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    Home » Trevi nel Lazio. Ambiti Territoriali Ottimali ed Aree interne: appello e proposte del dott. Vincenzo Cecconi
    Frosinone e Provincia Politica

    Trevi nel Lazio. Ambiti Territoriali Ottimali ed Aree interne: appello e proposte del dott. Vincenzo Cecconi

    l'esponente di "Unione e Cambiamento" scrive a tutti i capigruppo della Regione Lazio e al Dipartimento della Coesione Territoriale per proporre un provvedimento di tutela a favore delle popolazioni che risiedono nelle Aree Interne; ecco la missiva integrale
    9 Novembre 20227 Mins Read
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    Trevi nel Lazio
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    Il consigliere comunale di opposizione per il gruppo “Unione e Cambiamento” dott. Vincenzo Cecconi ha scritto una lunga lettera ai capigruppo dei vari partiti che siedono tra gli scranni del consiglio regionale del Lazio per proporre l’istituzione di sub-ambiti territoriali ottimali a tutela delle aree interne; di seguito, riportiamo il testo integrale della missiva, e ringraziamo il dott. Vincenzo Cecconi di averla condivisa con i nostri lettori e con la nostra redazione:

    il dott. Vincenzo Cecconi

    LA LETTERA

    Egregi tutti,
    con la presente, il Gruppo consiliare Unione e Cambiamento del Comune di Trevi nel
    Lazio (Fr), intende portare alla vostra cortese attenzione una grave ingiustizia che viene
    perpetrata in danno di tanti luoghi, marginali e fragili, dislocati lungo la dorsale appenninica.
    Il caso che vogliamo sottoporvi è la dimostrazione che, nonostante i provvedimenti
    normativi adottati dallo Stato per istituire le Aree Interne e tutto un sistema posto a loro
    protezione e sostegno, si possono creare diseguaglianze, tra diversi comuni e
    territori, anche attivando processi inversi.


    Spieghiamo.


    La popolazione di un piccolo comune, quale è Trevi nel Lazio (Fr), poco più di
    1.700 anime, che pure ricade nell’Area Interna (Lazio 3) e protetta (Parco Naturale
    Regionale dei Monti Simbruini), con risorse idriche proprie, attraverso un atto
    d’imperio, adottato da un Commissario ad Acta nominato dal Presidente della Regione
    (Decreto n°3 del 26/06/2022), suo malgrado, si ritrova a transitare, con tutte le
    conseguenze che ciò comporta, al Gestore Unico Acea Ato2.


    È così che si crea una diseguaglianza inversa, ovvero, dalla economicità ed
    efficienza dell’autogestione, alla parificazione dello stesso servizio come se fosse svolto
    per una città o una grande metropoli.


    Ciò che pagavamo, al limite del gratuito, offerto, per caduta, dalla natura (da
    queste parti particolarmente prodiga di acqua), ora dovrà essere filtrato da una
    multinazionale, la quale, nel predisporre le bollette, terrà conto solo dei costi (sostenuti
    per distribuire il vitale liquido nelle aree più densamente abitate) e dei profitti dei suoi
    azionisti.


    A rimetterci le piccole popolazioni che, eroicamente e con pervicacia,
    “pretendono” ancora di vivere nelle zone scarsamente urbanizzate, dove tutti gli altri
    servizi, non arrivano o arrivano con il contagocce.


    Ed è così che altra ingiustizia è fatta!


    A diseguaglianza si aggiunge altra diseguaglianza, solo che, questa volta, attraverso un
    perverso processo inverso.


    E le popolazioni non capiscono! Non capiscono come e perché una delle nostre
    pochissime risorse, direttamente ed immediatamente disponibile, debba entrare a far parte
    di un meccanismo esageratamente sovradimensionato, non efficiente e inaccettabilmente
    oneroso.


    Ma a generare maggiori perplessità è il fatto che, nonostante la legge sulle Aree
    Interne, nonostante le deleghe regionali per i piccoli comuni, nonostante organismi
    dedicati (quali l’UNCEM), nonostante il parco naturale, in questi anni, nessuno degli
    abitanti di questo luogo, come si presume di quelli con uguali caratteristiche, hanno
    visto aggiungere o migliorare un solo servizio.


    Per contro, ora, la beffa di essere allineati alla gestione idrica delle città di pianura
    e, soprattutto, di essere allineati alle stesse tariffe.
    Aggiungiamo, anche se sembra pleonastico, che la distribuzione delle risorse
    idriche in zone di montagna è assolutamente semplice, persino banale, sicuramente con
    impegni economici irrilevanti o pressoché tali.


    La domanda, quindi, sorge spontanea: come equiparare una bolletta dell’acqua di
    un’utenza romana o dei Castelli Romani ad un’utenza di Trevi nel Lazio?
    E’ questa, senza mezzi termini, una forma di violenza nei confronti di
    popolazioni che già sopportano altri costi legati alla logistica e all’assenza di servizi.
    Da queste parti bisogna mettersi in viaggio per recarsi al lavoro, per una visita
    medica, per analisi cliniche, per semplici acquisti, per recarsi a scuola, alle
    università, agli uffici pubblici, al teatro o al cinema.


    E se non si hai un mezzo proprio di trasporto si rischia di essere fuori dal mondo!
    Insomma ci mancava anche l’acqua al Gestore Unico! Così il pendolare o il
    pensionato di Trevi pagherà canone e tariffe al pari del proprietario di un appartamento
    sito ai Parioli o di una villa con parco a Frascati, oltre a tutti gli altri costi che dovrà
    sobbarcarsi per continuare a vivere in questo luogo.


