Il 4 novembre, è noto, si ricorda la fine della Prima Guerra Mondiale. La Grande Guerra cessava con la sottoscrizione dell’armistizio tra il nostro Paese e l’impero austroungarico sconfitto tra le cime delle Alpi orientali. Circa 16 milioni di morti, più di 20 milioni di feriti fanno della Grande Guerra uno dei conflitti più sanguinosi della storia. In tale smisurato quadro di lutti e sofferenze, furono anzitutto i soldati che avevano fortunosamente scampato la morte a voler ricordare la fine della guerra con diverse apposizioni di lapidi commemorative e messe di suffragio ai caduti.
Molte famiglie si unirono a chi aveva perso un figlio o un fratello realizzando a proprie spese piccoli sacrari in una cappella di chiesa o in un qualche angolo di spazio pubblico. Iniziava, così, dal dolore profondo delle persone la commemorazione del sacrificio di tanti giovani morti e dispersi sul famigerato fronte di guerra. Successivamente, con l’intervento dello Stato, si avvia il solenne ritorno della salma del Milite Ignoto, l’accentuata retorica del regime, e si sviluppava una vera e propria architettura monumentale celebrativa comprendente l’ideazione di parchi e viali della Rimembranza.
La città di Anagni, che ha dato molte giovani vite alla Grande Guerra, registrava la realizzazione del notevole Monumento ai caduti con lo splendido Parco della Rimembranza a seguito di concorso comunale vinto dall’architetto Del Debbio (1923) con opera dello scultore Narciso (Volterrano) Volterrani. L’inaugurazione dell’intero complesso avvenne, con grandi onori, il 28 ottobre 1931.
Nel frattempo alcune famiglie unite dal dolore della morte avevano costituito l’Associazione per la CappellaVotiva nella Chiesa di Sant’Agostino insieme a Padre Camillo Fontana parroco della chiesa di Sant’Angelo e Padre Michele de Angelis parroco di San Giovanni de Duce. Una lampada artistica nel mezzo della Cappella sarebbe dovuta rimanere perennemente accesa in segno di speranza di un’altra vita. L’inaugurazione avvenne il 4 Novembre del 1921.
Purtroppo il Sacrario del ricordo è divenuto inaccessibile ai famigliari dei caduti e a tutto il popolo anagnino per la chiusura della chiesa di Sant’Agostino, a seguito di provvedimento del Sindaco del 3 Novembre 2018, per via di una supposta instabilità della grande croce dell’edificio.
La chiesa di Sant’Agostino ha una lunga importante storia, essa è nel patrimonio storico di pregio dello Stato (Ministero degli Interni). Il FEC (Fondo Edifici di Culto) del Ministero è deputato, tramite le Prefetture, alla “tutela, valorizzazione, conservazione e restauro” di questi particolari beni culturali. Lavori di restauro della nostra chiesa, avviati il 16 05 2019, si sono protratti a lungo ed hanno messo in sicurezza la grande croce rimovendola e portandola a terra, oltre all’effettuazione di interventi di consolidamento negli intonaci del timpano.
Appare inammissibile, ad oggi, che in quattro anni non sia stato ancora possibile riaprire questo pregiato edificio e riconsegnare alla memoria della città quei 96 volti di giovani tenuti come prigionieri, ancora dopo la morte, delle distrazioni e inefficienze di alcune pubbliche amministrazioni.
Eppure il FEC (Ministero degli Interni) parrebbe che nel 2019 avesse considerato il completamento dei necessari lavori “opportuno e compatibile” con le disponibilità complessivamente assegnate dal Ministero. Tutto -ci è stato riferito- si dovrebbe essere arenato nella fase della progettazione esecutiva non effettuabile dalla Soprintendenza alle Belle Arti (Ministero della Cultura) per la su natura strutturale e non effettuata da parte del Provveditorato alle OO.PP (Ministero Infrastrutture e Mobilità) per una presunta modesta considerazione rispetto agli ordinari grandi cantieri che vanno dall’alta velocità (TAV) della Val di Susa alla punta dello Stivale con il ricorrente Ponte di Messina ed isole comprese.
La chiesa di Sant’Agostino è nel cuore della città di Anagni, quei volti di ragazzi morti in guerra sono ricordo e dolore delle nostre famiglie, il provvedimento di chiusura è nato giustamente su sollecito del Sindaco della città, ma tutti noi ci saremo aspettati e attendiamo ancora efficaci iniziative da parte dello stesso Sindaco per restituire questo patrimonio di storia, di amore e di monito severo alla comunità anagnina.
Se una comunità cittadina smarrisce il ricordo della storia rischia di perdere davvero una delle guide più’ importanti per costruire il proprio futuro.
Buon Quattro Novembre.
articolo a cura del dott. Nello Di Giulio