Di seguito riportiamo integralmente e senza modifiche le parole pronunciate dal consigliere Davide Salvati nel corso della seduta di consiglio comunale che si è tenuta questa mattina a nome dell’amministrazione comunale in risposta alle critiche sul Festival “CulturaIdentità” che si è tenuto nei giorni scorsi ad Anagni:
Signor Presidente, signor Sindaco,
nel corso degli ultimi giorni l’Amministrazione Comunale è stata oggetto di attacchi e critiche particolarmente pesanti da parte delle forze di minoranza e dei loro simpatizzanti relativamente ai contenuti espressi dagli ospiti del Festival CulturaIdentità promosso dall’omonima associazione.
L’Amministrazione Comunale, che mi onoro di rappresentare in questo consesso, ha ritenuto opportuno rispondere ad alcune delle accuse mosse nel luogo deputato al confronto democratico cittadino, nella sala che, e forse non a caso, prende il nome della Ragione.
Ed è proprio di ragione che vorrei parlare, quella ragione e quella giustizia trascendente di cui i progressisti, non ultimi i miei dirimpettai delle minoranze di sinistra e centro-sinistra ed i loro sostenitori, si sentono ammantati.
Per quanto possano essere state non condivise, le affermazioni dei professori Meluzzi e Fusaro restano comunque opinioni, soggette magari a critica – come è giusto che sia nel gioco democratico – ma non a censura, tantomeno preventiva come quella che il segretario cittadino del PD ha tentato di portare avanti, recidivo per di più dopo quella di febbraio con il dottor Mastrangelo relativamente al convegno sulla questione del confine orientale.
La figura del “contestatore solitario”, quasi un giustiziere della notte verrebbe da dire, è stata santificata da certa stampa e da certi nomi noti del progressismo anagnino – che nemmeno erano presenti all’evento – come una manifestazione di libertà di pensiero quando si è trattato, in verità, di una scomposta provocazione. Si è parlato di “psichiatri corrotti”, di ignoranza, non si è entrati nel merito; non sono delle grida che fanno il pensiero democratico, semmai, lo annichiliscono. E se la maggioranza dei presenti non ha condiviso le esternazioni del “contestatore” non è perché ci si trovasse di fronte ad una massa di oscurantisti e cripto-fascisti (come qualcuno comunque ha voluto far credere) ma a persone desiderose di ascoltare punti di vista sicuramente fuori dal coro ma non per forza da condividere. Le opinioni pubbliche ed individuali si costruiscono anche così, ascoltando quelle altrui.
Del resto non ho visto nessuno di questi campioni della libertà e del politicamente corretto indignarsi e mobilitarsi quando gli assessori donne della nostra Amministrazione sono state oggetto di vergognosi e violenti attacchi sessisti – e parliamo di qualche giorno fa, non di un secolo fa – ma è chiaro che faccia molta più audience sostenere chi interrompe una manifestazione di carattere nazionale.
Se passiamo ad analizzare i contenuti degli interventi del Festival si nota un certo interesse per le questioni etiche e per le “leggi naturali”. Esistono eccome valori non negoziabili che servono ad avere riferimenti in una vita caotica ma non per questo denotano intolleranza. Intolleranti sono invece coloro che, sull’onda del chiacchiericcio spinto dei social, si dichiarano “non interessati” ai contenuti del dibattito ma giudicano a prescindere anche le “parole non dette” prima ancora di quelle dette. Un vero e proprio processo alle intenzioni ed alle idee.
Sarebbe infatti folle negare l’importanza di una riflessione su detti temi nel mondo di oggi che è in rapida evoluzione e che ci pone dinanzi a sfide nuove ed orizzonti che nemmeno i più grandi visionari del secolo scorso avrebbero potuto immaginare. La tecnoscienza ed il conseguente abbattimento della “barriera tecnologica”, nonché un radicale cambiamento negli usi e nei costumi delle società occidentali, hanno posto all’ordine del giorno, anche per i pensatori cattolici, o comunque cristiani in genere, riflessioni di questo tipo. Espungerle d’autorità dal dibattito perché magari non in linea con le idee di chi, a torto, si ritiene maggioranza non è possibile né normale, se non attraverso artifici giuridici dal sapore antidemocratico e persecutorio come il DDL Zan in discussione in questi giorni e che, immagino, pochi dei paladini del pensiero libero-arcobaleno anagnini abbiano letto a fondo.
Non da ultimo, l’Arcigay Frosinone, l’associazione che ha promosso una futura iniziativa LGBT nella nostra città, ritiene addirittura che quanto contenuto nel testo del DDL Zan non sia ancora sufficiente. Cioè gli stessi che sostengono la massima espansione delle libertà individuali in sostanza sono anche i principali sponsor d’una visione radicale e giustizialista che porta dritta alla istituzionalizzazione d’un aberrante “reato d’opinione”.
