Andiamo a vedere cosa significa programmare uno sviluppo sostenibile, in particolar modo nel settore del turismo. Lo sviluppo sostenibile è un procedimento che tiene conto nello stesso momento delle risorse ambientali, economiche e sociali. Fare turismo sostenibile significa fronteggiare le problematiche legate al passaggio dell’uomo nei diversi contesti. Il turismo non è solamente un fattore benefico di sviluppo, ma come ogni attività dell’uomo ha dei lati positivi e altrettanti lati negativi non di poco conto. Dal punto di vista dell’ambiente sappiamo che l’azione dell’uomo modifica il paesaggio. Basti pensare che ad oggi non esiste più una natura naturale, né un territorio inesplorato e immutato, perfino i boschi o le riserve “naturali” sono state modificate dal passaggio dell’uomo. In più bisogna considerare che la sostenibilità non è una problematica che riguarda solamente l’aspetto ambientale, ma anche quello sociale. Fare turismo sostenibile, in questo caso, significa tenere conto delle esigenze degli ospitati, i turisti, e degli ospitanti, la popolazione locale, e allo stesso tempo proteggere quelli che sono gli equilibri e le particolarità caratteristiche di un territorio, che lo rendono attrattivo. Ricordiamo che non è solamente un posto piacevole alla vista ad essere attrattivo, ma anche la popolazione locale. Ogni prodotto turistico ha un proprio ciclo di vita: una sua introduzione sul mercato (o fase esplorativa, dove la meta turistica è ancora sconosciuta e arrivano pochi turisti che sono degli esploratori), un suo sviluppo intensivo (dove la meta inizia a essere conosciuta a un numero sempre maggiore di persone), una sua maturità, una sua stagnazione (vi è lo stesso numero di persone che vi fa visita ogni anno, e per lo più si tratta di clientela abituale) e un suo declino, che può essere evitato, oppure può sfociare in una ripresa, dunque un rilancio della località turistica. Man mano che si va verso la stagnazione, la presenza di turisti ha un impatto diverso sulla popolazione locale. Si va dall’entusiasmo verso i benefici che il turismo porta con sé, verso dei veri e propri atteggiamenti di antiturismo. Le soluzioni sono molte, la principale consiste nel miglioramento della gestione dei flussi turistici, che non significa “convincere le persone a cambiare meta” ma migliorare la disposizione dei luoghi attrattivi su tutto il territorio e renderli altrettanto attrattivi, sfruttando al meglio anche le zone periferiche, da aggiungere poi ad altre azioni quali: migliorare la qualità dei trasporti, migliorare le politiche di ristrutturazione e manutenzione delle località turistiche, soprattutto quelle più esposte, utilizzare delle politiche di co-sviluppo tra diverse discipline e tra istituzioni diverse, anche a livello europeo. Si potrebbe anche inventare un’app o un sito dove, attraverso il consenso dei turisti, si possano effettuare delle prenotazioni. Mai come in questo periodo storico abbiamo potuto osservare l’importanza della programmazione attraverso delle prenotazioni. Anche perché bisogna tenere conto della capacità di carico delle località, ovvero la capacità di contenere un determinato numero di persone in un determinato tempo e luogo. I servizi nelle città sono stati tarati per la popolazione locale, non tenendo conto della presenza dei city users (abitanti delle località vicine, o gli “abitanti della provincia”) e delle persone provenienti da ogni parte del mondo. Prima della pandemia si potevano osservare fenomeni di sovraffollamento nelle grandi metropoli, e delle situazioni di disagio generale, di conseguenza. Nulla che non possa essere prevenuto attraverso delle prenotazioni per verificare questa capacità di carico e, come già detto, buone politiche di gestione dei flussi. Ma inventare un sito o un’app senza prima aver stabilito una collaborazione con le istituzioni sarebbe inutile, come accaduto con l’app Immuni, la quale era nata con una buona idea di fondo ma che non ha avuto successo per via della mancata collaborazione con le amministrazioni. Migliorare il sistema dei trasporti sarebbe comunque un grande passo avanti, a Roma ad esempio si vorrebbe estendere di 8 km il percorso della metro, il che andrebbe a modificare, migliorandole, le logiche dei flussi turistici.
A riprova di quanto detto fin’ora abbiamo intervistato un’esperta del settore, Giusy Zappia, laureata in Scienze Umanistiche per la Comunicazione all’Università degli Studi di Firenze.
