Una polveriera pronta ad esplodere con conseguenze economiche e finanziarie disastrose per i Comuni aderenti e, neanche a dirlo, per i loro cittadini “vittime” finali costretti a pagare di tasca propria, ove la situazione dovesse precipitare.
L’Unione Cinquecittà, fondata per creare una gestione associata dei servizi comunali, con conseguente importante risparmio da parte degli Enti, oggi è “sotto lo schiaffo” della società che si occupa del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti per i Comuni di Aquino, Colle San Magno e Piedimonte.
Qualora, infatti, la stessa società che oggi, peraltro, opera in regime di proroga per contratto scaduto ad ottobre 2019 e in attesa del bando di gara per il nuovo affidamento del servizio, decidesse di richiedere, peraltro legittimamente, all’Organismo intercomunale il rientro immediato di questa esposizione debitoria, risultando tali debiti certi, liquidi ed esigibili e di cui circa 800mila euro risalenti addirittura al 2016, 2017 e 2018, l’Unione Cinquecittà salterebbe in aria.
Ma il paradosso di tutta questa vicenda, senza voler fare insinuazioni di sorta, sta anche nel fatto che se questa società dovesse partecipare al nuovo bando di gara, come è naturale che sia, lo farebbe quale creditrice dell’Unione, evidentemente in una “posizione di forza”.
V’è da chiedersi, infatti, cosa accadrà se all’esito delle procedure competitive previste dalla legge detta società non dovesse aggiudicarsi l’appalto con la definitiva conclusione del rapporto contrattuale con l’Unione?
Anche senza sfera magica è facile intuire che la stessa chiederebbe immediatamente il pagamento dei debiti pregressi insoluti, con un piccolo particolare che, a conti fatti, calcolando gli interessi previsti all’8 per cento, l’Organismo intercomunale si troverebbe a doverle corrispondere una cifra pari alla sorte capitale, maggiorata di qualche centinaio di migliaia di euro di interessi.
Questo quanto denunciato nel corso del consiglio intercomunale da parte dei consiglieri di minoranza di “Patto per il Territorio”, Antonio Abbate, Fausto Tomassi, Ermelinda Costa e Tina Vitale, non presente all’assise ma in perfetta sintonia con il gruppo i quali hanno rimarcato, a questo punto, l’inadeguatezza dell’azione politica della maggioranza assolutamente contraria ai principi che ne avevano ispirato la creazione.
“Già in passato – hanno dichiarato gli esponenti di Patto per il Territorio – avevamo denunciato la non convenienza per i singoli Comuni della partecipazione ad una Unione di comuni che in buona sostanza si occupa solo della raccolta differenziata. L’Unione o diventa, nel rispetto della legge e dello Statuto, quello che dovrebbe essere oppure non è ed è meglio uscirne. Questa Unione non arreca alcuna utilità ai Comuni che ne fanno parte ed ai suoi cittadini. Questa Unione serve ai sindaci dei singoli Comuni a mantenere le proprie rendite di posizione politiche attraverso la gestione, per esempio, dei bandi per i servizi civili ovvero, come si evince dalla critica situazione finanziaria dell’Ente sopradescritta, a coprire le magagne contabili interne, facendo indebitare l’Organismo intercomunale.
“A questo punto – hanno concluso gli esponenti di Patto per il Territorio – ci rivolgeremo direttamente alle autorità di controllo perché si faccia chiarezza sulla legittimità della gestione e sulla sussistenza di eventuali responsabilità.
Per ora, a nome dei cittadini dei singoli Comuni che fanno parte dell’Unione, diciamo grazie a chi l’ha ridotta nelle condizioni in cui si trova con la promessa però che, semmai ci sarà “un conto da pagare” per le scelte scellerate operate saranno i diretti responsabili a pagare”.