Troppo spesso dimentichiamo che i nostri anziani costituiscono un patrimonio vivente per l’insegnamento della storia, soprattutto di quella piccola immensa storia della vita quotidiana, di quello sterminato mare anonimo senza il quale non esisterebbe neppure la nave della grande storia, con le sue rivoluzioni, le sue catastrofi, i suoi protagonisti. Ed è proprio questa piccola storia ad aver fatto il suo ingresso discreto ed elegante, il 17 febbraio scorso, nella terza G della scuola media di Acuto, attraverso il sapido racconto della signora Rosa, che dall’alto dei suoi novantaquattro anni, con perfetta lucidità, ha saputo suscitare la curiosità delle alunne e degli alunni su come si viveva ad Acuto ai tempi del fascismo e sotto l’occupazione tedesca.
Attraverso i suoi ricordi di bambina prima e di adolescente poi, la signora Rosa ci ha fatto assaporare l’aroma, ora aspro e tragico, ora profondamente umano ed a tratti perfino divertente, della vita quotidiana in un piccolo paese della Ciociaria. Ci ha raccontato della povertà che costringeva famiglie intere a vivere in un’unica stanza, di come il suo primo vestito fosse stato ricavato da una tenda, della mancanza di servizi igienici nelle case e tanti altri piccoli e gustosi aneddoti. Ha evocato con parole semplici e vive l’esperienza dei bombardamenti, che a distanza sembravano fuochi d’artificio, l’uccisione di un tedesco nelle nostre campagne ed il tentativo di rappresaglia, fallito per un caso fortuito; ci ha parlato dell’aiuto dato ad alcuni ebrei che, se scoperti, sarebbero stati destinati ai campi di sterminio. Raccontandoci anche i gesti di generosità compiuti da alcuni soldati tedeschi a beneficio della popolazione, ci ha ricordato inoltre che la bontà o la cattiveria non dipendono dalla divisa che si indossa, dalla nazione a cui si appartiene, dal colore della propria pelle, e che in ogni popolo ci sono i malvagi e le brave persone. Ci ha infine deliziato con la vivace narrazione del viaggio avventuroso che lei, giovinetta, dovette fare a Veroli per sostenere l’esame che le avrebbe permesso di diventare maestra, ma dove, a infrangere il suo sogno, l’attendeva un arcigno professore, fissato con “La Piccozza” di Pascoli, il quale pretese che la recitasse a memoria. Oggi questa poesia probabilmente non figura più neanche nei testi delle superiori. Ah, questi professori!
I miei ringraziamenti vanno, oltre naturalmente alla signora Rosa, alla prof.ssa Antonella Buono, dirigente scolastico presso l’Istituto comprensivo Fiuggi-Acuto, che ha subito accolto con favore l’iniziativa.
articolo a firma del prof. Giancarlo Torroni