In piena emergenza sanitaria per la pandemia del coronavirus, il Consiglio dei Ministri del 20 aprile 2020, vista l’istanza presentata dalla regione Lazio ha deliberato la revoca della propria deliberazione del 7 marzo 2019 concernente l’ampliamento del bacino IV della discarica sita nel territorio del comune di Roccasecca (FR), località Cerreto, e, contestualmente, la nuova autorizzazione all’innalzamento del capping di chiusura del bacino sino alla quota di metri 16,70 lordi, consentendo la prosecuzione nell’esercizio dello stesso sino al 31 dicembre 2020.
Subito dopo la decisione del Consiglio dei Ministri, la Regione ha tenuto una riunione di aggiornamento sulla situazione del “piano rifiuti del Lazio”, annunciando sia la sopraelevazione del IV invaso della discarica di Roccasecca sia l’ampliamento della discarica con l’apertura del V invaso.
Una discarica nei pressi di casa è un bel problema. Non soltanto per il tanfo e le inevitabili preoccupazioni di ordine igienico, ma anche perché potrebbe compromettere la salute dei nostri polmoni: aumentando il rischio di soffrire di patologie respiratorie, anche mortali, e forse più grave, quello di sviluppare un tumore al polmone. È questo l’allarme che arriva da un recente studio del dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale del Lazio, i cui risultati sono stati pubblicati sull’International Journal of Epidemiology.
La ricerca ha esaminato lo stato di salute di circa 200mila persone residenti entro cinque chilometri da nove discariche laziali (Malagrotta, Albano, Guidonia, Bracciano, Colleferro, Civitavecchia, Latina, Viterbo e Roccasecca). I ricercatori hanno valutato l’esposizione dei partecipanti agli inquinanti atmosferici emessi dai rifiuti, utilizzando come riferimento l’acido solfidrico (o H2S, una sostanza prodotta in grandi quantità nella decomposizione anaerobica dei rifiuti organici), e hanno poi monitorato i casi di ospedalizzazione e la mortalità della popolazione in un periodo compreso tra il 1998 e il 2008.
Dalla loro analisi è emerso un legame piuttosto evidente tra discariche e disturbi dell’apparato respiratorio: vivere entro cinque chilometri da uno di questi siti aumenterebbe infatti del 5% il rischio di soffrire di disturbi respiratori, anche tra i bambini, e del 34% quello di sviluppare un tumore ai polmoni. Considerando gli effetti sanitari delle discariche sui polmoni, autorizzare nuove discariche in tempi di coronavirus è un atto criminale.
Nella lotta contro il coronavirus ci sono individui che corrono rischi maggiori rispetto ad altri. Sono quelli che hanno patologie pregresse o un sistema immunitario compromesso per via di cure e terapie specifiche, come nel caso dei pazienti oncologici.
Secondo i Centers for Disease Control and Prevention, (i Centri americani per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie degli Stati Uniti) si tratta di persone che soffrono di specifiche patologie come le malattie cardiache, il diabete, le malattie polmonari, ma possono aggiungersi anche certe malattie psichiatriche invalidanti come la depressione e l’ansia patologica.
Le persone con malattie respiratorie croniche, causate anche dalla vicinanza alle discariche, devono essere particolarmente vigili riguardo al coronavirus perché una delle possibili complicanze è la polmonite e nei pazienti che hanno già una malattia respiratoria cronica, può essere letale.
Invece di difendere un vecchio sistema di gestione dei rifiuti basato su “monopoli” a livello provinciale (Manlio Cerroni su Roma-Albano-Guidonia, RIDA Ambiente di Fabio Altissimi su Latina, MAD di Walter Lozza su Frosinone, ECOLOGIA VITERBO srl su Viterbo), la Regione Lazio di Zingaretti dovrebbe lavorare per raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata posti dal governo e dalle direttive comunitarie, commissariando la gestione dei rifiuti nei comuni che hanno fallito (Roma e tantissimi altri).
nota stampa a cura del Partito Comunista di Frosinone