Il patrimonio arboreo della città di Anagni da qualche decennio sembrerebbe non aver degna considerazione da parte di molti amministratori.
Per lo più inconsapevoli, forse, di quanta bellezza e contributo alla qualità della vita le piante apportano nei grandi e piccoli centri urbani.
L’attuale amministrazione Natalia non è da meno e, nella sua acclarata superficialità, riesce a fare anche di peggio.
Rattrista, dopo tre anni di richiami sulla gestione amministrativa del patrimonio arboreo cittadino, dover tuonare ancora contro il ripetersi di pessime pratiche che avremmo pensato sufficientemente comprese.
Il taglio di due grandi alberi lungo via San Giorgetto è chiaro impoverimento cittadino. Il drastico intervento è stato giustificato per presunti danni arrecati dall’apparato radicale a delle abitazioni. Non sappiamo quanto reale potesse essere il presunto danno addebitabile almeno ad uno di essi distante decine di metri dall’abitazione più prossima. Certamente le tante persone che amavano ritrovarsi d’estate sotto la loro ombra difficilmente ne saranno mai convinte.
Sconcerta vedere che le aiuole alla base di quei due alberi diventati per alcuni “troppo grandi” siano state riempite a raso con il cemento in luogo di ospitare due nuovi alberelli, un po’ più piccoli, come si conviene in un ornato arboreo cittadino.
Il 21 novembre è Giornata nazionale degli alberi, provveda questa amministrazione comunale, tra le altre iniziative, al ripristino di quelle uniche due aiole del marciapiede san Giorgetto collocandovi due giovani piante e recuperando, per quanto possibile, la situazione ereditata.
Non minore tristezza genera la vista della drastica capitozzatura praticata su quella che era una grande pianta di olmo (ulmacea) accanto al guard-rail sulla scarpata sotto strada. Un intervento che compromette le naturali funzioni della pianta fino al rischio di provocarne la morte. La pianta di olmo era nell’antichità pianta sacra per le sue mille qualità ed oggi corre il rischio di estinzione per una malattia fungina diffusa da micro insetti che cercano di infilarsi più agevolmente nel legno proprio attraverso le grandi ferite delle drastiche potature.
La capitozzatura, laddove non imposta da specifici motivi colturali o ambientali, è pratica scientificamente dannosa per le piante, pericolosa per l’uomo e, alla lunga, molto onerosa per le finanze pubbliche.
Una scriteriata potatura a capitozzo degli alberi lungo viale Regina Margherita e via Roma nel 2019 è costata a questa città già la perdita di ben cinque grandi alberi morti alla prima ripresa vegetativa. I loro scheletri ammoniscono facendo ancora misera mostra di sé nelle rispettive aiuole.
Più volte ci siamo domandati perché i cittadini debbano subire tali costi ambientali, paesaggistici ed economici per una pratica di potatura innaturale e diffusasi soprattutto per la riduzione del tempo-lavoro per alcune mediocri ditte incaricate.
I danni apportati al patrimonio comunale dalle capitozzature dell’aprile 2019 avrebbero dovuto produrre almeno consapevolezza amministrativa e inizio di buone regole ma, a ben vedere, questa amministrazione comunale continua ad essere cieca arrecando ancora insensati danni al patrimonio verde dei cittadini.
Imperdonabile la superficialità che ha fatto morire uno dei grandi platani del giardino di Piscina che, dopo anni di intensa chioma, non ce l’ha fatta a sopportare una potatura a capitozzo fuori da ogni giustificazione. Erano i primi anni del Novecento quando il giardino di Piscina veniva impiantato di platani e lecci perimetrali ad un’area impreziosita da panchine, aiuole e una bella fontana circolare centrale. Dopo oltre in secolo, ognuna di quelle piante è un monumento naturale la cui cura non può essere affidata senza una sana preventiva verifica di competenze e necessarie indicazioni tecniche colturali.
Del valore di quel grande platano ucciso dalla capitozzatura non avremo mai giusta contezza; di certo esso è pezzo di patrimonio e di storia cittadina distrutto sull’altare dell’incompetenza amministrativa e del maggior ritorno economico agli interessi privati.
Dopo tre anni del nulla e notevoli danni arrecati alla città, una chiara e netta inversione di strada nel settore del verde pubblico e del patrimonio arboreo cittadino appare improcrastinabile.
articolo a cura del dott. Nello Di Giulio del gruppo civico Anagni cambia Anagni