Da anni, e non demordiamo, chiediamo al Comune di Colleferro e alla Regione Lazio di acquisire i documenti, dal 2008 ad oggi, sulla contaminazione storica del suolo, sottosuolo e acque sotterranee di colle Fagiolara, memori del fatto che nel 2014 era stato riscontrato il superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) delle suddette matrici ambientali, nonché l’atto amministrativo di chiusura definitiva del sito, i piani di gestione operativa, post-operativa, di ripristino ambientale, il piano di sorveglianza e controllo e la verifica di stabilità.
Abbiamo anche chiesto le più importanti relazione e verifiche sulla gestione e sul controllo della discarica, previste dalla normativa, ma quelle che ci hanno messa a disposizione sono tutte “datate”. Ci domandiamo con quale rigore sia stata gestita la discarica dalla società Lazio Ambiente spa se i documenti sono vecchi e non rispondenti ai dettami della normativa di settore, che ha subìto nel frattempo numerose modifiche legislative.
Il Comitato residenti Colleferro nel 2021 ha presentato ricorso al Tar del Lazio nei confronti della Regione che ha evaso la richiesta di accesso agli atti parzialmente, rendendo disponibili solo alcuni documenti, peraltro non aggiornati. Siamo in attesa che il procedimento instaurato davanti al Tar si concluda.
Comune di Colleferro e lo scarica barile
Le nostre istanze di accesso agli atti non sono state accolte e nessuno si è preoccupato di risolvere la questione quindi non abbiamo ricevuto la documentazione richiesta. Ci risulterebbe non redatto il rapporto sulla verifica di stabilità della discarica, sollecitata dalla Relazione tecnica del dottor Rizzo nel 2017, su incarico del Comune di Colleferro.
Solo tramite la risposta “concessa” ai Consiglieri comunali Sofi e Patrizi l’11.2.2022 dall’Assessore all’Ambiente, Calamita, abbiamo dedotto che tale verifica non sia stata eseguita, poiché sul punto si è rifiutato di rispondere. A distanza di anni, nulla risulta essere stato fatto in tal senso, nonostante il potenziale rischio di instabilità evidenziato nella citata relazione tecnica.
In Consiglio comunale l’Assessore è stato clemente e ha precisato che il progetto di capping e le relative indagini saranno realizzate da Lazio Ambiente spa e che il piano di gestione post-operativa è in via di aggiornamento autorizzativo.
Ha di fatto ammesso pudicamente che la discarica il 16 gennaio 2020 non è stata chiusa dalla Regione e questa haottemperato al pagamento delle due rate 2020 e 2021, circa 3 milioni di € a favore della società?
In Consiglio conferma che la gestione della discarica sarà affidata a Minerva (come è avvenuto) e che il materiale per livellare la gobba di cammello assunta dalla conformazione del sito di discarica sarà solo la terra – quindi siamo sicuri che non sarà la FOS, frazione organica stabilizzata, come preannunciato dalla Regione l’11.1.2020 – senza aggiungere informazioni più precise circa i tempi per il riempimento della “buca”, da circa 180 mila metri cubi, dopo oltre 2 anni.
Lo scorso 3 giugno il Sindaco Sanna ritorna sull’argomento e continua con gli annunci su FB ma scrive un’altra cosa, e cioè che “parte il post mortem della discarica chiusa”, come se fosse stato rilasciato il certificato di chiusura, ai sensi dell’art. 12 comma 2, del Dlgs n. 36/93. Sta dicendo che il progetto di chiusura è stato approvato? Sostanzialmente dichiarare la chiusura significa dire che il progetto è stato rispettato e che tra le tante cose è stata verificata la stabilità del sito?
Il giorno successivo i due Amministratori pubblicano un comunicato nel quale non pronunciano mai le parole “chiusura definitiva della discarica” e i toni sono molti diversi da quelli usati su FB. In sostanza scrivono che la discarica non è chiusa e che il progetto di chiusura deve ancora essere autorizzato.
Solo per precisazione: i 30 anni di gestione post mortem partono dal momento in cui finiscono le operazioni di chiusura, che ancora non sono autorizzate. La Regione benevolmente “garantirà le risorse economiche” che paghiamo noi cittadini e il Comune farà i profitti, ma “girerà” al consorzio Minerva (alias i Comuni soci) solo una parte e gli eventuali residui saranno impiegati a discrezione dall’Amministrazione colleferrina.
Si paventano sorprese sugli “eventuali utilizzi anche più importanti della sola copertura” della discarica, senza dire quali, forse non proprio il museo che era stato promesso, ma per ora non vogliamo ipotizzare altro. Su come colmare l’invaso per eliminare le due gobbe e sulle fideiussioni scadute continuano a non dire nulla. Delle garanzie finanziarie ce ne siamo preoccupati noi, presentando una denuncia alla Procura di Velletri.
Conclusione
Il Dlgs n. 36/2003, riguardante le discariche di rifiuti ed in particolare il recepimento delle collegate direttive europee, prevede che tra gli elaborati necessari per il rilascio dell’autorizzazione all’esercizio di una discarica vi siano i piani che abbiamo detto in premessa.
Inoltre lo stesso decreto evidenzia la necessità di effettuare la verifica di stabilità anche nel corso della coltivazione della discarica.
La valutazione dei documenti progettuali disponibili e degli studi effettuati volti a definire lo spostamento della rete elettrica di alta tensione interna al sito, ha evidenziato, tra l’altro, le seguenti rilevanti carenze:
– rilascio autorizzazione AIA in assenza di documenti essenziali quali il piano di ripristino ambientale, piano di gestione post-chiusura, piano di sorveglianza e controllo post-operativa
– assenza di verifiche e controlli di stabilità, ai sensi del suddetto decreto ed anche a seguito di quanto evidenziato dal dott. Rizzo.
La ripartizione delle funzioni tra organi di governo politici e organi burocratici della Regione e del Comune non esonera il Sindaco Sanna dalla Sua responsabilità per aver dichiarato impropriamente “chiusa” la discarica di Colleferro, di competenza dell’Ente sovraordinato regionale. In realtà l’atto finale non è stato ancora adottato e addirittura ingenuamente l’Assessore Calamita preannuncia la richiesta di avvio del procedimento.
Il Sindaco non può ritenersi “liberato” dei Suoi doveri verso i cittadini e gli organi di giustizia amministrativa per mancata vigilanza e/o inosservanza delle prescrizioni dettate nelle autorizzazioni regionali, dato il suo ruolo di vertice dell’Amministrazione comunale e di Ufficiale di Governo, che ha il potere di emanare ordinanze contingibili e urgenti a tutela della salute pubblica e dell’ambiente.
E’mancata, a nostro avviso, volutamente l’integrale tutela della salute pubblica, l’osservanza della normativa di settore, la preservazione del paesaggio, la tutela e la salvaguardia della qualità ambientale e degli equilibri delle sue singole componenti, nonostante precise disposizioni in materia di governo del territorio. A corollario di tutto ciò assume una spiccata gravità il reclamo inascoltato di costituire l’Osservatorio ambientale e garantire una informazione diffusa, segno di una mancanza di democrazia e di trasparenza dell’agire amministrativo, prova tangibile di quanta poca cultura della legalità c’è in questo nostro Paese.
nota stampa a cura di Ina Camilli, rappresentante del Comitato Residenti Colleferro