Quelle che stiamo vivendo sono ore cruciali. Ancora non è chiaro se il picco dei contagi da Covid-19 si verificherà tra quattro o più giorni, almeno stando a quanto espresso dagli esperti in materia.
Ciascuno di noi sta compiendo sforzi notevoli: i decreti governativi ci impongono di restare chiusi in casa e null’altro si può fare se non ottemperare a queste misure. Tuttavia, nel nostro Paese c’è stato qualcuno che ha cercato di fare il furbetto, contravvenendo a regole sancite per garantire il benessere di tutti.
E quindi si è visto chi è uscito senza motivo, chi ha preso la macchina e ha percorso venti chilometri per raggiungere una farmacia, chi ha dichiarato il falso pur di fare il proprio comodo.
Si tratta di casi in cui è venuto meno il senso di responsabilità che tutti noi dovremmo avere soprattutto in tali frangenti, una carenza questa che con molta probabilità porterà il governo a varare misure ancor più restrittive in breve tempo. Ha dunque ragione il sindaco di Anagni Daniele Natalia quando, dopo aver annunciato alla popolazione che in città sono ben cinque i casi accertati di Coronavirus, ha affermato di voler essere ricordato come un primo cittadino dal pugno di ferro ma incline a tutelare la salute degli anagnini, il tutto nell’intento di evitare che anche da noi si inizino a piangere i morti. E se è lecito potenziare in queste ore il lavoro dei Carabinieri, della Polizia Locale e della Guardia di Finanza, è necessario anche che ognuno di noi faccia la propria parte. Brevemente: stare a casa, evitare uscite inutili e non formare assembramenti. Certo, fare questo costa perché significa rinunciare alle nostre abitudini, a vedere i nostri amici e le persone che amiamo. Fare questo costa, ma vuoi mettere contribuire a salvare delle vite adottando comportamenti conformi alle regole governative e alle ordinanze varate dai sindaci?
A proposito di sindaci. Sono molti quelli che, in queste settimane, stanno lottando in solitudine contro un mostro invisibile chiamato Coronavirus. Stanno lottando soli perché le politiche di decentramento amministrativo adottate negli anni non si sono realizzate in maniera compiuta e ognuno si arrangia con quel che ha, cioè poca roba. I Comuni, soprattutto quelli più piccoli e siti in zone montane, vivono in uno stato di isolamento perenne e i sindaci che qui operano si scontrano ogni giorno con la penuria di risorse provenienti dall’apparato burocratico centrale, cioè da Roma. La sanità è stata letteralmente saccheggiata, ospedali interi chiusi, sigillati, il diritto alla salute non è stato più ritenuto una priorità ma qualcosa di secondario, un optional.
Nel frattempo, l’economia italiana è al collasso: il turismo è fermo, intere industrie stanno riconvertendo la produzione per creare mascherine e ventilatori da destinare agli ospedali ancora aperti. Cresce solo la grande distribuzione organizzata, con i supermercati che continuano a registrare un boom di presenze.
Ci riprenderemo da tutto questo? E quali saranno i tempi? Impossibile ipotizzarlo ora. Quello che è possibile fare è restare in casa e rispettare le regole che il buonsenso richiede. Per il resto, si vedrà a tempo debito.
Ciascuno quindi faccia la propria parte, diamo prova del fatto che siamo un grande Paese: non lasciamo che in Europa ci prendano ancora in giro per le nostre marachelle. E’ davvero giunto il momento di gridare: Italia, rialzati!
articolo a cura di Angelica Stramazzi