Senza dover andare troppo indietro nel tempo, una elezione importante come quella relativa alla presidenza ed alla direzione generale della nuova Camera di Commercio unificata di Latina e Frosinone avrebbe animato un ampio dibattito anche nella politica e nella stampa locali.
Invece poco o nulla si è detto prima, durante e subito dopo l’assemblea che ha visto trionfare – per molti osservatori disattenti anche in modo inaspettato – il presidente di Confcommercio Lazio Sud Giovanni Acampora, nuovo presidente della Camera di Commercio Latina-Frosinone contro l’ultimo presidente della Camera di Commercio di Frosinone Marcello Pigliacelli.
Come è stato scritto sul blog alessiporcu.it, “[…] con Giovanni Acampora ancora una volta la provincia di Latina si è dimostrata più forte, compatta e “pesante” di quella di Frosinone. Dietro alla costituzione della maxi-Camera di Commercio (che diventa l’ottava d’Italia per peso ed importanza) si nasconde l’ennesima – annunciata – sconfitta per la Ciociaria che oggi, più che mai, influirà sui piani di sviluppo territoriale. Ogni volta che si parla di “macroarea” Frosinone-Latina per qualche servizio essenziale o organo rappresentativo fondamentale, si cela da anni un danno cui la classe politica ciociara non ha la minima intenzione di porre rimedio.
Le statistiche ed i dati – anche di fronte all’emergenza Covid – confermavano che il sistema produttivo-industriale del Frusinate non solo aveva le capacità e la forza per internazionalizzarsi, ma che, anzi, costituiva una punta di diamante per le politiche industriali nazionali. Sul territorio ciociaro insistono aziende strategiche (basti pensare al polo chimico-farmaceutico a quello logistico ed a quello dell’aerospazio di Anagni per fare un esempio), si è scommesso sul potenziamento delle reti infrastrutturali con l’arrivo dell’alta velocità a Frosinone e quindi migliorando i collegamenti tra Roma e Napoli facendo della Ciociaria un “baricentro” per gli scambi ed il passaggio di merci, si vuole accettare la grande sfida dell’economia circolare. Questi fattori avrebbero imposto una presenza massiccia, capillare e, soprattutto, forte in fase negoziale e di rappresentanza delle associazioni datoriali e di categoria. Si è scelto di lasciare la rappresentanza a Latina e di prendere invece le briciole seguendo una tradizione politico-gestionale deleteria ma ormai consolidata in questa Provincia.
La fusione con la Camera di Commercio di Latina potrebbe conculcare la vocazione industriale della Provincia di Frosinone e non si tratta di una affermazione campanilistica quanto di una considerazione frutto di una analisi dei processi storici politico-economici che hanno interessato il territorio ciociaro e, più in generale, del Lazio meridionale.
Nel momento in cui la crisi economica e di rimando quella sociale ed occupazionale impongono alla politica locale scelte strategiche come la sburocratizzazione, l’appoggio sostanziale agli investimenti, la creazione di un apparato di regole ferree nell’applicazione ma che servano a venire incontro agli imprenditori, avere la possibilità di confrontarsi con un ente rappresentativo dei datori di lavoro forte ed in grado di dare sostegno e di collaborare alla costruzione e definizione delle policies su industria, produttività e sviluppo territoriale sarebbe stata essenziale per i decisori.
Filippo Del Monte