Il teatro è spesso considerato attività poco o per nulla essenziale. Ma è davvero così? Andiamo a scoprirlo attraverso le parole di Andrea Di Palma, giovane attore-narratore anagnino.
Andrea, cos’è il Teatro secondo la tua esperienza?
Per me il teatro è stata la possibilità di dare voce a ciò che ho dentro di me, è il mezzo che mi aiuta a esprimere le necessità che nella vita di tutti i giorni uno fa fatica ad esprimere. È il modo che ho per raggiungere il vero me stesso. Delle volte mi capita di sentirmi più me stesso lì che nella vita reale. Poi si ha la possibilità di conoscere tante persone, aiuta a percepire cosa significa far parte di una comunità.
Ti capita di cambiare dopo esserti calato nei panni di un personaggio?
Il percorso che ho scelto è di tipo narrativo. Il teatro di narrazione ti permette di essere te stesso, io sul palco sono sempre Andrea. L’unica cosa che cambia è l’adrenalina. Soprattutto c’è un passaggio da dietro le quinte al palcoscenico dove sono più reattivo, i sensi si attivano, sento molta energia in tutto il corpo.
Ritieni che le strutture anagnine siano adeguate?
Quali strutture? Non ci sono strutture ad Anagni che permettano qualsiasi attività culturale (e mi riferisco anche alla musica, alla pittura, scrittura ecc) di svolgere le proprie lezioni. Spesso è lasciato tutto all’iniziativa dei privati. A livello amministrativo, nessuno ha avuto la volontà, in 30 anni, perché di questo si tratta, di creare uno spazio dove poter fare cultura tutti i giorni. Non vi è neanche una semplice sala da poter utilizzare. Quello che non viene percepito è che anche la cultura è un lavoro. Noi affittiamo delle sale presso privati, per un periodo infatti siamo stati ospitati presso la Hernica Saxa (e ringraziamo la Banca per questo), che però è chiusa da un po’ di tempo ormai. I laboratori ricominceranno lunedì 17 maggio solamente grazie all’ospitalità della Fortitudo Anagni, ma solo per gli adulti. I bambini ricominceranno i laboratori a giugno.
Come attore, quali saranno le date dei tuoi prossimi debutti in scena?
Il 12 giugno sarò a Veroli presso “Chiostro in Scena”, è una rassegna che fanno da 2 anni, il nome dello spettacolo è “Parole che Cambiano il Mondo” scritto da me e Paolo Carnevale Dopo alcuni colloqui, abbiamo protocollato al Comune la richiesta di portare lo spettacolo in scena anche ad Anagni ma non abbiamo ancora ricevuto risposta.
Sarò in scena, poi, il 19 giugno con la Compagnia Teatro dell’Appeso, sempre a Veroli. Inoltre a fine giugno uscirà un libro che nasce da un mio spettacolo, MadeInTerraneo, il quale ha vinto dei premi a settembre al Festival Doit a Roma; siamo stati contattati dall’organizzazione del festival stesso per la pubblicazione. Il libro è scritto da Federica Ponza e illustrato da Claudia Morini e si intitola “La tartaruga caretta caretta”, pubblicato dalla casa editrice ChiPiùNeArt Edizioni; il libro è una favola in versi che ha come tema quello della migrazione
Quanti anni di studio ci vogliono per diventare attore?
Ho studiato teatro all’università, ho seguito corsi, laboratori e workshop, ma non ho frequentato una vera e propria accademia. In totale sono 15 anni che faccio teatro e sono stato due mesi in Danimarca all’Odin Teatret, un teatro molto importante conosciuto fin dagli anni ’60 a livello mondiale. I miei maestri sono Amedeo di Sora e Davide Enia
Qual è la parte migliore di fare Teatro?
La parte più bella e difficile di fare teatro sta prima di andare in scena, nell’immaginare e preparare/creare lo spettacolo prima di metterlo in scena, che poi si riflette nel momento in cui il pubblico si emoziona con me, in base a quello che trasmetto. Anche il semplice silenzio da parte del pubblico è apprezzatissimo, perché significa che tutti ti stanno ascoltando.
Come vi siete organizzati durante i lockdown?
Abbiamo provato a fare lezioni a distanza, ma non ha funzionato, anche perché il teatro è presenza, scambio, condivisione.
Cosa vorresti dire ai nostri lettori?
Questo momento di distacco dal teatro spero abbia fatto capire che l’Arte non è un’attività non necessaria. Viene spesso vista come non essenziale invece l’Arte in generale è qualcosa che ci distingue come esseri umani, è condivisione e non può essere messa da parte. Spero di vedervi al mio nuovo spettacolo “Mani di Sarta” dedicato a mia nonna e alla Valle del Sacco, in autunno prossimo. Dove? Speriamo ad Anagni, ma chissà…
intervista a cura di Chiara Tarquini