Sabato 4 ottobre, ad Anagni, diverse realtà sociali locali hanno fatto sentire la loro voce a favore del miglioramento di un territorio, il nostro, ampiamente inquinato e degradato, richiamando a una maggiore consapevolezza e presa di coscienza.
Sollecitati stavolta da cattolici, ortodossi e valdesi, che insieme hanno invitato a ricordare l’importanza della salvaguardia del pianeta. Non è una novità. E’ noto infatti quanto le Chiese siano sensibili a questo argomento. Da anni il Patriarca ortodosso di Costantinopoli Bartolomeo I, seguito poi da papa Francesco (come non ricordare la sua lettera Laudato si’?), insieme al mondo evangelico, hanno chiamato il periodo dal 1° settembre al 4 ottobre “il tempo del creato”, vissuto con diverse iniziative in tutto il mondo.
Significativo è stato questo momento – nonostante e con la massima attenzione per il covid – celebrato, per così dire, insieme da cristiani che vedono il pianeta come “creatura di Dio” e rappresentanti del mondo civile, dato che tutti vi siamo dentro e ne facciamo indissolubilmente parte. In ogni caso, come la situazione attuale ci dimostra, c’è un legame sostanziale di ogni cosa con ogni cosa, e il bene di ognuno non può essere se non con il bene dell’altro, mentre il problema di uno diventa il problema di tutti.
Il vescovo mons, Lorenzo Loppa ha parlato di’sobrietà’, effetto di una maturità umana a cui tutti siamo chiamati e che significa rapporto filiale con Dio, rapporto fraterno con tutti nutrito di attenzione e pazienza – presupposti di una nuova cittadinanza ambientale – e infine custodia e cura del creato, cominciando dalle piccole singole azioni quotidiane primo contributo per arrivare a una trasformazione dell’ambiente.
Senso del limite, sottolineava padre Florentin, sacerdote ortodosso ad Alatri, (“la pandemia ci ha ridimensionato la nostra certezza di poter ‘controllare’ il mondo”) e attenzione al nostro rapporto con l’ambiente.
Massimo Aquilante, pastore della comunità valdese di Colleferro, Ferentino e Anagni, ha coniugato il termine ‘giustizia’ intesa come ‘relazione’, connessione di tutto con tutto, rapporto, circolarità. Di nuovo è risuonata la parola ‘limite’, anzi, la ‘cultura del limite’ da valorizzare addirittura perché, se assunto responsabilmente come dato di fatto, ci spinge a trovare soluzioni concrete. Al contrario, la falsa giustizia è arroganza, presunzione e alibi per continuare a fare scelte poco responsabili.
E di esempi di responsabilità e impegno concreto ne hanno portato le associazioni presenti il cui lavoro vale la pena conoscere e sostenere.
Oltre a Legambiente, presente con Chiara Marinelli, all’avvocato Galanti, e alla prof.ssa Anna Natalia di Anagni Viva che ha sottolineato l’importanza delle sinergie tra singoli e associazioni, significativo il contributo del dott. Antonio Necci dell’Associazione Medici di famiglia e dell’ambiente. Un gruppo di medici che – a titolo assolutamente volontario, non come esperti di ecologia ma per le loro competenze specifiche – hanno elaborato un progetto di studio epidemiologico delle patologie esistenti sui territori, causate in gran parte dalla situazione ambientale, e approvato dalla Regione nel 2017. Purtroppo diverse le difficoltà sul piano politico, ma hanno iniziato ad attuarlo intanto nella zona di Anagni, dove hanno trovato accoglienza, con la speranza di poterlo in seguito esportare altrove.
Si tratta del monitoraggio dell’aria, (attivato attualmente anche a Ferentino e Frosinone) per il quale Anagni è divenuta capofila. Quindici centraline sono installate al centro città, all’Osteria della Fontana e in vari punti periferici (vedi sito www.ampler.com). A breve inizierà uno studio autonomo di una ventina di patologie (asma, malattie polmonari, tumori…ma anche Alzheimer e demenza senile) e si progettano seminari nelle scuole per sensibilizzare i giovani.
Dei giovani ha parlato anche Ciuffarella, presidente della CIVIS di Ferentino, e dell’esperienza portata avanti per un anno da un gruppetto di ventenni con il monitoraggio delle condizioni delle abitazioni civili, uno sportello di aiuto per piccoli artigiani, e soprattutto momenti di informazione in numerose scuole. Sorprendente l’interesse suscitato nei ragazzi, che conferma la speranza nelle risorse dei giovani che, di fronte a proposte di valore, non sono insensibili ma pronti a mettersi in gioco e a volare alto.
Ma tutto ciò – è stato fortemente sottolineato – non basta. La base certo è prima di tutto il cambiamento personale di ciascuno con le proprie scelte di vita, ma occorrono anche sinergie a tutti i livelli e spinte dal basso per sollecitare regole ben precise, sane scelte politiche a salvaguardia dei territori (la politica ha bisogno della contributo dei cittadini e viceversa).
E infine ci si augura uno sguardo più ampio e collaborativo anche tra città perché, ad esempio, se in un paese c’è una discarica problematica, poi se ne apriranno anche in altri paesi…
articolo e foto a cura della prof.ssa Grazia Passa, membro Ufficio Diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso