Il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti verso le genti della Valle del Sacco, come la Volpe di Teumesso, gigantesca, inviata dagli dei per punire e oltraggiare gli uomini. Gli abitanti condannati a malattie e cause di morte mai veramente studiate nella genesi, in assenza totale della strutturazione di un piano epidemiologico degno della situazione e indispensabile per la iniziale risoluzione della sofferenza, che la popolazione ha subito e tuttora subisce.
Condizione sanitaria che seppur malevola, purtuttavia, appare da sempre palesemente assente nei pensieri della consorteria regionale del governatore che, via via negli anni, ha sostenuto tesi e considerazioni diverse sul SIN della Valle del Sacco, proiettate probabilmente verso esclusivi temi di propaganda utili, anzi utilitaristici e strumentali nei confronti del momento in cui venivano espressi. Ed ecco che la Giunta Regionale Zingaretti nel 2014, dopo il declassamento del “Bacino Fiume Sacco” da Sito di Interesse Nazionale (SIN) necessitante di bonifica a Sito di Interesse Regionale (SIR) da parte del Ministro dell’Ambiente Clini del Governo Monti, presentava ricorso al TAR al fine di RIACQUISIRE il SIN.
La ottenuta riconquista del SIN agli amministratori regionali risultava forse utile, aquell’epoca, per accedere ai fondi pubblici, cioè i soldi stanziati per la bonifica? A tal scopo tornavano forse utili i reali ed inconfutabili dati pessimi della qualità dell’aria, gli interramenti di scorie tossiche nell’ambito delle quali si faceva riferimento anche alla testimonianza di Schiavone, le mucche uccise dal cianuro, la tragedia della Marangoni in Anagni con fuoriuscita di nero fumo e per la quale solo recentemente si è giunti ad un rinvio a giudizio dei presunti responsabili, la presenza della diossina nello stesso territorio, il betaesaclorocicloesano nel Sacco, la storia dell’arsenico presente nelle acque dei rubinetti delle abitazioni della popolazione di Ceccano ed ancora tanto altro?
Forse essere SIN è risultato ancora comodo e vantaggioso anche nel 2019, al momento degli accordi di programma sottoscritti tra il Ministro dell’Ambiente ed il Presidente della Regione Lazio? Improvvisamente, con sprezzante giravolta, il giorno 28 aprile 2022, Zingaretti ha chiesto per la Regione Lazio la sospensione, eccetto le aree ripariali del fiume Sacco, del decreto di perimetrazione del SIN, durante, non certo a caso, un suo intervento pressol’Assemblea Generale di Unindustria. Il SIN, prima difeso ed utilizzato, oggi dismesso e vilipeso.
Decreto SIN da Zingaretti definito addirittura “..figlio di errori ed illusioni che hanno finito nel tempo per bloccare tutto” con il plauso di Buschini e Battisti. Propaganda aperta a favore di facilitazioni per gli imprenditori investitori, rinnegando totalmente la funzione di difesa del territorio insita nel SIN, a salvaguardia della salute della gente.
IL SIN incriminato quale causa del blocco degli investimenti, padre della burocrazia di cui si sarebbe reso responsabile. Burocrazia rivelatasi però favorente e solerte per le approvazioni relative le strutture dedicate al trattamento dei rifiuti, siano essi biodigestori, inceneritori e discariche. Un colpo di spugna e tutto cancellato: il lutto delle famiglie colpite, le malattie che imperversano, la fertilità dei giovani maschi compromessa, le cardiopatie ischemiche che aumentano, le malattie respiratorie dell’infanzia e dell’età adulta, i tumori del sangue e le giovani età colpite, le malattie degenerative, la pericolosità di alimenti non raccomandati già da tempo, poiché derivanti da coltivazioni edallevamenti in seno le aree del SIN.
Inquietante il silenzio e l’assoggettamento degli accoliti. Un SIN che echeggia ancora del monito del Procuratore De Falco, che al tentativo iniziale delle lobby di azzerarne il significato ribadì, con fermezza, l’impossibilità di disconoscere lo stato di salute del territorio, caratterizzato, peraltro, dalla assenza di studi epidemiologici regionali fermi al 2012.
Epidemiologia esplicitata, in attuale, attraverso un surrogato di servizio call center che, proprio in considerazione della delicatezza ed importanza dell’argomento, potrà rivelarsi, in funzione della modalità esecutiva, fuorviante se non addirittura dannosa per le conseguenze applicative sul territorio. E’ la malattia che resta l’argomento potente e più scomodo. Malattia ora indegnamente disconosciuta, scimmiottata e negata, che Zingaretti, purtroppo, non potrà cancellare con un suo gesto. Risparmi almeno l’offesa a noi tutti, figli veri di questa terra.
articolo a cura di Giovanbattista Martino, coordinatore Medici di Famiglia per l’Ambiente di Frosinone e Provincia