Parlare di legge naturale e dichiarare, come Chesterton, che ad andare troppo oltre ci sia il rischio di dover sguainare una spada per affermare che le foglie sono verdi d’estate e che 2+2 fa 4 o che l’essere donne e uomini sia una questione biologica indipendente dalla sessualità, non è una assurdità né una sequela di assiomi oscurantisti ma la pura realtà dei fatti. Le statue abbattute sulla base di falsità storiche o di odio auto-indotto per la propria cultura e storia (giusta o sbagliata che sia qui poco interessa), l’affermazione della LINES secondo cui anche gli uomini avrebbero il ciclo mestruale, l’idea secondo cui la pedofilia sia un istinto sessuale “normale” sono proprio quegli episodi spiacevoli, figli del relativismo culturale, a cui vorremmo mettere un freno nel nome di quella – per citare il libro di Quagliariello e Ruini – “altra libertà” che è libera proprio perché si autopone dei limiti ed ha il suo corrispettivo politico nella democrazia e non nella disordinata oclocrazia dei costumi.
A tal proposito sono disponibili i video integrali della serata che, a scanso di foto “tattiche”, insinuazioni, falsi resoconti, e frasi ridette per “sentito dire”, vi invito a visionare per farvi un’idea dei contenuti trattati. Quelli veri, non quelli artatamente riportati e ricommentati dai benpensanti paesani ed anche da qualche profilo fake specializzato in denigrazione. Persone convinte che davvero esista quell’abominio storiografico del fascismo eterno di Umberto Eco e che alle sue categorie riconducono ogni accadimento ed ogni opinione e/o pensiero che non sia il loro.
Nessuno di noi seduto a questi banchi ha mai avuto intenzione di bruciare libri in pubblica piazza, rinnovare la caccia alle streghe o, addirittura come ha affermato il consigliere Fioramonti, bruciare le persone. Quelli non siamo noi. Anzi, per difendere le nostre convinzioni e per garantire quelle altrui siamo anche disposti a prenderci gli “sputi in faccia” che qualche anima bella anagnina ha evocato nei nostri confronti spingendo Fioramonti, in pieno delirio da processo di Norimberga, a piazzare sotto a quel post il suo like di approvazione. Dunque consigliere Fioramonti si alzi, si faccia braccio armato del progressismo anagnino e sputi in faccia ad ognuno di noi ed a qualche suo collega di minoranza, mostri di essere coerente con sé stesso e con i valori che difende!
Così come invito tutti gli esponenti della “vera cultura” anagnina a non mettersi più in fila di fronte alla porta dell’Assessore alla Cultura a chiedere contributi economici. Se si vuole essere coerenti non si richiedono fondi a chi rappresenta l’anticultura. Giusto qualche giorno fa leggevo ed ascoltavo queste persone dire che l’Amministrazione Comunale di cui mi onoro di far parte non abbia idea di cosa sia la cultura. Eppure abbiamo sempre aperto la porta anche a chi affermava ciò senza battere ciglio, abbiamo sempre concesso i fondi richiesti, abbiamo sostenuto per quanto nei nostri mezzi quegli spettacoli e quelle manifestazioni. Una Amministrazione tollerante, aperta, felice di collaborare allo sviluppo culturale della città che però viene mal tollerata, bistrattata e guardata dall’alto in basso da chi non sale sul palco scenico senza avere prima le tasche piene di soldi pubblici elargiti proprio dai “medievali” uomini di Natalia. Non è differenza d’opinioni su questo o quel problema della città, è odio aprioristico, è giudizio negativo ex ante e non ex post.
Qualcuno ci ha anche suggerito di chiudere la porta in faccia a chi, pubblicamente, non perde occasione per lanciare attacchi gratuiti. Noi abbiamo sempre ascoltato e sostenuto tutti perché siamo donne e uomini liberi, perché riteniamo che la cultura non abbia colore e perché tutto ciò che può arricchire la personalità e stimolare il dibattito troverà sempre spazio tra le mura della nostra città.
Se il dibattito politico cittadino scade in questo modo non è certo per colpa della maggioranza ma di una minoranza che, a fronte d’una buona capacità di mobilitazione virtuale attraverso la disinformazione, non è comunque in grado di entrare nel merito degli argomenti. Già sulle questioni prettamente locali i progressisti sono chiusi al dialogo, sui grandi temi la solita censura mentale, il solito manicheismo, il solito antifascismo, il solito buonismo ed il solito moralismo peloso un tanto al chilo fanno il resto.
Qualche “libero pensatore” a poche ore dall’inizio del Festival di CulturaIdentità aveva ironicamente chiesto con cosa la parola facesse rima, mi sento di rispondere con convinzione che faccia rima con Libertà, quella vera e non quella carnascialesca che permette di fare quel che si vuole ma non di fare quel che si deve.
Visto che a qualcuno tanto piace il latino, concludo con un brocardo tra i più famosi: “rebus sic stantibus”. Non ho altro da aggiungere sul tema ma abbiamo ritenuto che fosse doveroso mettere dinanzi alle proprie contraddizioni i tanti cavalieri senza macchia della sinistra anagnina.