Ieri mattina – mercoledì 5 agosto – i lavoratori si sono dati appuntamento davanti ai cancelli del loro stabilimento per richiamare l’attenzione sulla loro vertenza, finora rimasta inascoltata dallo scorso 20 giugno, giorno della chiusura dello stabilimento per fallimento.
Tutto ciò nonostante lo scorso anno l’azienda abbia consolidato una crescita del fatturato di circa il 18 % ad opera dell’ultimo periodo dell’anno.
In gennaio 2020 ha conseguito una crescita del fatturato del 40 %; a febbraio 2020 ha conseguito una crescita di oltre il 54 %; in marzo 2020 avrebbe traguardato una crescita del fatturato di oltre 65 %, però bloccata dall’evento Corona virus; in maggio ha consolidato la crescita del fatturato del + 50 %.
A giugno ha consolidato la crescita del fatturato di circa + 125 % alla data di sabato 20 giugno – ultimo giorno di produzione – mentre avrebbe traguardato una crescita di oltre + 175 %; inoltre avrebbe proceduto alla assunzione di almeno quattro unità per conseguire lo sviluppo previsto dal Piano Industriale presentato a supporto della ristrutturazione del debito.
Da lunedì 22 giugno, la produzione è ferma e i dipendenti sono fuori dell’azienda, rischiando di perdere il posto di lavoro difeso dal 2007, anno in cui si verificò un grave incidente nel quale perse la vita un giovane lavoratore anagnino.
I prodotti sul piazzale sono terminati, stante la ingente richiesta da parte della clientela e pertanto dal 25 giugno le vendite sono bloccate.
Italgasbeton farà ricorso contro la sentenza di fallimento, ma è vero che il ricorso avrà i suoi tempi mentre è certo che il fermo di produzione condanna di fatto la società in meno di 10/15 giorni.
“È una situazione inaccettabile quella relativa ai dipendenti della Italgas Beton. Lo stato non può e non deve lasciare i dipendenti di un azienda dichiarata fallita senza lavoro, senza stipendi e senza un ammortizzatore sociale. Il tutto nel momento in cui l’azienda aveva mercato del prodotto in evidente crescita con prospettive di nuove assunzioni concordate con il Sindacato. È un paradosso perverso che non danneggia solo i lavoratori e lavoratrici ma anche il PIL del nostro Paese. Abbiamo inviato una richiesta d’incontro al Ministero del Lavoro e Mise. Ad oggi nessuna convocazione. Abbiamo richiesto un incontro alla Regione Lazio e domani (oggi, per chi legge – ndr) alle ore 10:00 è in programma una video conferenza con l’Assessorato al Lavoro per richiedere l’intervento di un ammortizzatore sociale“.