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    Home » Dagli antibiotici ai pesticidi, nel dossier di Legambiente la chimica che inquina il 60% dei fiumi e dei laghi italiani. Nel mirino dell’associazione ambientalista anche la grave situazione della Valle del Sacco
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    Dagli antibiotici ai pesticidi, nel dossier di Legambiente la chimica che inquina il 60% dei fiumi e dei laghi italiani. Nel mirino dell’associazione ambientalista anche la grave situazione della Valle del Sacco

    4 Giugno 20203 Mins Read
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    19 luglio 2005: in questa data è stata scritta una delle pagine più tristi della storia della Valle del Sacco: una ventina di vacche che si erano abbeverate al Rio Mola Santa Maria (affluente del fiume Sacco) morirono subito dopo a causa della enorme quantità di veleno sversata poco prima da un'azienda del luogo
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    Il 60% dei fiumi e dei laghi italiani sono contaminati da inquinanti derivanti da scarichi industriali; il dato – di per sé allarmante – emerge dal nuovo dossier di Legambiente “H₂O – la chimica che inquina l’acqua“, lanciato alla vigilia della Giornata mondiale dell’Ambiente in programma per domani, venerdì 5 giugno, e qui disponibile in formato .pdf.

    Ad avvelenare le acque del nostro Belpaese, comunque, non sarebbero solo opifici ed aziende ma anche l’atteggiamento irresponsabile dei singoli cittadini che attraverso il conferimento sbagliato dei rifiuti e l’utilizzo sconsiderato di plastiche contribuiscono sistematicamente ad inquinare l’ambiente. Dai pesticidi agli antibiotici, dalle microplastiche fino alle creme solari, molte – infatti – sono le sostanze e i composti chimici usati ogni giorno che inquinano anche il mare lungo le coste e le falde sotterranee.

    Nel dossier, Legambiente fa il punto sulle sostanze inquinanti immesse nei corpi idrici, con numeri, dati e raccogliendo 46 storie di ordinaria follia sull’inquinamento industriale delle acque in Italia.

    “È urgente realizzare e portare a termine le bonifiche nei siti inquinati del nostro Paese, poiché messe in sicurezza di emergenza, confinamenti e barriere idrauliche non bastano più – si legge nel dossier di Legambiente che cita anche la Valle del Sacco – bisogna investire economicamente, tecnicamente e politicamente per far sì che ai territori vengano restituiti acque, falde, suoli e sedimenti decontaminati per poter ripartire con un nuovo modello di sviluppo”.

    la dott.ssa Rita Ambrosino, presidente del Circolo di Legambiente Anagni

    All’appello di Legambiente – che invita tutti i privati cittadini a segnalare scarichi sospetti e le situazioni a rischio – ha aderito anche il circolo di Anagni, presieduto dalla dott.ssa Rita Ambrosino che spiega: “il fiume Sacco non è gravato solo dalla presenza del suo inquinante “storico”, il beta-HCH, residuo della lavorazione del Lindano. Sono decine gli scarichi abusivi che finiscono nelle sue acque. Ricordiamo tutti nel 2018 le immagini in TV del fiume ricoperto da una spessa coltre di schiuma: fu un esposto di Legambiente Lazio a far partire le indagini che portarono all’individuazione dei colpevoli. I cittadini possono farsi parte attiva nel segnalare scarichi anomali, sversamenti, macchie e schiume: noi li invitiamo a farlo.

    Le segnalazioni – aggiunge Rita – potranno essere effettuate rivolgendosi direttamente al nostro circolo, via email a legambiente.anagni[@]gmail.com, oppure inviando una mail all’indirizzo dell‘Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità della nostra associazione: onal[@]legambiente.it.

    Occorrerà indicare il luogo, la data e l’ora dell’avvistamento di chiazze, schiuma o liquami sospetti, accompagnati da foto e/o video per consentire una prima valutazione dei casi e procedere a un eventuale esposto da parte di Legambiente, che si avvarrà della rete legale dei suoi Centri di azione giuridica”.

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