“La sentenza favorevole del Tribunale di Frosinone conclude simbolicamente una fase politica durata 10 anni, avviata nell’estate del 2009 con la sacrosanta protesta contro il famigerato Piano Pinto, che riduceva gli introiti dalle bottiglie prodotte e regalava molti milioni ad una Sangemini già in profonda crisi e assediata dalle banche”: ad affermarlo, in una nota, il consigliere comunale fiuggino Fabrizio Martini, ex primo cittadino e oggi punto di forza del gruppo consiliare Fiuggi Civica.
Per l’ex sindaco, “i 20 milioni di crediti farlocchi, allora riconosciuti dal Comune a Sangemini, hanno pesato come un macigno in questo giudizio, perché non si sono potuti più ridiscutere; il loro azzeramento nasce soltanto dal riconoscimento e dalla compensazione con i danni ingentissimi provocati dallo stesso affittuario, che non pagava il dovuto e bloccava la produzione senza motivo.
La strada – spiega ancora Martini – è stata lunga, tortuosa e irta di difficoltà, create anche spesso da quei compagni di viaggio della Fiuggi Unita che avrebbero dovuto aiutare: una su tutte, la caduta dell’Amministrazione nel momento più critico del contenzioso, quando a marzo 2017 il Consulente Tecnico d’Ufficio aveva redatto un’insensata e svantaggiosa perizia sul dare e avere tra le parti, poi cestinata dal Giudice.
Resta comunque, anche a futura memoria e soprattutto per i catastrofisti di comodo, la sostanza di questo provvedimento:
• Sangemini ci aveva danneggiato realmente ed era quindi giusto farle causa;
• la partita si era già chiusa con i due cautelari ex art. 700 vinti tra il 2011 e il 2012 (il primo per la riapertura dell’imbottigliamento, il secondo per la restituzione degli impianti) ed il Giudice non poteva non decidere in coerenza.
Ora rimane soltanto da recuperare al Comune i 5 milioni di canoni non versati da Sangemini per la licenza del marchio, cosa possibile grazie ad un decreto ingiuntivo ottenuto nel marzo del 2017 e attualmente sospeso.
Voglio quindi esprimere un ringraziamento particolare al Professor Giovanni Arieta, legale dell’azienda, che ha retto saldamento il timone anche nei quattordici mesi dello sbandamento commissariale, contestando già ad aprile 2017 quell’assurda perizia e arrivando perfino a bloccare la parcella al consulente del tribunale nel dicembre 2017: senza queste poderose iniziative, oggi assisteremmo ad un altro finale.
Per il futuro, a cui tutti dobbiamo guardare con fiducia – conclude l’ex primo cittadino – un insegnamento si può trarre da questa vicenda: il gestore privato di una risorsa pubblica, se non è adeguato, si trasforma in un cancro difficilissimo da estirpare. Mi auguro che se ne terrà opportunamente conto, quando – spero presto!!! – verrà definita la nuova procedura di privatizzazione”.