Le porte dell’antica chiesa di San Sebastiano, ad Acuto, si sono chiuse domenica sera, giorno di Ferragosto, mandando in archivio una straordinaria edizione della mostra fotografica documentaria “Ti racconto Acuto… jù borgo”, curata, allestita e presentata da Assunta Perila, studiosa di storia locale ed appassionata ricercatrice.
Numerosi gli scatti esposti, a documentare i cambiamenti sociali e i mutamenti intervenuti nel paesaggio, gli sviluppi tecnici e le evoluzioni sociali, tra luoghi di ritrovo, scampagnate, feste religiose e dolorose partenze dei capi famiglia, salutati da mogli e figli in attesa della corriera che li avrebbe portati a prendere la nave per l’America, citando – ove possibile – i nomi di chi stava dietro l’obiettivo.
L’esposizione, dopo quella dello scorso anno, ha rappresentato con i pannelli a tema soprattutto un emozionante ritorno al passato, ancora impresso nei cuori dei tanti acutini che – con gli occhi lucidi – hanno visitato la mostra.
Rivedere le tracce dei luoghi così diversi da come sono oggi, dei punti di ritrovo, delle fontane, dei negozi con i proprietari dietro i banconi sempre sorridenti è stato emozionante anche per i tanti acutini che da molti anni non vivono più qui.
Una mostra che ha racchiuso foto a partire dai primi anni del ‘900, con abiti d’epoca, matrimoni, auto degli anni Trenta, a volte affiancate da poesie scritte da autori acutini.
Particolarmente suggestivo ed emozionante l’angolo curato da Anna Rita Ticconi del quale qui riportiamo una immagine fotografica.
Centinaia i visitatori, provienienti da ogni dove, ai quali la curatrice della esposizione ha rivolto un sentito ringraziamento: “grazie davvero a tutti – ha affermato Assunta Perila – sincera riconoscenza anche a coloro che hanno messo a disposizione le foto degli archivi di famiglia, custodite in cassetti, veri e propri scrigni preziosissimi”.
L’ANGOLO DELL’ARTE
L’evento “Ti racconto Acuto… jù borgo” – comunque – ha dato spazio anche ad altre forme d’arte, diverse da quella prettamente storico/fotografica. Ad esporre, contestualmente, straordinarie opere d’arte all’interno della chiesa di San Sebastiano, c’erano – infatti – due talentuosissime artiste, Luisa De Luca, la cui arte si esprime attraverso varie tecniche di oreficeria, e Patrizia Occhigrossi, la cui pittura – per usare le parole di Silvia Arfelli, critico d’arte forlivese, anima dell’agenzia d’arte “La Maya Desnuda” – si presenta come una corposa e ritmata partitura di plasticismo e cromatismo, ad indagare le forme della Natura, nel loro affascinante e contradditorio equilibrio“.
LUISA DE LUCA
Artista frascatana, maestro d’Arte, ha partecipato – nel corso della sua carriera – a diversi eventi e ad esposizioni itineranti. Le sue opere sono in mostra permanente presso l’ex Istituto d’Arte “La Pallade Veliterna” di Velletri. La sua Arte si esprime attraverso le varie tecniche di oreficeria.
La sua ultima opera è “Il narciso”: con essa, l’artista intende esprimere quella che ritiene essere la vera piaga del nostro tempo, il narcisismo sociale, che rende sterile il confronto e la crescita della nostra comunità.
Sua anche l’opera “L’inviolabile”, custodita, da dicembre dello scorso anno, nel sacrario militare della chiesa di Sant’Agostino di Anagni.
Straordinaria e versatilissima artista, Luisa spazia – nei suoi lavori – dall’oreficeria allo sbalzo, al mosaico, alla creta, al metallo, sia nobile che non nobile, quale rame, bronzo, alluminio, ottone, legno. La sua è una ricerca di ordine, di equibrio, di misura e nelle forme delle sue opere è espressa, se viste attraverso una luce penetrante sottesa, l’essenza stessa dell’armonia.
PATRIZIA OCCHIGROSSI
“Ti racconto Acuto… jù borgo”, oltre alla presenza pregevole dell’artista Luisa De Luca, è stata arricchita anche di un altro tassello di grande pregio: quello regalato dalla natura sfaccettata ed eclettica della pittrice romana Patrizia Occhigrossi.
Il suo percorso creativo è contraddistinto da diverse sperimentazioni, alcune delle quali davvero rivoluzionarie, come nel caso di questo straordinario olio su tela dal titolo “Anima antica” (120×100 cm).
“La pittura è la mia passione – dice Patrizia di sé – quando disegno il tempo per me non esiste. Quando prendo in mano il pennello anima e cuore diventano una cosa sola ed il mondo che mi circonda diventa sfocato e lontano. Raggiungo la serenità interiore nel dipingere e ciò si può intuire osservando le mie opere”.
Messi, per un momento, da parte il virtuosismo e la tecnica finalizzati alla ricerca dell’effetto sorprendente ed illusivo, i dipinti di Patrizia sono certamente poetici poiché esprimono uno stato interiore – quello dell’artista, appunto – che è sorprendentemente profondo e che denota una straordinaria personalità certamente fuori dal comune.
articolo a cura di Francesco Recchia