Di seguito, riportiamo integralmente e senza modifiche una nota stampa inviata a questa redazione dal Meetup del M5S di Colleferro:
“Oh che bel castello Marcondirondirondello”, recita un’antica filastrocca cantilenante, all’apparenza infantile ma il cui testo lascia intuire dure lotte e contrapposizioni nella contesa di un fantomatico castello.
Anche Colleferro ha il suo castello conteso: il “castello vecchio”. Quello che oggi è un semi rudere, è da secoli motivo di discordie e rivalse sulla proprietà e da qualche decennio oggetto di campagna elettorale con la promessa, da parte di partiti e liste civiche (talune giunte persino a riportarne immagine e nome nel simbolo), di una sua rinascita che lo renda pubblico svago per tutta la cittadinanza, tanto nell’edificio quanto per il terreno intorno. Ma è anche gioie e dolori di ogni coalizione uscita vincente dal confronto elettorale poiché dopo la vittoria quelle promesse non le ha mai potute mantenere: vuoi per il classico disinteresse post competizione confidando nella smemoratezza e svagatezza dell’elettorato, vuoi per via dei vari nodi legali e sociali da sciogliere perché la realizzazione di quel progetto promesso potesse divenire realtà.
Ignota o comunque incerta la data di edificazione, andando a ritroso nel tempo si può comunque apprendere che già alla fine del XV secolo era in atto una controversia per il castello fra le famiglie Doria Pamphilj e Conti. Pare che ad appropriarsene furono infine i Conti che lo affidarono a membri della famiglia Sbolgi i quali ne rilevarono la proprietà negli anni 50 dello scorso secolo. Questi ultimi cedettero poi edificio e terreno circostante alla famiglia Furlan. Il tutto sarebbe stato infine acquistato all’asta dal Comune di Colleferro, secondo quanto annunciato dall’attuale Amministrazione comunale.
In virtù di ciò, il Comune ne sta ora reclamando la proprietà nei confronti di chiunque accampi oggi diritti sull’antico edificio e sul connesso appezzamento di terreno.
Qualcuno che accampi diritti effettivamente c’è: per quanto riguarda l’edificio, alcune famiglie che da qualche decennio ne occupano un’ala; per il terreno intorno viene invece reclamata una proprietà per usucapione da parte di un’altra famiglia che per circa 20 anni vi avrebbe pascolato le proprie pecore mantenendolo libero da vegetazione incolta.
Ci si chiede quindi come, con tali nodi da sciogliere, per non parlare della competenza che dovrebbe avere sul sito medievale il ministero dei Beni culturali, si possa con tanta baldanza rivendicare la proprietà comunale sull’antica area con tanto di inaugurazione del “parco”, avvenuta lo scorso luglio, e la pubblicazione, il 18 marzo 2021, di un bando di concorso per idee progettuali riguardanti tanto il castello quanto l’area verde; già prevedendo, si legge in qualche articolo, di realizzare percorsi, bioedilizia e finanche un’arrampicata su una parete dell’antico edificio.
A fronte di tutto ciò, il meetup Colleferro 5 Stelle, da sempre favorevole a consegnare alla cittadinanza il castello con annesso il prato circostante, chiede alla Giunta Sanna un piccolo sforzo di trasparenza verso i Colleferrini invitandola a rendere pubblico l’atto di proprietà. Anche per fugare i legittimi dubbi che vanno sorgendo nei cittadini più attenti circa una propensione di questa Amministrazione comunale a quei tipici attacchi di “annuncite” che possono insorgere quando si ritiene che in Consiglio comunale l’opposizione sia minima o di fatto inesistente. Sarebbe doveroso anche riferire da quale capitolato proviene la somma di denaro spesa per l’acquisto. Ciò nella speranza che i progetti sull’area, qualora effettivamente di proprietà del Comune di Colleferro, riguardino unicamente lo svago della cittadinanza e nulla abbiano a che vedere con piani di edilizia civile ed altre colate di cemento e asfalto.
Perché ciò che sembra volerci dire la realtà dei fatti è che i vari annunci trionfalistici circa la proprietà pubblica dell’area e la progettazione del “parco” siano alquanto campati in aria poiché fin tanto che le famiglie abiteranno il castello, non si sarà chiarita la questione dell’usucapione sull’area circostante e non si saranno espressi sulla progettualità i Beni culturali, qualunque prospettiva di uso pubblico dell’area si vada annunciando alla cittadinanza al momento non può che essere infondata o, quantomeno, prematura. Non vorremmo giungere alle elezioni del 2025 con il “parco del castello” ancora di là da venire e nuovamente utilizzato come promessa elettorale.
Nel frattempo il castello, dall’alto della sua collina, continua ad essere divertito spettatore e muto testimone dell’umana miseria.