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    Home » “Ci state spegnendo”: la campagna social dell’agonia dell’industria dei matrimoni arriva anche in Ciociaria
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    “Ci state spegnendo”: la campagna social dell’agonia dell’industria dei matrimoni arriva anche in Ciociaria

    28 Marzo 20219 Mins Read
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    Dati impietosi che, anche ad una prima superficiale analisi, descrivono un settore in caduta libera: dall’inizio dell’emergenza sanitaria dovuta alla Sars-Cov2, la filiera del wedding, delle cerimonie in generale e di tutto l’indotto che questo importante comparto economico traina con sé rischia di collassare, con il rinvio in blocco dei matrimoni programmati per il 2020 al 2021, e che ora rischia di perdere anche questa stagione.

    Parrucchieri, fioristi, cuochi, camerieri, fotografi, musicisti, estetisti, organizzatori di eventi, staff delle location scelte per i ricevimenti, wedding planner, service, allestimenti, catering, noleggi, agenzie di viaggi, abiti sposa e cerimonia, dimore, sale ricevimenti, pub, discoteche, agenzie di spettacoli e musicisti di ogni genere: un mondo di professionalità che spesso lavorano fianco a fianco e spesso in sinergia per rendere indimenticabile il giorno della cerimonia. Quello degli eventi è uno dei settori certamente più penalizzati: l’emergenza sanitaria ha cancellato i progetti di vita pensati per questo anno, determinando un calo vertiginoso del fatturato di tutta la filiera.

    E per quanto riguarda il futuro, le prospettive non sono certo – almeno fino a questo momento – positive, con l’incertezza che regna sovrana e con l’alternarsi di zone più o meno rosse che continuano a bloccare le attività, i programmi di investimento e di crescita professionale degli imprenditori coinvolti.

    Tanti sono stati fino ad ora gli appelli dei professionisti che fanno dei matrimoni, così come degli eventi il proprio lavoro e la propria passione: “purtroppo però ad oggi nulla è stato fatto e mancano risposte concrete per chi vive di eventi. Niente ristori, nessuna pianificazione, nessun tipo di progettualità e di indicazioni verso un protocollo indispensabile per far ripartire il settore”, è scritto in una nota inviata a questa redazione; così è nata la campagna #savetheweddingindustry lanciata da tre event planner di talento, Elisa Mocci, Manuela Speroni e Lucia Boriosi.

    “Un messaggio forte e chiaro partito da queste tre donne che però in breve tempo ne sono certa farà eco in tutto il settore, riscuotendo il consenso di tutti coloro che lavorano nel mondo degli eventi e che con determinazione, passione e tenacia non hanno mai smesso di amare il proprio mestiere, che da un anno si vedono strappato dalle mani, con continue posticipazioni, rinvii e cancellazioni”, si legge ancora nella nota. “Ecco allora perchè a un anno di distanza diventa fondamentale un messaggio come questo per far ripartire un comparto importante del Paese, che coinvolge migliaia di talenti e di professionalità in cerca solo di risposte e che da mesi invece si sente abbandonato”.

    A raccogliere l’appello delle colleghe, Sabrina Urilli wedding planner e designer originaria di Castro dei Volsci, in provincia di Frosinone, ma da diversi anni residente ad Anagni: “città a me molto cara, che guardo sempre con fascino e amore perché era la città del mio papà”, spiega Sabrina.

    Laureata in Economia e Commercio con il massimo dei voti nel 2005, dice Sabrina di sé: “tra le mie caratteristiche, l’attitudine all’organizzazione e alla pianificazione, la precisione e la forsennata ricerca della perfezione e del bello, la creatività del mio animo artistico e l’attenzione del particolare; sognatrice… ma con i piedi per terra!”.

    Lo studio che porta il suo nome si trova al civico 6 di Corso Vittorio Emanuele, nel cuore di Anagni. A Sabrina abbiamo rivolto alcune domande.

    Sabrina Urilli

    Sabrina, per cominciare parliamo della Sua professione: cosa è davvero un wedding planner e di cosa si occupa?

