Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico diffonde i dati dell’attività 2020, che sanciscono un “record” difficile da pronosticare. Nell’anno passato infatti, pesantemente condizionato da lunghi mesi di lockdown, si è registrato il più alto numero di interventi di soccorso nella storia del Corpo. In totale sono state compiute 10279 missioni, di cui 7658 in terreno impervio, con l’impiego di 43247 soccorritori, pari a 29.459 giornate, sfiorando le 200.000 ore totali di impiego. Oltre 450, purtroppo, le vittime in montagna. Il 2020 ha superato seppur di poco – per chiamate di soccorso – il 2019, che a sua volta si era chiuso con un significativo balzo in avanti dell’attività di soccorso rispetto al 2018, passando da 9.554 a 10.234 interventi (+7,1%).
I dati principali
Nell’analisi delle attività che hanno generato le chiamate di soccorso alpino durante il 2020, il primo posto è saldamente occupato dall’escursionismo, con 4579 casi (46,6%), che distanzia di parecchio lo sci alpino, la mountain bike (7,0%), l’alpinismo, che registra 494 infortunati (5%), seguito da altre voci numericamente meno importanti.
Simile contesto lo si riscontra anche nelle cause, dove cadute e/o scivolate, su tutti i terreni, occupano la testa della classifica con 4604 casi (46,9%), seguite dalla voce “incapacità” (28,4%), che comprende fra l’altro situazioni quali: perdita di orientamento, sfinimento, ritardo. Al terzo posto troviamo i malori, con 1158 infortunati e 356 chiamate di soccorso invece (3,6%) dovute alle pessime condizioni meteo.
Le persone soccorse sono state 9824 di cui 3635 illesi (37 %), 4093 feriti leggeri (41,7%), 1313 feriti gravi (13,4%), 228 feriti in imminente pericolo di vita (2,3%), 465 deceduti (4,7%) e 90 dispersi (0,9%).
L’impiego del mezzo aereo è stato ancora una volta fondamentale, effettuato soprattutto con gli elicotteri operanti nelle basi operative del SUEM, protagonisti di 3123 missioni di soccorso alpino; in 1044 interventi è stato utilizzato l’elicottero della Protezione civile, principalmente per quanto riguarda la regione Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia. Il 2,8% delle operazioni sono stati concluse con l’apporto di mezzi dei Vigili del Fuoco, seguiti poi da altri aeromobili dell’Amministrazione pubblica: Guardia di Finanza, Aeronautica Militare, Polizia di Stato, Esercito e Carabinieri.
Nel 2020 si sono registrati anche quattro incidenti speleologici, che hanno coinvolto quattro appassionati di esplorazione in grotta, fortunatamente senza vittime.
L’analisi
A un veloce confronto dei dati statistici degli interventi di soccorso degli anni precedenti, nel 2020 sembra che la pandemia di Covid-19 non ci sia stata e che l’impercettibile incremento numerico rispetto all’anno precedente sia stato soltanto una ordinaria evoluzione. Ma è chiaro che a fronte delle chiusure e delle limitazioni alla circolazione fra le Regioni imposte dalla pandemia, interi periodi dell’anno passato hanno visto una forte limitazione dell’utenza turistica nelle montagne. Situazione invece del tutto ribaltata durante il periodo estivo, dove valli e cime sono diventate una delle mete privilegiate per milioni di italiani, molti dei quali per la prima volta hanno scelto di trascorrere le ferie in quota.
Una parte – minoritaria – di quest’utenza ha approcciato la montagna senza la necessaria abitudine ad un contesto ambientale molto diverso dalle zone più antropizzate, a volte anche senza una preparazione di base sulle norme di prudenza e prevenzione degli incidenti. Anche per questo si è registrato nel periodo estivo il balzo degli interventi del Soccorso Alpino e Speleologico ha registrato un +45% su scala nazionale.
Le dichiarazioni del Presidente, Maurizio Dellantonio
“L’attività del Soccorso Alpino e Speleologico è stata particolarmente intensa durante la scorsa estate. Nonostante i lockdown non ci siamo fermati nella preparazione e l’addestramento, sin dalla primavera, consapevoli che saremmo stati chiamati ad un impegno corposo nei mesi successivi. – ha dichiara Maurizio Dellantonio, presidente nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico -. Ci siamo messi anche a disposizione delle strutture di Protezione Civile, durante l’emergenza, e nel contempo abbiamo studiato nuovi e efficaci protocolli d’intervento in chiave di contenimento del rischio biologico, per garantire la sicurezza delle persone soccorse e limitare i contagi fra i nostri operatori. Posso dire con orgoglio che grazie all’impegno del nostro personale, e grazie alle dotazioni e i DPI acquistati, non abbiamo riscontrato casi di contagio durante le nostre operazioni di soccorso.
Il Soccorso Alpino e Speleologico si farà trovare pronto anche per i mesi a venire: in vista dell’estate che incombe ci aspettiamo una nuova, pacifica, invasione delle montagne italiane, potendo contare forse anche su una parziale ripresa dell’utenza turistica internazionale. Quel che è certo è che tante persone hanno riscoperto il piacere della montagna: un bene per l’economia delle “terre alte” e per l’intero Paese”.
nota stampa a cura di Federico Catania, RESPONSABILE COMUNICAZIONE E STAMPA CNSAS LAZIO