Il lunedì della Pentecoste, quando la chiesa di rito romano festeggia la“Beata Vergine Maria Madre della Chiesa”, istituita da papa Francesco nel 2018, a Piglio, invece, come da tradizione, il vescovo diocesano mons. Lorenzo Loppa ha concelebrato insieme al parroco don Gianni, a P. Angelo Di Giorgio e al diacono frate Lazzaro Longhi, alle ore 11.00 una Santa Messa nella Collegiata Santa Maria Assunta, alla presenza delle autorità civili e militari, dei rappresentanti delle numerose Associazioni locali, delle tre confraternite e dei Templari.
La santa Messa è stata trasmessa in diretta sulla pagina Facebook del mensile diocesano “Anagni-Alatri Uno”, sul canale Youtube della diocesi e su Teleuniverso al canale 16.
Al termine della Santa Messa tutte le campane delle chiese di Piglio hanno suonato a festa
La presenza di Mons. Loppa è sempre un evento che richiama tutti alla fede, alla testimonianza, alla gioia di appartenere a Gesù ed alla sua Chiesa, per diventare continuamente veri credenti che amano, comprendono e vivono il Vangelo.
Le origini storiche della profonda venerazione a Maria risalgono a qualche secolo addietro, quando la popolazione pigliese, per intercessione della Madre Santissima detta delle Rose, fu liberata dalla peste.
Il popolo, per gratitudine dell’ottenuto beneficio, proclamò la Madonna delle Rose compatrona di Piglio.
Il miracolo ebbe luogo il 30 Ottobre del 1656, in una cappellina fuori le mura di Piglio, dove, successivamente, è sorto il Santuario mariano come ringraziamento per la “salvezza del popolo pigliese”.
Per la cronaca il Santuario, dopo tre mesi di forzata chiusura a causa del coronavirus,è stato riaperto il 1° e 2 Giugno alla popolazione che numerosissima ha reso omaggio alle due sacre immagini della Madonna delle Rose ivi conservate, pregando per la fine di questa “pandemia” che è riuscita ad annullare le due processioni della Madonna delle Rose, proprio nel mese mariano: quella notturna del 29 Maggio e quella diurna del 1° Giugno alle quali partecipa tanta gente che viene anche dai paese limitrofi, ma la fede del popolo pigliese verso la sua Compatrona è rimasta salda, immutabile e profonda come avvenne per la pestilenza del 1656 che riuscì a dimezzare la popolazione.
articolo a cura di Giorgio Alessandro Pacetti