Un lavoro di ricerca lungo, minuzioso ed appassionato che ha portato ad un risultato importante, anzi importantissimo, ovvero quello dell’individuazione – per quanto ancora solo ipotizzata – del luogo di sepoltura di papa Alessandro IV, nato Rinaldo dei signori di Jenne detto anche dei conti di Segni: a portarlo a termine, l’archeologo Gianpaolo Serone, avezzanese trapiantato in terra di Tuscia e già autore di un’importante monografia sul duomo di Viterbo.
Il giovane ricercatore – in una ricerca condotta negli ultimi mesi e in fase di pubblicazione – ha avanzato l’ipotesi che la sepoltura di Alessandro IV possa individuarsi in un sarcofago etrusco presente nel cimitero medievale pertinente la cattedrale di Viterbo.
“Tale ipotesi – spiega Gianpaolo Serone ad anagnia.com – si fonda sulle analisi di questo sarcofago sul quale è possibile notare ancora la presenza di tracce di pittura rossa e che è stato rinvenuto nel 1998 durante i lavori per la realizzazione del Museo del Colle del Duomo aperto in occasione del Giubileo del 2000″.
Alla base dell’ipotesi avanzata da Serone, che nasce dall’incrocio delle fonti scritte con l’analisi archeologica dell’area cimiteriale e l’analisi architettonica della cattedrale, è che il reperto, un unicum rispetto al resto dei sarcofagi a logette emersi durante gli scavi e che per la sua antichità e “incoerenza” con il resto del contesto ha indotto ad approfondirne lo studio, fosse stato recuperato dalle necropoli circostanti il Colle del Duomo per essere destinato alla sepoltura di una personalità eminente e, a seguito di un’analisi più approfondita, è stato possibile collocarlo spazialmente in corrispondenza della cappella di San Protogenio e Compagni che era presente nel transetto destro della chiesa: l’area in cui, come è noto dalle fonti, fu sepolto Alessandro IV“.
PAPA ALESSANDRO IV
Nato a Jenne, ma da sempre considerato uno dei quattro papi anagnini, nipote di papa Gregorio IX, Alessandro IV si oppose agli Svevi scomunicando Manfredi (1259). Giusto, timorato di Dio, ma debole, dimostrò fin dai primi giorni del suo pontificato di non essere all’altezza del ruolo. Promosse l’Inquisizione e assistette alla perdita di vasti territori della Chiesa e della stessa Roma, incapace di porvi rimedio. Nella lotta aperta tra guelfi e ghibellini, dimostrò la sua inettitudine rifugiandosi a Viterbo, dove morì.