Oggi, sabato 29 ottobre, è la Giornata mondiale dell’ictus (World Stroke Day).
La campagna, quest’anno, è incentrata sull’importanza della tempestività del riconoscimento e trattamento dell’ictus, e lo slogan #tempoprezioso è più che mai indicativo.
Approfondiamo i temi della patologia, oggi prima causa assoluta di disabilità, ed un terzo delle persone colpite che sopravvive con un grado variabile di invalidità residua, con il Presidente Eletto ISA-AII (Associazione Italiana Ictus) Dott.ssa Paola Santalucia, neurologa e dirigente medico della Asl.
Proprio ieri l’ISA-AII ha lanciato in conferenza stampa, in collaborazione con A.LI.Ce (Associazione per la lotta all’Ictus Cerebrale), il secondo appuntamento della campagna Strike on Stroke.
Dott.ssa Santalucia, quali sono i segni che una persona deve tenere presente per riconoscere l’ictus?
Possiamo essere in presenza di ictus quando c’è anche uno solo di questi segni: bocca storta, pesantezza ad un arto, difficoltà a parlare, sono i segni dell’acronimo FAST: Face (faccia), Arm (braccia), Speech (linguaggio), Time (tempo). In presenza anche solo di un segno non si deve perdere tempo, occorre immediatamente chiamare i soccorsi (112 o 118). La tempestività del trattamento è fondamentale, in un solo minuto vengono perduti irreversibilmente 2 milioni di neuroni, ciò che rappresenta il correlato di una funzione specifica. In un’ora si perdono circa 3 anni e mezzo di vita del paziente, e complessivamente per un ictus non trattato ben 37 anni di vita.
Si può curare l’ictus? Qual è il trattamento?
Si, è possibile curare l’ictus attraverso i trattamenti specifici che sono la trombolisi da eseguire al massimo entro 4 ore e mezza dall’esordio dei sintomi e la trombectomia meccanica al massimo entro 6 ore dall’esordio dei sintomi e in casi iperselezionati è indicata una estensione della finestra terapeutica. In qualche caso gli interventi sono combinati, entrambi sono sensibili al trascorrere del tempo, dunque prima vengono eseguiti e più opportunità ci sono per recuperare la funzione perduta e ridurre la disabilità e in alcuni casi anche la morte.
Com’è composta la rete in Italia?
È distribuita su tutto il territorio e prevede centri di primo livello (spoke), dove si esegue la terapia trombolitica, e di secondo livello (hub), nei quali è presente la neuroradiologia interventistica e dunque il trattamento di rivascolarizzazione meccanica endovascolare, vale a dire la trombectomia meccanica. Se il paziente arriva in un centro spoke, viene sottoposto al trattamento trombo litico endovenoso e può essere trasferito, sulla base dell’indicazione clinica e della selezione basata sulle neuroimmagini, in un centro hub per essere sottoposto a trattamento endovascolare, per poi tornare nelle UTN (Unità di Terapia Neurovascolare) degli ospedali territoriali.
Con il Dottor Maurizio Plocco, responsabile dell’UTN dello Spaziani di Frosinone entriamo nel dettaglio dell’attività della Asl di Frosinone.
Com’è organizzata la rete ictus della Asl di Frosinone?
Si caratterizza come spoke, sede di UTN di primo livello, della rete area sud della rete regionale che prevede il Policlinico di Tor Vergata di Roma come centro hub, dove il paziente viene centralizzato da tutto il territorio provinciale dal 118 previo colloquio con il medico neurologo di guardia dell’UTN di Frosinone. Qui presso il PS dello Spaziani di Frosinone, con percorso intraospedaliero ben codificato, il paziente viene sottoposto alla diagnostica indicata per ictus acuto, quindi Tac, AngioTac con studio di perfusione e, in casi indicati, Risonanza Magnetica e terapia trombolitica. Qualora venga diagnosticata un’occlusione trombotica di un grosso vaso intra cerebrale, il paziente viene trasferito presso l’hub regionale di riferimento per l’eventuale trattamento endovascolare di trombectomia meccanica. La procedura di trombo lisi endovenosa viene eseguita entro i 45-60 minuti dall’arrivo del paziente in PS. Successivamente torna a Frosinone per il ricovero in UTN dove si dà il via alla seconda fase, quella della cura e diagnosi dell’ictus, con inizio precoce del percorso riabilitativo che continuerà successivamente nelle strutture dedicate. Il paziente viene preso in carico a 360 gradi attraverso una gestione multidisciplinare e multiprofessionale, per dare inizio al percorso riabilitativo di recupero delle funzioni.
Quali sono i dati degli interventi?
Negli ultimi due anni mediamente vengono effettuate presso il nostro centro 150 procedure annuali di trombolisi, a cui nel 30% circa dei casi, viene associata una trombectomia meccanica. Vengono anche ricoverate emorragie cerebrali spontanee non di interesse neurochirurgico con un miglioramento notevole dell’outcome dei pazienti, soprattutto con minore disabilità residua post evento, migliorando quindi anche i costi sociali diretti e indiretti per le famiglie.
Quali sono i progetti futuri della Asl di Frosinone?
Stiamo lavorando in armonia con la Regione Lazio affinché il nostro diventi di secondo livello, quindi un hub. Con la radiologia interventistica, sulla cui attivazione l’Azienda sta procedendo, anche grazie al finanziamento stanziato dall’Assessorato alla Salute, saremo in grado di eseguire l’intero trattamento dell’ictus e i pazienti non dovranno più essere spostati a Tor Vergata.