Alla presenza dei rappresentanti degli organi di informazione locali, nel tardo pomeriggio di ieri – venerdì 17 settembre 2021 – nella sala della Ragione dell’antico palazzo civico di Anagni si è tenuta la conferenza stampa per presentare il ricorso che verrà depositato nei prossimi giorni dagli avvocati Andrea Sartucci e Giampaolo Austa per conto del Comitato contro il Biodigestore di Anagni composto dal Comune di Sgurgola, dai consiglieri di minoranza al Comune di Anagni Valeriano Tasca, Fernando Fioramonti, Alessandro Cardinali, Nello Di Giulio e Sandra Tagliaboschi e da alcuni privati cittadini tra cui Andrea Fiorito.
L’azione legale promossa dai soggetti di cui sopra è finalizzata – come spiegano gli stessi legali – ad ottenere l’annullamento della Determinazione di Valutazione di Impatto Ambientale, con 40 prescrizioni, espressa dalla Regione Lazio il 10 giugno scorso. “Già il numero delle prescrizioni imposte dalla Regione è foriero dell’impatto e delle criticità che la realizzazione di un impianto come quello progettato da Energia Anagni porterebbe al territorio – aggiungono gli avvocati Andrea Sartucci e Giampaolo Austa – nel ricorso sono stati evidenziati, innanzitutto, la violazione della normativa di settore (cioè il Codice dell’Ambiente) e dei principi previsti, a livello eurounitario e nazionale, per la realizzazione degli impianti di trattamento dei rifiuti. In particolare, è stata dedotta la violazione dei principi di prossimità e proporzionalità“.
“Secondo detti principi – proseguono i due legali – dovrebbe essere realizzata un complesso di tanti impianti piccoli e medi tali da creare una rete di strutture che rispondano alle esigenze del territorio, mentre quello progettato da Energia Anagni si ripropone di trattare circa 84.000 tonnellate di FORSU l’anno a fronte della produzione di 36.000 tonnellate annue da parte di tutta la provincia di Frosinone; volume, quello cenato, che, peraltro, è destinato a ridursi in base alle previsioni del Piano dei rifiuti della regione Lazio. È chiaramente un impianto sovradimensionato il cui scopo non è quello di soddisfare le esigenze di trattamento di “organico” del territorio, ma di speculare sulla trasformazione della FORSU in energia termina ed elettrica da rivendere sul mercato. Questo progetto, se risponde alle esigenze imprenditoriali della società proponente, è certamente incompatibile con l’interesse delle comunità e del territorio coinvolti”.
Inoltre, nel corso della conferenza stampa, si è insistito sul fatto che la Valle del fiume Sacco, in cui dovrebbe sorgere l’impianto, è già stata dichiarata Sito di Interesse Nazionale, in quanto area fortemente compromessa dal punto di vista ambientale e da bonificare urgentemente. Stante ciò, non è pensabile aggiungere un ulteriore sito inquinante. Ancora, l’impianto dovrebbe sorgere nelle immediate vicinanze di altri siti industriali a rischio incidente rilevante con aggravamento del tutto illogico e irragionevole del relativo pericolo.
Infine, non da ultimo, è stata contestata la contraddittorietà della posizione assunta dal comune di Anagni che, a mezzo del proprio sindaco, nonostante l’approvazione da parte di tutto il consiglio comunale di una moratoria contro la realizzazione di impianti di questo tipo nel 2017, ha espresso parere favorevole alla realizzazione del biodigestore.
“Unitamente al ricorso è stato chiesto al TAR di incaricare un verificatore per appurare la correttezza delle valutazioni (non) effettuate dalla Regione. Auspichiamo che il TAR possa accogliere il ricorso non in virtù di una posizione pregiudiziale di chiusura verso questi impianti, ma perché vista la dimensione e le caratteristiche di strutture di questo tipo, non si può prescindere da una seria e approfondita analisi innanzitutto dei rischi prima che dei potenziali benefici”, hanno concluso i due legali Andrea Sartucci e Giampaolo Austa.
Articolo a cura di Diletta Turrini