La Segretaria Territoriale Anita Tarquini ha reso visita a due produttori di vino, una delle eccellenze dell’economia locale, raccogliendo le loro testimonianze: “vendita di vino ferma al palo, agriturismo con prenotazioni a rilento, mentre il lavoro nelle vigne va avanti ed i costi aumentano”.
È questa la fotografia scattata dal Direttore Generale della Cantina Sociale del Cesanese del Piglio Stefano Matturro all’indomani del lockdowm che ha penalizzato l’economia in maniera pesante.
Il centro della produzione vinicola raccoglie l’uva di circa 30 piccoli proprietari di vigne e vinifica per 7 aziende: “la vendita di vino è ferma a Marzo – spiega Matturro – e per due mesi e mezzi abbiamo incassato 0 euro dal circuito ho.re.ca, quello locale degli hotel, ristoranti, bar e pub, vendendo qualche bottiglia solo sulla grande distribuzione. Dal web abbiamo raccolto davvero le briciole e dunque le perdite sono state pesanti.
D’altro canto non abbiamo potuto fermare la lavorazione nei campi per salvaguardare le vigne e non compromettere anche la futura stagione vitivinicola, costretti dunque ad affrontare i costi di sempre, con l’aggravio di dover acquistare i dispositivi di protezione individuale per tutti i nostri dipendenti”.
Questi ultimi, sono stati posti in cassaintegrazione: “Siamo stati costretti a lasciare a casa i collaboratori richiamandoli solo in alcune giornate”. Poche prenotazioni anche per l’agriturismo: “La ripresa va a rilento, la gente al momento sembra non aver voglia di uscire e spendere soldi. L’auspicio è che l’agriturismo in estate possa diventare meta ambita ma non ne sono sicuro. Per sanificare gli ambienti abbiamo dovuto affrontare spese che sono andate oltre il budget di 2500 messo a disposizione del governo”.
Molto simile la situazione descritta dall’azienda vitivinicola di Pescosolido guidata dal giovane imprenditore Danilo Scenna: “lavorando principalmente nel settore Ho.re.ca. – sottolinea – abbiamo dovuto registrare l’annullamento degli ordini da parte delle attività di ristorazione e somministrazione. Due mesi di mancate vendite e anche di riscossione dei crediti dei mesi precedenti, incasso di fatture di gennaio e febbraio che, allo stesso modo, sono slittate”.
L’unica nota positiva è arrivata dall’export: “Fortunatamente dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra hanno continuato ad ordinare seppur in maniera minore e ciò ci ha consentito di avere un po’ di ossigeno. Non sono mancate le difficoltà soprattutto nella logistica perché i tempi di consegna si sono dilatati molto”.
A rilento la ripartenza dopo la fase d’emergenza: “Siamo ancora distanti dal ritorno al pieno ritmo. Alcuni ristoranti hanno riaperto ma avendo scorte dentro preferiscono smaltirle prima di procedere a nuovi ordini. Avremmo avuto bisogno di finanziamenti a fondo perduto che non sono stati previsti, dunque non ci resta che stringere i denti ed andare avanti”.