    Anche se la traduzione letterale è molto semplice “wedding=matrimonio – planner=pianificatore, organizzatore” da cui “organizzatore di matrimonio”, in Italia questa figura ha avuto molte sfumature e declinazioni creando un’immensa confusione nelle persone (sposi e professionisti del wedding) sui compiti, ruoli e servizi offerti. Il ruolo principale del wedding planner, è quello di aiutare i futuri sposi ad organizzare le loro nozze, attraverso i suoi servizi e la sua consulenza professionale, dalle prime fasi della pianificazione, passando per lo sviluppo organizzativo fino al coordinamento di tutti i fornitori, sposi e invitati nel giorno del matrimonio. Il wedding planner non si occupa (solo) dell’aspetto stilistico e scenografico come ad esempio la scelta dei fiori, del segnaposto, del tableau de mariage (compito più specifico del wedding designer) ma di gestire in modo impeccabile la logistica generale dell’evento, i tempi, le necessità
    degli sposi e dei fornitori, guidando gli sposi nelle scelte grazie alla capacità della visione d’insieme e tenendo sempre ben presente il budget prefissato per l’organizzazione del matrimonio, massimizzando risultato.

    Cosa ha dovuto affrontare chi svolge un ruolo professionale come il Suo durante l’emergenza sanitaria del Coronavirus e con quali ripercussioni?

    Durante la pandemia la figura del wedding planner ha avuto un ruolo di fondamentale importanza per gli sposi e per fornitori, sia dal lato pratico che psicologico. Quando fu dichiarata la pandemia, e di seguito, venne imposto il divieto di assembramento, si bloccarono tutte le programmazioni e tutti ci trovammo a dover gestire una situazione mai verificatasi prima. Chi aveva un wedding planner professionista al suo fianco ha trovato supporto nella gestione dei cambi data, nella gestione delle decisioni, nella valutazione dei contratti. Gli spostamenti di data hanno causato per tutti i professionisti del matrimonio, ma in particolare per gli wedding planner, un aumento di lavoro legato ad innumerevoli email, telefonate e messaggi necessari per far coincidere le disponibilità di tutti i fornitori già scelti in un’altra ipotetica data. Un aumento di lavoro che non è però stato compensato economicamente in quanto tutti i fornitori hanno contribuito agli spostamenti senza chiedere costi aggiuntivi agli sposi. Molte coppie di sposi che stavano organizzando il loro matrimonio senza il supporto di un wedding planner si sono trovate a dover gestire situazioni poco piacevoli a causa di contratti stipulati senza le giuste clausole, e talvolta addirittura una mancanza di contratti “sostituiti” da scarni preventivi di massima.

    A livello psicologico, da quello che ha potuto riscontrare, cosa è accaduto alle coppie che avevano pianificato il loro matrimonio e che lo hanno dovuto rimandare?

    Il giorno del matrimonio è quel giorno che si sogna e aspetta fin da bambine. È il giorno in cui si celebra l’amore, la felicità, la bellezza. In cui le emozioni colmano il cuore e restano indelebili. E’ il giorno in cui si ripongono grandi aspettative. La pandemia ha messo in crisi questo grande sogno, facendo vacillare tutto quello che si era desiderato ed in parte iniziato a progettare. È stato come vedere un nube nera coprire quel giorno brillante. Per questo molte, moltissime coppie pur di non rinunciare al loro sogno hanno preferito rimandare la data del loro matrimonio, posticipandola nella stagione o nell’anno successivo. Molte coppie sono ad oggi al secondo o terzo spostamento di data e vivono come noi nell’incertezza non avendo ancora ricevuto certezze sulla ripartenza.

    Spesso le cronache giornalistiche, specie in questi ultimi tempi, parlano di eventi o matrimoni “contagiati” che costringono tutti gli invitati alla quarantena. Questi episodi fanno riflettere sulle buone pratiche da adottare?

