“L’intenzione della Sanofi S.r.l. di operare una “cura dimagrante” – il grasso superfluo è rappresentato dai lavoratori dello stabilimento di Anagni – è stata un fulmine a ciel sereno per i lavoratori. Ma, certamente, non per le segreterie provinciali confederali e per la RSU“; ad affermarlo in una nota inviata a questa redazione è il coordinamento provinciale di Frosinone dell’Unione Sindacale di Base subito dopo la pubblicazione della notizia, su questo giornale, del previsto licenziamento di 45 persone dallo stabilimento Sanofi di località Volcanello di Anagni.
“Come la stessa direzione fa sapere, aveva preavvertito questi signori, prima, nell’incontro del 21 settembre scorso e, poi, in quello del 10 ottobre 2022 – è scritto nella nota – della cosa, questi signori, hanno ritenuto di non dover far parola con i lavoratori, se non solo, con il vergognoso comunicato affisso il 18 ottobre 2022, ovvero, il giorno dopo l’avvio formale della procedura di licenziamento collettivo“.
“È evidente – prosegue la nota dell’USB – come si possa attribuire uno scarso valore, alla possibile azione di chi pone in essere simili comportamenti. Nel merito della questione, se da una parte appare risibile l’affermata “indispensabilità” di procedere al licenziamento di 1/2 unità intere ad intere aree organizzative”, la questione sostanziale è rappresentata dalla previsione di una drastica riduzione del personale operaio, ovvero degli operatori sulle linee e degli analisti”.
“La società, in proposito, fa riferimento a una riorganizzazione produttiva in gran parte di là da venire e, di fatto, con reali conseguenze molto più gravi da quelle rappresentate.
Infatti, per quanto riguarda l’area Packging – Inspection gli attuali lavoratori in realtà non sono gli 80 dichiarati, ma dovrebbero essere 87“.
“In proposito – prosegue, ancora, la nota – l’azienda e suoi interlocutori di comodo, fingono di non sapere che nell’area vi sono anche 17 lavoratori precari, legati, con un cappio al collo, da un contratto a termine. Inoltre, non bisogna dimenticare le altre 11 “vittime”, affette da Staff Leasing. Mentre nel Bio Tech Prod, la “vittima” è solo una, ma 15 lavoratori sono a “termine”… in sostanza, allora, non volendo pensare che l’azienda voglia liberarsi di lavoratori cosiddetti garantiti, sostituendoli con soggetti quasi liberamente ricattabili (come diceva qualcuno: “a pensar male si fa peccato, ma…”), dobbiamo ritenere come gli effettivi esuberi non siano i 45 dichiarati, ma ben 89“.
“Infatti, da un punto di vista sociale, la facilità con cui l’azienda può liberarsi del personale non gradito, non rende meno indecente l’obbiettivo di garantirsi un margine di profitto prefissato. Margine che, l’uso reiterato di inglesismi (incongrui per una multinazionale francese), non rende meno cinico”.
“Nel merito, allora, se la società ha intenzione di porre in essere la strategia dichiarata, non deve pensare che questo possa avvenire attraverso l’azione compiacente, di chi ha già dimostrato di voler governare il processo, gettando acqua sulla rabbia dei lavoratori.
Se licenziamenti ci dovranno essere, questi dovranno essere individualmente concordati.
Con il riconoscimento di un indennizzo, tale da non determinare, anche in prospettiva, il rischio, per la persona coinvolta, di giungere ad una condizione di esclusione sociale“.
“Per quanto riguarda contratti a termine e Staff Leasing, l’attuale gravissima situazione economica e sociale non può consentire che questi lavoratori perdano la già ridotta ed insufficiente attuale capacità reddituale. Dovranno, quindi, essere trovate le forme, le modalità e la maniera perché i medesimi non siano sospinti nella condizione disperante della disoccupazione. Come USB, esclusi dalle consultazioni in atto, non mancheremo di proporre, sostenere e supportare ogni possibile azione, sia di lotta che legale a tutela di tutti i lavoratori e lavoratrici dello stabilimento di Anagni“.