Sono tre donne le vincitrici della prima edizione del premio di laurea Valentina Liboni voluto dall’associazione Iemig, gruppo italiano di interesse per la medicina di urgenza, per valorizzare chi tra medici e infermieri ha deciso di impegnarsi in questo ambito sanitario, il più complesso in termini di carichi di lavoro, rischi e inadeguatezza degli stipendi.
Anche quest’anno come lo scorso anno, la cerimonia ha avuto il patrocinio dell’Accademia Bonifaciana di Anagni e la presenza dello stesso Rettore Presidente Gr. Uff. Prof. Sante De Angelis, accompagnato tra gli altri, per l’occasione dal segretario dell’Istituzione Mauro Camicia, dal Delegato della Regione Toscana Cav. Paolo Iuso, da Mons. Sergio Maurizio Soldini e dagli accademici Col. dei Carabinieri Angelo Silvestri, Rag. Alessandro Zella, Mattia Afilani e Luigi Carofano.
La premiazione si è tenuta nei giorni scorsi, all’Art Hotel, alla presenza dei familiari di Valentina Liboni, l’infermiera del pronto soccorso di Prato, morta nell’agosto del 2021 all’età di 39 anni a causa di un male incurabile e di diverse autorità locali pratesi, tra cui il Sindaco Dott. Matteo Biffoni, del Vicario Generale della diocesi di Prato mons. Daniele Scaccini, del Presidente della provincia di Prato Dott. Francesco Puggelli, con l’adesione del Prefetto di Prato Dott.ssa Adriana Cogode, deò questore Dott. Giuseppe Cannizzaro e del Comandante Provinciale dei Carabinieri Francesco Zamponi.
Le vincitrici, scelte da una giuria di accademici, sono: Stefania Gemma di Roma, laureata in Medicina e chirurgia con una tesi su anticoagulanti e trauma cranico; Sara Montemerani di Siena, specializzata in Medicina d’urgenza con una tesi sull’integrazione tra territorio e ospedale attraverso il pronto soccorso durante la pandemia, Giulia Biagi di Pisa, laureata in scienze infermieristiche con una tesi sull’educazione alle manovre di rianimazione nelle scuole. A ciascuna di loro andrà un assegno di mille euro.
La serata è stata anche l’occasione per riflettere sullo stato di salute della Medicina d’urgenza. Il direttore del dipartimento di emergenza urgenza e capo del pronto soccorso pratese, Simone Magazzini, ha puntualizzato nuovamente che il settore non è in crisi, è l’uso che se ne fa che lo rende tale: “I medici di emergenza devono tornare a occuparsi solo di emergenze, quello per cui hanno studiato. Se fai un turno di 12 ore senza vedere mai un’emergenza ma facendo il lavoro delle medicine in attesa che al paziente venga assegnato un posto letto, è chiaro che poi decidi di lasciare il pronto soccorso e andare a fare l’internista per davvero. Facciamo cinque specialistiche in una e di corsa. Questo non è sostenibile”.
Un carico di stress, per giunta mal pagato, che è alla base della grande fuga dei sanitari dai pronto soccorso e dei nuovi concorsi, sempre semideserti.
Per il professor Carlo Rostagno della scuola di specializzazione di Firenze “la politica deve prendere in mano la situazione. L’attività dei pronto soccorso è stata stravolta. È necessario riformare tutto il servizio sanitario e auspico una sinergia vera tra la politica i professionisti”. Il collega di Siena, Giuseppe Martini, ritiene sia necessario cambiare il sistema di reclutamento mentre il professor Lorenzo Ghiadoni di Pisa è necessario “non agire a monte ma a valle. C’è una mancanza di vocazione per problemi di lavoro e di salario. Quelli della nostra regione sono tra i più bassi d’Italia. Una soluzione potrebbe arrivare dal garantire mille euro nette in più al mese a chi lavora nei pronto soccorso. Chiediamoci perché la specialistica più richiesta è oculistica”.
Anche Dante Mondanelli, vicepresidente dell’ordine dei medici di Prato, è sulla stessa lunghezza d’onda: “Il contesto è difficile perché sono stati tagliati migliaia di posti letto in zona distretto e a livello nazionale sono stati posti dei paletti assurdi all’assunzione di personale. Il nostro è il mestiere più bello del mondo perché ci permette di prenderci cura degli altri. Il sistema deve consentirci di fare ciò per cui ciascuno di noi è stato formato”.
Nodi che giorno dopo giorno vengono al pettine nella indifferenza quasi totale o nell’incapacità di chi è chiamato ad amministrare il Paese. La scelta delle tre giovani vincitrici del premio e la tenacia che ogni giorno dimostrano i medici e gli infermieri del pronto soccorso, di Prato come di tutta Italia, tengono accesa la speranza che nel frattempo qualcosa cambi, a livello regionale e a livello nazionale.
“Una iniziativa meritevole e degna di essere patrocinata e seguita – ha detto entusiasta il Rettore Presidente Sante De Angelis – perché mette al centro la salute. La Bonifaciana, fin dalla scorsa edizione ha inteso diffondere insieme alla Iemig, la consapevolezza nei cittadini e nelle Istituzioni, sull’importanza di avere servizi di Pronto Soccorso efficienti, competenti e ben organizzati, per il grande valore che essi hanno, sulla riduzione della morbilità e mortalità, in situazioni sanitarie di emergenza. Soprattutto in questi ultimi due anni, con l’emergenza Covid19, è risultato chiaro quanto l’attività di prima linea, rispetto gli ospedali, operata in tutti i Pronto Soccorso d’Italia, abbia fatto da argine a un fiume in piena, pur con le note e croniche difficoltà di carenze strutturali e di personale. I Pronto Soccorso sono l’unica struttura sanitaria che non chiude mai e i professionisti dell’emergenza-urgenza sono sempre presenti, per prendersi cura dei pazienti, in ogni giorno e in ogni momento dell’anno, 24 ore al giorno, in qualunque situazione, affrontando qualunque problema, anche sociale”.
Nell’attesa Iemig, nata dalla volontà dei dottor Alessio Baldini e Franco Lai del pronto soccorso di Prato, rispettivamente presidente e vicepresidente di Iemig, proseguirà il suo lavoro di approfondimento e divulgazione per aggiornare le conoscenze degli operatori del settore sugli standard di cura della medicina d’urgenza. Un lavoro che vedrà una collaborazione più stretta con gli atenei toscani affidata a Franco Lai, anche lui accademico “bonifaciano”.