La pandemia che ha investito l’Italia ed il mondo è causa di sconvolgimenti e lutti che lasciano segni indelebili nell’ordine dello sviluppo economico e sociale in ogni Paese. Un nuovo ordine tra gli Stati e nuove priorità politiche dovranno farsi strada in un sistema dimostratosi fragile ed artificioso.
Sta ai diversi organi di governo, a chi ha pubbliche responsabilità, ai cittadini di buona volontà portarsi oltre il conto dei danni e cogliere la sfida per ripartire in un nuovo quadro di sviluppo che coniughi benessere economico ed ambiente, sicurezza sociale e qualità della vita.
Da ogni parte si legge, si ascolta: “tutto è cambiato, nulla sarà come prima”. Ed Anagni, certamente, non potrà essere un’eccezione.
Anagni, per non pagare ingenti costi di astrazione rispetto al repentino cambiamento, deve maturare anzitutto consapevolezza che “tutto è cambiato” e che nuove analisi, nuovi modelli e priorità diventano obbligatorie nell’amministrazione della città. Se è vero che dopo ogni crisi sistemica c’è una ripartenza, è altrettanto vero che questa beneficerà prioritariamente chi sarà in grado di capire prima ed interpretare il nuovo superando idee, schemi e pratiche improvvisamente logore.
Anagni necessita, ora quanto mai, di uno straordinario piano di rilancio partendo dal suo prestigio costituito da grande storia millenaria, posizionamento geografico, potenzialità del vasto territorio, servizi, formazione, scuola, arte e cultura di riguardo.
Anagni non è una città qualsiasi.
Anagni ha al suo interno risorse ingenti da poter mettere a reddito e ridisegnare, così, un futuro nuovo con articolato benessere per i cittadini di oggi e di domani. Fondamentale muoversi per tempo e con cognizione, eppoi fare e saper fare in una visione univoca nel settore della cultura, dell’urbanistica, nelle attività produttive come nei servizi e nelle infrastrutture.
Senza voler trascurare la realtà industriale che ha distribuito ricchezza economica per oltre un trentennio, Anagni deve recuperare il suo valore di città storica, culturale, formativa (tre prestigiosi collegi), commerciale, artigianale, terziaria, agricolo alimentare.
Sarà strategico tornare ‘città attrattiva’ con valorizzazione del passato in parallelo a nuova intensità e qualità della vita. Attrattività presuppone il pieno recupero dei caratteri identitari (market branding) in uno con il deciso sviluppo di reti e circuiti tematici, nuova proattività e competitività in uno scenario più esigente di quello crollato sotto l’aggressione della pandemia.
Una scelta, una direzione di sviluppo obbligatoriamente opposta all’automatismo della sopravvivenza nella quotidianità.
Le piccole città che non ripensano il loro futuro, ora più che mai, rischiano di condannarsi al progressivo spopolamento con impoverimento diffuso ed abbandono delle generazioni più dinamiche.
Al governo cittadino è richiesto di essere all’altezza di una sfida assolutamente inedita che travalica approssimazioni, personalismi e click di gradimento social.
Anagni deve saper mettere a reddito la sua ‘materia prima’ (petrolio che non inquina) in chiave di motore di sviluppo di attività economiche dirette, connesse e collaterali. Non si tratta, infatti, di comuni ‘beni economici’ ma di ricchezze identitarie non fruibili in altro luogo; tra esse: il paesaggio, la storia millenaria, l’arte, il centro storico medievale, il vissuto dei suoi personaggi, l’area archeologica in uno con lo storico parco urbano di Piscina di fine Ottocento.
Una ‘materia prima’ che costituisce patrimonio a “costo zero” a disposizione di tutti i cittadini, per ogni attività d’impresa o di servizio nella città e nel territorio.
Obiettivo dovrà essere il saper riempire il carrello di spesa di ogni visitatore/cittadino con molteplicità di prodotti culturali, paesaggistici, emozionali ed esperenziali, tali da caratterizzare anche la percezione di valore di beni commerciali e di consumo che la città deve tornare a produrre/offrire/vendere.
Anagni deve rendersi fruibile a chi sceglie di viverla, visitarla, amarla, promuoverla. Accessibilità, mobilità, sicurezza, verde pubblico e qualità ambientale devono essere elementi primari nel piano di rilancio post pandemia. Una visione qualitativa che affonda radici nel racconto diffuso di una città densa di memorie e restituita alla mobilità delle persone con stringente regolamentazione per le autovetture. Insomma, una città ed un territorio facile da vivere che induce a restare volentieri o a tornare appena possibile.
Solo una città recuperata nei suoi valori peculiari ed organizzata nella fruibilità potrà promuovere con successo le sue potenzialità nei diversi settori del turismo e dell’ospitalità, come pure nel commercio tipico e di prossimità, nell’artigianato, nella valorizzazione urbanistico – ricettiva, nello sviluppo della filiera agro alimentare e dell’offerta enogastronomica.
Una siffatta ripartenza passa anche attraverso nuova attenzione e cura di tutti quei servizi che la propongono e la relazionano al mondo esterno, unico inflessibile mercato della competizione globale e sempre attento ai giudizi ed umori veicolati dai social. In tal senso, accoglienza, esperienza, sensazioni ed emozioni contano non meno dei grandi valori storico monumentali. Un ventaglio di ‘qualità’ da sviluppare tanto nell’approccio ad un museo quanto nell’esplorare un vicolo cittadino, così come nell’offerta gastronomica o in quella commerciale, oppure, solamente, nell’empatia di relazione o nella disponibilità un servizio igienico ‘post pandemia’ a relativa necessità.
Un articolato e coerente salto di qualità si impone, pertanto, all’amministrazione comunale per il rilancio di Anagni a valle di questa terribile crisi da Coronavirus. Una crisi domestica e sistemica che non ha precedenti al di fuori dei due conflitti mondiali.
In alternativa si rischierebbe un impoverimento progressivo che, al di là del grande valore della solidarietà, piomberebbe la città in un assistenzialismo prolungato con effetti di deprecabile marginalizzazione economico e sociale di tante famiglie.
articolo a cura del dott. Nello Di Giulio