Quella che siamo chiamati a vivere è sicuramente una Pasqua anomala rispetto a quelle degli anni passati. Siamo in regime di quarantena, gli spostamenti sono ridotti all’osso e non è consentito raggiungere amici o parenti per un pranzo conviviale o trascorrere del tempo presso le seconde case al mare o in montagna. Questi divieti interessano tutta la popolazione e il territorio nazionale e si spera che ognuno di noi ottemperi a quanto imposto dal governo. Le settimane che si sono concluse sono state settimane intense e al contempo difficili: dapprima i contagi e le morti da Covid-19 in aumento, poi una flessione, poi un leggero calo della curva che indica a che punto siamo con questa epidemia.
Insomma, quella che
stiamo vivendo è una Pasqua anomala, caratterizzata da una fase
prolungata di lockdown, cioè di isolamento che solo dopo il 14
aprile potrà trovare una parziale attenuazione.
Non stiamo
qui ad indicare le attività che potranno riaprire, non è nostro
compito ora. Quello che ci preme sottolineare è che, sebbene questi
giorni di festa siano diversi rispetto al passato, la bontà del
cuore di ognuno di noi dovrebbe rimanere quella di sempre. E quindi
dovrebbe diminuire l’odio, sparire le avversità, annullarsi le
contrapposizioni.
Ma siamo certi che tutto ciò accadrà? Il Paese è profondamente diviso al suo interno e i motivi di divisione sono di differente entità: motivi economici, sociali, di salute. C’è chi sta bene e chi muore solo in un letto di ospedale, chi possiede grandi capitali e chi perisce la fame. Insomma, non siamo tutti uguali. Ma quello che la Pasqua dovrebbe insegnare è che si può tornare sempre a nuova vita: si può risorgere dalle proprie debolezze e miserie quotidiane, senza dimenticare che Cristo resta il centro della nostra esistenza, è Lui il vero Tutto.
Non serve essere fervidi credenti per capire che la nostra vita ha uno scopo solo se viene orientata ad un orizzonte ultimo, ad una finalità che non è materiale ma trascende da ogni cosa. Solo così facendo, anche questa Pasqua anomala avrà un senso: riunire in potenza ciò che è lontano, fasciare i cuori spezzati, portare l’unità dove c’è divisione. Che questo augurio giunga a ciascuno di voi: con sincerità, con amore e con letizia.
articolo a cura di Angelica Stramazzi