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    Biodigestore Frosinone: “il fai-da-te della Regione Lazio e l’opposizione dei cittadini”

    24 Gennaio 20228 Mins Read
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    Frosinone vista da Sgurgola
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    Riceviamo ed integralmente pubblichiamo la seguente nota inviata a questa redazione e sottoscritta dalle seguenti associazioni: Frosinone Bella e Brutta – ODV; Associazione Medici per l’Ambiente Frosinone; Comitato residenti Colleferro del Comitato No Biodigestori a Frosinone – Valle del Sacco

    Sul contestatissimo impianto di biodigestione della società Maestrale srl da realizzare a Frosinone, la Regione, in qualità di Autorità procedente per la valutazione di impatto ambientale (VIA), ha convocato il 20 gennaio 2022 la 3° ed ultima riunione “conclusiva” della Conferenza di servizi (CdS) per l’emissione del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR), che comprende la VIA ed altri titoli abilitativi, in quanto questo tipo di progetto necessita di una serie di atti amministrativi che devono essere adottati obbligatoriamente in CdS.

    Il progetto, del 2019, è finalizzato a realizzare, in oltre 6 ettari (quanto 9 campi di calcio circa) nell’area industriale del Comune – classificata zona sismica B – un impianto che prevede la produzione di biometano e compost con l’utilizzo della frazione organica del rifiuto solido urbano (FORSU), come il maleodorante scarto di cucine e mense. Costo complessivo dell’investimento 20 milioni di euro.

    A Frosinone arriveranno da altri Comuni e territori fuori provincia 50 mila tonnellate l’anno di rifiuti organici da raccolta differenziata per essere trasformati, attraverso il processo anaerobico, in fertilizzante e biometano da trasportare nei luoghi di distribuzione mediante autocisterne. 

    La ricaduta occupazionale sul territorio è di sole 9 unità, mentre il transito di 16 tir al giorno (il doppio in E/U per 298 giorni anno) è il danno a carico della salute umana e dell’ambiente.

    Ad Anagni, a poco più di 20 km di distanza, è aperto l’iter per un altro biodigestore da circa 84 mila tonnellate l’anno, a fronte di una provincia che produce appena 38.734 tonnellate di FORSU l’anno su una popolazione di 473.467 abitanti (Ispra 2020). La ciociaria a servizio di Roma e non solo!

    Una Conferenza di servizi “fiume” con inizio delle attività dalle 10 fino alle 16.30 circa e che ha avuto uno svolgimento ed un esito imprevedibile, di cui sintetizziamo i passaggi più importanti.

    Oltre ad Enti ed Autorità (molti assenti, come il Ministero della Transizione ecologica) la Regione ha convocato i Comuni territorialmente interessati per vicinanza, i quali tuttavia, tranne quello di Frosinone, non hanno partecipato, nonostante la costituzione prima della CdS, della Consulta ambientale permanente dei Sindaci proprio in opposizione al biodigestore.

    Sempre presenti invece associazioni e comitati, che hanno avversato il progetto presentando osservazioni (Medici per l’ambiente, Frosinone Bella e Brutta, Comitato residenti Colleferro).

    E mentre il proponente era assistito da una folta delegazione di consulenti, brillavano per la loro assenza il Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario regionale (DEP Lazio), Arpa Lazio e Asl di Frosinone, ovvero le Amministrazioni pubbliche preposte alla tutela e alla diretta verifica di interessi “sensibili” quali quelli ambientali, della salute o della pubblica incolumità. 

    L’ Arpa, l’organo tecnico “rinforzato” ha trasmesso una mera nota di rinvio, ipotizzando un parere che, con nostra grande contrarietà, non vi è alcuna certezza che venga acquisito in tempo utile alla conclusione della 3a CdS. 

    La Asl invece, assente anche in questa come in tutte le riunioni, vanificando ogni nostra pressante richiesta di partecipare alla CdS e di dichiararsi contraria, ha trasmesso un parere favorevole “condizionato”.

    Nell’avversare lo scarno parere della Asl, osserviamo che non vi è alcun riferimento allo stato di salute degli abitanti e all’urgenza di avviare indagini epidemiologiche, così come previsto anche dall’Accordo di programma del 2019 sulla bonifica del sito di interesse nazionale (SIN) valle del Sacco, studio che addirittura ancora non risulta pianificato. 

    Circa l’inatteso parere della Asl, che contestiamo con forza, osserviamo che è stato formulato in assenza totale di indagini epidemiologiche regionali e sanitarie locali attualizzate.

    La Asl riserva numerose e rilevanti prescrizioni alla Maestrale Srl in merito alla necessità di monitoraggio ambientale, rilevando valutazioni poco realistiche ed efficaci degli impatti emissivi, a conferma della riconosciuta grave capacità impattante sulla salute e sull’ambiente. Ma la gravità della situazione sanitaria della valle del Sacco, richiederebbe, da parte della stessa Asl, azioni preventive e non da posticipare a danno concretizzato dopo l’entrata in funzione del biodigestore. Doverosa da parte della Asl la rigorosa attuazione di ogni precauzione, anche per la mancanza di dati epidemiologici da sempre promessi e mai realizzati. Peraltro, tali controlli, vengono puntualmente dichiarati non realizzabili per assenza di risorse regionali, atti a garantirli per legge.