    Con la modifica dell’art. 147 del D.Lgs. 152/06, e la conseguente introduzione del
    comma 2 bis, lettera “b”, per la verità, il Comune di Trevi avrebbe potuto richiedere la
    ricognizione dei requisiti per l’esclusione dall’obbligo di transitare al Gestore Unico, ma al
    di là dei ritardi con cui è stato attivato tale percorso, anche mediante iniziative
    giudiziarie tutt’ora pendenti, i precedenti giurisprudenziali per casi simili che
    impongono interpretazioni assai restrittive della norma in questione, rendendone
    nei fatti vana la previsione, non lasciano ben sperare.


    Di conseguenza, si rende necessario un intervento politico, e quindi
    legislativo, per porre rimedio a quella che appare una palese forma di ingiustizia e
    penalizzazione per i piccoli borghi montani.
    Di fronte a questa realtà, convinti di interpretare il pensiero di gran parte dei
    cittadini del mio paese, nonché di quelli di tante altre realtà similari, chiediamo a voi,
    da cittadini residenti, prima ancora che da consiglieri comunali, di porre un serio e
    definitivo rimedio a tale situazione.


    La Regione non può consentire che i piccoli comuni, e le loro decimate
    popolazioni, tanto più se ricadenti in un’Area Interna, debbano sopportare questo
    ulteriore peso che va ad aggiungersi ad una già cronica carenza di servizi e
    all’aumento dei costi energetici che sta interessando l’intero Paese, ma che è
    ancora più drammatico per le piccole attività commerciali di questi luoghi, già in
    precaria sopravvivenza.


    Questo è il modo in cui la Regione Lazio tutela i piccoli borghi con i quali
    spesso ci si riempie la bocca di belle parole? Vogliamo credere che non sia così.
    Sorprende, in questo senso, che la Strategia Area Interna Lazio 3 (Strategia a
    cui si riferisce questo territorio) non contenga il benché minimo accenno a garantire i diritti
    di cittadinanza che non siano generiche e stucchevoli enunciazioni di facciata.
    Inoltre, e la cosa è ancora più grave, nessun riferimento ai costi che, i cittadini
    residenti nelle Aree interne, sono costretti a sostenere per poter accedere ai servizi
    primari, tanto più pesanti, tanto più si è lontani dai centri di medie e grandi dimensioni.
    Garantire stessi diritti costituzionali a popolazioni che occupano spazi diversi e più
    penalizzanti del territorio nazionale, significa, anche e soprattutto, garantire la loro stessa
    accessibilità fisica, ma anche costi proporzionali.


    E se i paesi di montagna dispongono di acqua a bassissimo costo, non si può
    privarli della loro prerogativa, del loro unico punto di vantaggio.
    Con queste premesse, che sembrano essere tutt’altro che banali, è opinione
    generale, almeno di chi vive da queste parti, che le istituzioni debbano invece
    occuparsi, concretamente, di cittadini che pagano tanto e ricevono poco o niente. Il
    cui unico difetto, con ogni probabilità, è quello di non costituire una massa
    elettorale tale da renderla sufficientemente appetibile.


    Per quanto detto, riteniamo sussistere la necessità di ridisegnare gli Ambiti
    Territoriali Ottimali, magari anche attraverso la creazione di sub Ambiti, ai quali
    possa essere garantito un trattamento più equo e più consono alla loro condizione
    di comunità fragili e penalizzate.


    La proposta che Vi sottoponiamo è così riassumibile:

    Individuazione di sub Ambiti costituiti dai comuni ricompresi nelle Aree Interne,
    ovvero in condizioni ad esse riconducibili;

    Applicazione di canoni e condizioni sensibilmente vantaggiose, semmai
    modulate solo in ragione delle reali distanze dalle fonti di approvvigionamento
    idrico e delle opere funzionali all’adduzione fino alle singole utenze.

    E’ ovvio che questi provvedimenti, oltre che contribuire a non aggravare la
    situazione economica di territori già fortemente provati, con interi settori a rischio di
    definitiva scomparsa (ad es. Allevamento, il commercio, l’artigianato, la coltivazione di
    piccoli e piccolissimi appezzamenti di terreno, attività quest’ultima di grande utilità anche
    per limitare i fenomeni di dissesto idrogeologico, ecc.), potranno, per contro, contribuire
    a limitare e persino ad arrestare il fenomeno dello spopolamento.
    A guardare bene, non si tratta di creare dei privilegi, ma di un atto di giustizia,
    a tutela di quelle popolazioni già sufficientemente marginalizzate, per lo più dislocate lungo
    la dorsale appenninica, alle quali andrebbe riconosciuto il grande merito di non rinunciare
    a vivere intere aree geografiche dell’Italia periferica.
    Abbiamo deciso di inviare questa lettera accorata, oltre che al Presidente delle
    Regione Lazio, ancorché dimissionario, al Dipartimento governativo per le politiche di
    Coesione, e ad ogni Capogruppo del Consiglio Regionale del Lazio, ritenendo opportuno
    doverci appellare alla sensibilità di tutti, perché è un tema che dovrebbe mobilitare tutti,
    indipendentemente dall’appartenenza partitica.
    Nella convinzione che uno o più soggetti, politici o istituzionali, possano
    interessarsi alla problematica, speriamo adeguatamente illustrata, ed impegnarsi a
    sostenere le suddette istanze, ovvero a disegnare una nuova mappa che abbia,
    come riferimento, la concreta costruzione dei diritti di cittadinanza e contribuire,
    così, all’abolizione delle diseguaglianze territoriali.
    Certo che troveremo concreto riscontro, ringraziamo per l’attenzione e, nell’inviare i
    nostri più distinti saluti, restiamo a disposizione per ogni ulteriore approfondimento.

    acea ato2 Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini parco regionale dei monti simbruini trevi nel lazio vincenzo cecconi
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