L’intervistata
“Mi chiamo Giusy Zappia, ho 27 anni e sono una delle due fondatrici di Un-Explored Calabria, un progetto turistico che si fonda sul principio di turismo sostenibile ed esperienziale.
Sono calabrese, precisamente di Bovalino, un piccolo paesino di mare in provincia di Reggio Calabria. A 18 anni, per frequentare l’università mi sono trasferita nella magnifica Firenze, in cui vivo ormai dal 2012 –avete presente quando si va in cerca del proprio posto nel mondo? Beh, io penso di averlo trovato qui!- ma la voglia di riscattare la mia meravigliosa terra natìa mi ha portato ad investire sulla Calabria.
Presso l’Università degli studi di Firenze ho frequentato prima il corso di Laurea in Scienze Umanistiche per la Comunicazione e a due anni dalla laurea triennale, ho conseguito il titolo di laurea specialistica in Teorie della Comunicazione. Ad oggi, mi occupo principalmente di writing, digital marketing e di creazione di contenuti, in particolare per il Web. Lo scorso anno, la passione per i viaggi e la voglia di far conoscere e rendere giustizia alla mia terra, selvaggiamente bella per quanto abbandonata a se stessa, mi hanno stimolato a realizzare, insieme alla mia migliore amica, un progetto turistico decisamente accattivante e innovativo, circoscritto in un’ area ben precisa della Calabria. Stiamo parlando della Costa Jonica, il litorale meno sviluppato a livello turistico ma che, proprio grazie al suo essere intatto e inesplorato, offre una miriade di bellezze attrattive autentiche, tradizionali e sicuramente esclusive.
Il mio sogno è quello di far sì che Un-Explored Calabria, estendendosi anche alle altre Riviere calabresi, diventi il principale punto di riferimento per quanto riguarda il turismo esperienziale in Calabria ”.
Turismo e sviluppo sostenibile
“L’idea di turismo e sviluppo sostenibile rappresenta il principio cardine del nostro progetto. Quando si parla di sviluppo sostenibile bisogna riuscire a scindere il ‘fare turismo per sfruttare le potenzialità del territorio’ dal “fare turismo per conservare e consolidare le potenzialità del territorio”. La differenza, tra il turismo di massa e quello sostenibile, credo sia da ricollocare a questa piccola distinzione. Cosa intendo quando parlo di ‘conservazione’? Intendo, il riuscire a creare un turismo responsabile, che valorizzi allo stesso modo l’ambiente e la società, opponendosi ad una snaturalizzazione del posto e delle sue caratteristiche peculiari. Un turismo eco-friendly e che punti alla valorizzazione di tutto ciò che già c’è, pensando, ad esempio, più ad un miglioramento delle strutture già esistenti anziché alla realizzazione di nuove ”.
Come si può raggiungere?
“Sicuramente come primo step è fondamentale imparare a rispettare e ad apprezzare noi stessi tutto ciò che abbiamo attorno, prima di pensare di poterlo offrire a qualcun’ altro. La bonifica del territorio in primis, sia per quanto riguarda l’aspetto ambientale che quello artistico, la valorizzazione dei borghi, l’educazione al bello e al ‘prendersi cura’ devono sicuramente rappresentare le fondamenta per un progetto pretenzioso come quello del ‘turismo sostenibile’. E’ necessario raggiungere quella tipologia di target di turista che sia predisposto a viaggiare a e vivere un posto secondo la formula ‘full-immersion’ seguendo i modelli di salvaguardia dell’ecosistema, di tutela della biodiversità e degli usi e costumi tipici del posto ”.
E’ sufficiente una buona gestione dei flussi turistici?
“Assolutamente non lo è. Non basta avere grandi numeri di turisti per fare del turismo sostenibile, anzi, a volte, se non si riesce a responsabilizzare a sufficienza, l’avere tanto seguito può essere controproducente. Il processo di ‘creazione dell’esperienza turistica’ non si compone solamente della buona gestione dei flussi ma è più paragonabile ad un processo a catena in cui ogni elemento coinvolto, gioca un ruolo fondamentale. Dagli enti che si occupano della bonifica del territorio, alle strutture recettive, ogni elemento deve cooperare da protagonista e allo stesso tempo in modo sinergico per garantire un’esperienza ottimale al turista riuscendo ad innescare in lui, in maniera del tutto spontanea e quasi impercettibile, l’atteggiamento ideale da viaggiatore responsabile”.
articolo a cura di Chiara Tarquini