Una vittoria tanto attesa quanto importante quella portata a casa dalle associazioni ambientaliste, una sentenza storica per la provincia di Frosinone.
È quella emessa dal Consiglio di Stato, che ha respinto il ricorso presentata dalla Marangoni Tyre S.p.A. contro l’ordinanza con cui la Regione Lazio aveva introdotto una serie di prescrizioni per regolare il funzionamento del termovalorizzatore di Anagni che – dunque – non potrà bruciare car fluff nell’impianto di Via Anticolana.
La vicenda inizia il 21 aprile 2006 con un accordo di programma tra Marangoni e Ministero per incenerire il car-fluf con sperimentazione da luglio 2007 a agosto 2008. In questo periodo vi fu un incidente che nulla aveva a che fare con l’impianto d’incenerimento, ovvero la fuoriuscita di carbon black che contaminava l’area circostante la fabbrica. In quel contesto l’Asl ufficio veterinario e Arpa effettuarono delle analisi su campioni organici. Proprio Arpa rispose dicendo che le analisi effettuate non davano risultanze preoccupanti perché il carbon black era una sostanza inerte, mentre l’Asl riscontrò la presenza di diossina oltre i limiti di legge. I risultati vennero trasmessi dall’Asl al Comune e l’allora difensore civico avv. Gabriele Lavorgna comunicò i risultati all’avv. Angelo Galanti, allora presidente del comitato di quartiere Osteria della Fontana, che ne fece richiesta. I risultati ovviamente furono allarmanti e quindi vennero messi a disposizione di tutte le associazioni determinandole a creare un’unica regia, in cui venivano pianificate sia iniziative di coinvolgimento sociale che di natura amministrativa. Ben presto si creò un clima di consapevolezza sociale che determinò anche le amministrazioni a fare fronte comune con i cittadini e le associazioni. Sta di fatto che le iniziative messe in atto e i pareri resi in sede di conferenza dei servizi contribuirono al rigetto dell’istanze aziendali, tant’è che il 14 giugno 2010 si teneva la conferenza di servizi decisoria e l’area VIA esprimeva parere negativo. A fondamento del rigetto determinante è stato il cosiddetto “principio di precauzione”, stante la pericolosità dell’iniziativa industriale, la grave compromissione delle matrici ambientali e le carenze progettuali dell’impianto. Il provvedimento di diniego è stato impugnato dall’azienda al Tribunale Amministrativo Regionale che rigettava il ricorso presentato dalla Marangoni e da altri soggetti ad adiuvandum. La sentenza del TAR è stata quindi impugnata al Consiglio di Stato. L’iter giudiziario si è concluso con la sentenza di ieri. “Il risultato – spiega l’avv. Angelo Galanti – rappresenta una vittoria importante per i cittadini di Anagni tutti e per le associazioni locali grazie alle quali si sono accesi i riflettori su una vicenda che stava passando in sordina mettendo a repentaglio la sicurezza degli abitanti della Valle del Sacco. Ora si attende il provvedimento amministrativo sull’inceneritore di gomme, che tarda ad arrivare. Anche l’incenerimento di gomme preoccupa le associazioni tutte e si spera che la Regione Lazio abbia la sensibilità per capire il drammatico contesto in cui insiste un impianto dall’impatto ambientale tutt’altro che trascurabile”.
Tra le associazioni che si sono battute per difendere l’ambiente e la salute di un territorio minacciato dall’attività dell’impianto, che a lungo ha ricoperto di un’inquietante polvere nera l’area circostante, anche CODICI il cui segretario avvocato Giammarco Florenzani ha così commentato la sentenza: “siamo felicissimi per questa notizia: sono state accolte le istanze dei cittadini, che abbiamo rappresentato con forza e decisione. Con questo pronunciamento è stata garantita la tutela ambientale nella provincia di Frosinone e ci auguriamo che sia un segnale, l’inizio di una nuova fase per un territorio martoriato dall’inquinamento”.