    Degno poi di nota il fatto che la Asl nella premessa al parere esprime chiaramente le sue perplessità: “in merito alla realizzazione di QUALSIVOGLIA attività che preveda la BENCHÉ MINIMA POSSIBILITA’ di emissione di ULTERIORI inquinanti ambientali in un territorio ricompreso nel perimetro del SIN della Valle del Sacco”.

    E’ palese dunque la contraddizione fra questa premessa e la conclusione di parere condizionato, che non tutela né la Asl, né i Sindaci chiamati ad esprimere il parere sanitario sull’eventuale autorizzazione integrata ambientale (AIA).

    Vedere, ad esempio, la dichiarazione della Provincia di Frosinone, in 3ª conferenza, che cita l’assenza di personale per l’espletamento dei controlli di aria e suolo. Chi allora tutela i cittadini?

    Nel grave contesto sanitario della valle del Sacco chiediamo che almeno si convochino in CdS anche il Ministero della salute e l’Istituto Superiore di Sanità.

    In sede di Conferenza anche l’Area urbanistica della Provincia di Frosinone, la Sovrintendenza archeologica della Provincia di Frosinone ed il settore pianificazione territoriale del Comune di Frosinone hanno espresso pareri di dissenso qualificati.

    Un tema di contestazione ha riguardato la certificazione boschiva richiesta dalla Regione, che non ha riportato in atti la documentazione prodotta dall’Amministrazione di Frosinone, bensì inusualmente ha accolto il parere dell’agronomo, consulente della Maestrale srl. Riteniamo che il parere di parte privata non possa prevalere e sostituire quello pubblico del Comune.

    Gli altri pareri sono risultati favorevoli ma pesantemente condizionati e sottoposti a prescrizioni nonché assoggettati a determinati adempimenti e controlli successivi.

    In seno alla Conferenza la Regione non detiene una funzione di parte, ma deve valutare ogni singola posizione e/o parere, poiché il suo scopo è quello di bilanciare gli interessi pubblici primari e privati. La sua decisione finale non è quantitativa, ma qualitativa in rapporto all’interesse specifico tutelato, dovendo svolgere il complesso ruolo di mediazione e contemperamento delle diverse posizioni.

    In tale ottica la Regione non si limita a calcolare la somma dei pareri pro e contro, ma deve arrivare ad una sintesi di tutte le ragioni emerse e degli interessi rappresentati, privilegiando quelli vincolanti e adottare la determinazione motivata di conclusione della Conferenza sulla base delle posizioni prevalenti. 

    Nel definire il giudizio di prevalenza, tuttavia, la Regione spesso esercita un significativo potere discrezionale e può chiudere negativamente la Conferenza qualora vi sia l’opposizione anche di una sola Amministrazione, il cui interesse pubblico sia meritevole di tutela.

    A nostro giudizio, la Conferenza sulla Maestrale srl – come accaduto per l’impianto di Ferentino, che non venne autorizzato in quanto ricadente nel SIN valle del Sacco da bonificare – si sarebbe dovuta chiudere con il parere negativo della Regione nel rispetto del principio di collaborazione tra Istituzioni, sulla base della valutazione tecnica dei pareri e della prevalenza degli interessi pubblici. 

    Non si comprende come l’Area VIA regionale, senza il parere positivo di Arpa, con i pareri negativi della Provincia di Frosinone, del Comune di Frosinone, della Sovrintendenza archeologica e senza interpretare il parere condizionato della Asl non abbia chiuso negativamente la Conferenza, come atteso, mantenendola aperta, ed abbia invece dato parere favorevole condizionato con alcune prescrizioni. 

    La Regione, fatta salva la sua autonomia organizzativa, che non è in discussione, avrebbe dovuto operare, a nostro avviso, con maggiore certezza nell’applicazione delle procedure per lo svolgimento della riunione, dichiarando parere contrario al biodigestore. 

    Invece ha deciso di riconvocare la Conferenza, considerando la riunione appena conclusa come una fase che proseguirà in un successivo incontro, decisione sulla quale si sono dichiarati contrari associazioni e comitati. 

    La 3°Conferenza, dunque, con anomala procedura è stata dichiarata ancora aperta dalla Regione, che ha concesso alla Maestrale srl ulteriori 30 giorni ed ha aggiornato la riunione con un espediente procedurale davvero discutibile.

    Il rinvio è dovuto ai tempi necessari alla società per acquisire l’autorizzazione unica ambientale, risultante mancante agli atti e mai evidenziata nelle due precedenti Conferenze.

    Qualora nella “seconda” parte della 3° Conferenza la Regione dovesse adottare la determinazione di conclusione della Conferenza sulla base delle posizioni prevalenti espresse dalle Amministrazioni partecipanti chiederemo a quelle che hanno espresso parere qualificato sfavorevole al progetto di esercitare l’azione di autotutela.

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