Nel corso delle varie edizioni i turisti hanno potuto scoprire il grande patrimonio artistico, paesaggistico e monumentale del nostro paese, dando ampio spazio anche alle tradizioni, alla gente, ai prodotti e ai sapori tipici accompagnati dal rinomato Cesanese del Piglio, 1ª DOCG del Lazio, un vino millenario, che è di certo il più famoso, tipico e legato al suo territorio già amato dall’imperatore romano Nerva che, secondo la tradizione, colpito dal paesaggio e dalla qualità del vino, volle costruire qui una delle sue residenze estive, i cui resti sono ancora visibili.
Anche Federico II di Svevia e i pontefici anagnini Innocenzo III e Bonifacio VII accompagnavano le loro pietanze con il Cesanese del Piglio.
Il merito di tanto successo è dovuto, come descritto dal prof. Ottaviano Bottini nel suo libro “Il Cesanese del Piglio” 1942-XX, al terreno d’origine vulcanica e collinare –la cui pendenza impedisce eventuali ristagni d’acqua e permette una buona esposizione dei filari al sole – dando a questa zona ottime potenzialità enologiche, grazie anche a primavere fresche, estati molto calde, piogge non troppo abbondanti e venti scarsi.
Ritornando alla sagra dell’uva, nata nel 1972, dopo 4 lustri venne nel 1992 improvvisamente cancellata dalla giunta comunale di allora per mancanza di fondi e al suo posto i bontemponi di Piglio organizzarono un funerale rimasto storico con tanti di manifesti listati a lutto.
articolo a cura di Giorgio Alessandro Pacetti