Le piogge incessanti degli ultimi giorni hanno provocato allagamenti, esondazioni dei fiumi, smottamenti e danni ingenti ad abitazioni ed infrastrutture in tutta Italia. Anagni non fa eccezione.
La grossa frana di via della Calzatora del 2 gennaio e le altre tre che si sono verificate oggi al confine con il comune di Sgurgola, in località Monti e in località Prignano, sono solo i più recenti episodi in odine di tempo, ma non abbiamo alcun elemento che ci faccia presumere che non si ripetano più fatti analoghi.
Il clima è già cambiato. Sono ormai troppi gli avvenimenti di cosiddetti “eventi estremi” che si verificano con sempre maggiore frequenza su tutto il Pianeta, come è stato esaustivamente documentato nel rapporto 2020 dell’osservatorio #Cittaclima di #Legambiente1.
L’Italia, per la sua posizione al centro del Mediterraneo, si trova in quella che gli scienziati considerano una delle aree più sensibili agli effetti del cambiamento climatico. L’aumento delle temperature e l’alternarsi di periodi di grandi precipitazioni a periodi di siccità, sono ritenuti la causa di squilibri nel rapporto tra temperatura dei mari, venti, precipitazioni e fulmini.
L’Italia intera, quindi, è PREVEDIBILMENTE soggetta alle conseguenze del climate change.
Cambiamento climatico e dissesto idrogeologico, poi, sono due facce della stessa medaglia.
È quindi necessario che la gestione territoriale tenga in forte considerazione la componente climatica per adattarsi al cambiamento in atto e mitigare gli effetti degli eventi atmosferici.
Le frane e le alluvioni subiscono enormi amplificazioni a causa del cambiamento climatico, ma sono anche favorite dall’incremento di elementi a contorno, come il consumo di suolo o la sua impermeabilizzazione, l’espansione urbanistica e la mancanza di manutenzione degli ambienti naturali. La cura del territorio dovrebbe rientrare in una logica di programmazione che, per essere efficace, deve valutare complessivamente tutti gli aspetti del problema.
Siamo abituati, però e purtroppo, a vedere le istituzioni intervenire a posteriori per la gestione dei danni causati dalle emergenze climatiche e a sentir parlare di dissesto idrogeologico solo a seguito di eventi estremi o, peggio, di tragedie annunciate.
Il ripetersi, con ciclica frequenza, di “eventi straordinari”, come gli incendi boschivi o alla ex polveriera, in seguito al caldo e alla siccità estiva, e le frane e gli smottamenti a causa delle piogge, danno chiaramente l’impressione che manchi una visione più ampia del problema nella sua complessità. Gli incendi si contrastano anche con la pulizia dei terreni e le frane sono arginate anche dalle radici degli alberi che devono essere ripiantumati dove mancano. La cura del territorio è un’arma potente contro le “disgrazie annunciate”.
Non si può ragionare solo in termini di emergenza ma è, invece, necessario adattare gli spazi urbani ed i territori alla nuova situazione climatica, offrendo risposte più adeguate alle sfide complesse che riguardano i nostri anni, presenti e futuri.
Investire sull’adattamento climatico permette di prevenire e ridurre gli impatti con notevole risparmio nella spesa pubblica.
1 https://cittaclima.it/wp-content/uploads/2020/11/CC_Rapporto_2020-def.pdf
articolo a cura della dott.ssa Rita Ambrosino, presidente di Legambiente Anagni