cronica su organismi rappresentativi dei diversi livelli trofici (in base a direttiva 2008/98/CE).
- I laboratori ed i tecnici del CRITEVAT hanno però ritenuto sufficiente eseguire per i materiali presi in considerazione esclusivamente le analisi di tossicità acuta sui diversi organismi. Secondo quanto riportato nel Report Finale, il laboratorio Sias Srl “ha potuto analizzare solo n.1 campione per ogni materiale” in quanto i restanti campioni vengono analizzati da “Ecobioqual Srl”.
- Tuttavia, tutta la documentazione che riporta gli esiti ed i certificati analitici del laboratorio Ecobioqual non può essere consultata in quanto risulta non esistere l’Allegato 12 (che nella lettera di presentazione della Saxa alla Regione Lazio viene citato nell’elenco dei documenti come Allegato 12 “Certificati analisi eco-tossicologiche- Laboratorio Ecobioqual SRL”). Oltre a rappresentare la quantità maggiore di dati (analizza tutti i campioni che non analizza il laboratorio Sias, cioè quasi tutti), sulla base di quanto riportato nel Report Finale, le analisi effettuate da Ecobioqual si avvalevano di test aggiuntivi a “diluizione più spinta”. Ossia analisi attraverso cui si può avere “una maggiore comprensione del fenomeno dal punto di vista “cronico” nonché di ottenere informazioni circa la biodisponibilità dei composti metallici scarsamente solubili”.
- I risultati del laboratorio Ecobioqual vengono schematicamente riportati in una tabella riassuntiva all’interno del Report Finale Tabella 19, in cui tra l’altro è visibile l’assenza di alcuni valori (“piastrella 2”, “Piastrella 3”, P_INV_02, P_INV_05, P_INV_07).
La complessità delle analisi e l’esigenza di non prolungare eccessivamente i tempi della sperimentazione hanno reso necessario l’uso di diversi laboratori di analisi, soluzione che tuttavia ha reso molto più complessa la comprensione del testo e la lettura delle analisi eco-tossicologiche. Invece di rendere il dato obiettivo e chiaro è stato creato un disordinato effetto matrioska in cui si ritrovano laboratori delegati da laboratori a loro volta delegati, a scapito della trasparenza verso un pubblico non tecnico come potrebbe essere la cittadinanza.
- Le prove tecniche di durabilità sono state effettuate dal Gruppo BLA Centro di ricerca e Sperimentazione per l’Industria Ceramica”, laboratorio che Saxa Gres è solita consultare per monitorare la qualità dei suoi tradizionali prodotti.
Sarebbe stato auspicabile un controllo di un ente terzo pubblico a garanzia dell’indipendenza del dato fornito.