    Assolutamente sì, devono far riflettere tutti. Faccio parte dell’associazione nazionale di categoria WPI Wedding Planner Italia e nell’ultimo anno ci siamo impegnati moltissimo nella stesura e nella proposta di protocolli di sicurezza del settore Wedding. I protocolli sono fondamentali per la ripartenza del nostro settore. Sono fondamentali per far festeggiare i matrimoni agli sposi che lo sognano da sempre e lo aspettano da oltre un anno. Sono fondamentali per assicurare un luogo di lavoro sicuro per tutti gli operatori che lavorano durante un evento. E sono fondamentali per tutti gli invitati che devono sentirsi liberi e sicuri di poter condividere con gli sposi la gioia di quel giorno. Ma qualunque sia il protocollo di sicurezza che verrà adottato bisognerà sempre, e comunque, usare il buon senso ed avere dei comportamenti individuali responsabili, per il bene e il rispetto di tutti.

    I matrimoni rimandati dal 2020 hanno generato una catena di perdite che non riguardano solo gli wedding planner ma anche tutti i fornitori che ruotano attorno all’organizzazione di un matrimonio…

    Il settore dei matrimoni coinvolge innumerevoli figure professionali, artigiani, liberi professionisti e lavoratori stagionali, stilisti, truccatori, parrucchieri, camerieri, chef, pasticceri, fioristi, fotografi, videomaker, musicisti, animatori e attrezzisti, regali e bomboniere, abiti da cerimonia… la lista è lunghissima. L’indotto è veramente ampio e si estende ancora di più se si pensa al destination wedding, cioè a tutti gli stranieri che scelgono il nostro paese per sposarsi. Agenzie di viaggi, alberghi, noleggiatori di macchine… Il turismo incoming è legato moltissimo al settore matrimoni.

    Ci si può sposare in sicurezza anche in emergenza sanitaria? Se sì, come?

    Siamo credo tutti consapevoli del fatto che il rischio di contagio non sarà mai completamente azzerato con nessun protocollo di sicurezza e pertanto la sicurezza è sempre una variabile influenzabile dai comportamenti dei singoli individui. Possiamo rischiare di contagiarci anche andando al supermercato o prendendo i mezzi di trasporto pubblico. Lo scorso anno, per un breve periodo, sono stati possibili i festeggiamenti di matrimoni e cerimonie adeguandosi a quelli che erano i protocolli della ristorazione. Quest’anno con molta probabilità questi protocolli saranno molto più restrittivi considerata la non efficienza verificata. Si parla di screening negli ospiti, di tamponi da effettuare entro le 72 ore antecedenti all’evento, di nuove figure professionali come il covid-manager che dovranno monitorare sul rispetto delle regole, di un aumento del distanziamento a tavola da 2 a 3 metri. Allo stato attuale però nulla è stato ancora definito e decretato dallo Stato, pertanto viviamo nell’incertezza più totale e basiamo le nostre speranze su un’esperienza che non ha portato molti frutti. Il prossimo 6 aprile, alcune tra le principali associazioni di categoria hanno indetto gli Stati generali del settore matrimoni ed eventi a cui parteciperanno le rappresentanze di tutte le professionalità della filiera, esponenti del governo e delle forze politiche”. Saranno trasmessi in live streaming e tutti potranno ascoltare. Durante l’intera giornata verranno chiesti sostegni concreti, protocolli per la ripartenza, riconoscimento, garanzie e tutti potranno partecipare visto che saranno trasmessi in live streaming.

    Come ha compensato l’inattività causata del dover rimanere ferma e rimandare alcuni eventi?

    Dal punto di vista economico non c’è stata nessuna vera compensazione, purtroppo. Sicuramente, questo periodo di fermo forzato ha permesso ad ogni imprenditore di rivedere e ottimizzare i proprio processi produttivi. E’ stato utile a migliorare tutte quelle attività che non si riescono a fare quando si è in pieno regime di lavoro, ma ora, più che mai, dopo oltre un anno di fermo (in parte obbligato, in parte dovuto alle incertezze) dobbiamo avere dei veri e concreti sostegni economici per arrivare alla ripartenza. Purtroppo il nuovo decreto Legge “Sostegni” è l’ennesima elemosina dello Stato e decreterà lo spegnimento di molte aziende.

    si ringrazia Diletta Turrini per la collaborazione nella stesura di questo articolo

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