Di seguito riportiamo integralmente e senza modifiche la nota inviata a questa redazione dal comitato NO biodigestori a Frosinone – Valle del Sacco:
La Regione ha rilasciato l’autorizzazione alla realizzazione dell’impianto di biodigestione promosso da Energia Anagni destinato a trattare 84 mila tonnellate annue di FORSU (frazione organica di rifiuto solido urbano) ad Anagni. L’ufficializzazione è arrivata l’8 novembre con la “conclusione motivata di Conferenza di servizi” (CdS Determinazione regionale n. G15288/2022).
Con l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) si chiude il procedimento amministrativo regionale fortemente avversato da cittadini, comitati e associazioni locali. Poco lineare e piuttosto ambigua la posizione del Comune, che non è riuscito a gestire l’iter procedurale con il rigore necessario.
Il Sindaco di Anagni, Daniele Natalia, per correre ai ripari ha tentato la carta del ricorso in opposizione presso la presidenza del Consiglio dei Ministri, contestando l’illegittimità e l’inopportunità della Determinazione regionale. Alla richiesta di annullamento e/o di integrale riforma, Palazzo Chigi ha risposto il 23 novembre, eccependo che l’Ente non appare legittimato ad opporsi, in quanto i Comuni non hanno competenza in materia di tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, dei beni culturali, della salute e pubblica incolumità. Non solo, ma ironicamente, suggerisce al Comune di eccepire i presunti vizi di illegittimità dinanzi al TAR del Lazio.
Rilasciata l’AIA, la battaglia legale al Tar e al Consiglio di Stato intentata da comitati e associazioni, al di fuori del procedimento regionale, non si è ancora conclusa ed è probabilmente l’ultima possibilità per fermare la messa in esercizio dell’impianto.
Secondo l’art. 41 della Costituzione “l’iniziativa economica privata è libera e non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, ma nella Regione è soprattutto incontrollata.
A soli 20 km da Anagni la società Maestrale Srl ha presentato un progetto per il trattamento di 50 mila tonnellate annue di FORSU, in una città capoluogo che ne produce appena 6.500.
Nei giorni scorsi il proponente ha sollecitato la Regione a definire la procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA), nonostante i tempi per la concessione siano scaduti abbondantemente e i termini di legge non siano stati rispettati. Nel mese di gennaio, durante la 3a Conferenza di servizi, su segnalazione della Provincia, la Regione aveva preso atto della carenza di istruttoria della società, ma anziché chiudere il procedimento ha continuato a tenerlo aperto e, contrariamente a quanto dispone la legge, ha concesso al proponente tempi supplementari per ottemperare alle richieste della Provincia, rimandando la decisione di VIA ad una atipica seconda parte della 3a CdS a data da destinarsi.
Nessun richiamo poi nel procedimento ai criteri di verifica del DNSH, secondo cui gli interventi previsti dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) non devono arrecare danno significativo all’ambiente, requisito fondamentale per accedere ai finanziamenti.
Si tratta di passaggi che abbiamo rilevato in atti e, a fronte delle anomalie di tempi e procedure, e delle lacune dello stesso, abbiamo prima richiesto l’archiviazione del procedimento e poi inviato istanza per una valutazione conforme al DNSH.
Così, mentre gli amministratori e i partiti si affannano in vista delle elezioni regionali di febbraio a fare propaganda, i cittadini vedono susseguirsi annunci e comunicati, prima sulla riperimetrazione del SIN e poi sul rilancio della bonifica della Valle del Sacco da parte della Regione. O meglio sulla sua messa in sicurezza, come ha precisato il Commissario straordinario per l’attuazione della bonifica della Valle del fiume Sacco, Illuminato Bonsignore, richiamando tutti all’ordine, sia sui ritardi accumulati (ben 17 anni), sia sull’avvio dei procedimenti (ancora sulla carta) nell’incontro di Ceprano dello scorso 22 novembre, a cui hanno partecipato il Presidente Vicario della Regione, Daniele Leodori e l’Assessore regionale al ciclo dei rifiuti, Massimiliano Valeriani.
Nel frattempo non giungono notizie né dell’operato del Sindaco Riccardo Mastrangeli, né della convocazione del Consiglio comunale di Frosinone, tanto meno della Consulta Ambientale permanente dei Sindaci – di Frosinone, Alatri, Ceccano, Patrica, Torrice, Ferentino e Supino – appositamente istituita il 19 gennaio scorso ai fini dell’attività di controllo sulla localizzazione del biodigestore di Frosinone all’interno del SIN. Di fatto nata in prossimità delle elezioni amministrative del Comune ciociaro, la Consulta non si è mai attivata seriamente. Ne è riprova il Tavolo di confronto ad essa esterno convocato nei giorni scorsi a Ferentino, che ha coinvolto solo alcuni dei Comuni (Anagni, Ferentino, Frosinone, Patrica, Morolo e Supino) interessati dai progetti di impianti di trattamento di rifiuti in uno strano gioco di sovrapposizione e confusione politica che nulla di concreto e positivo fanno presagire.
E ricordiamo come nella sola Provincia di Frosinone, oltre ad Anagni e Frosinone, sono stati depositati altri due progetti di trattamento di rifiuti per la produzione di biometano: Ferentino e Patrica, presentati rispettivamente dalla Air Green srl (78 mila tonnellate l’anno di rifiuti organici, di sottoprodotti e scarti di origine agroindustriale) e dalla Recall Frosinone srl (250 mila tonnellate l’anno di FORSU), nella già devastata località ove risiede ancora l’ecomostro di via Le Lame.
La propaganda da un lato e il silenzio degli Amministratori dall’altro, la mancanza di un coordinamento forte tra Comuni, non privi di competenze tecniche, ma di interesse politico, i tentativi di allentare i vincoli del SIN, la mancanza di una vera campagna di informazione ai cittadini della Valle del Sacco e le azioni tardive e di facciata di alcuni Sindaci sono la prova che il potenziale arrivo di altri rifiuti in quantità decuplicata non è stato, e non è, tecnicamente e politicamente contrastato.
Quando ancora i danni sanitari e ambientali del passato sono sotto gli occhi di tutti la Regione e le forze politiche non stanno facendo abbastanza per cambiare il destino di questa Valle. I fondi del PNRR non sono oggetto di discussione dal basso, nemmeno in occasione della campagna elettorale, ed essi segneranno ancora più negativamente il nostro destino, che è deciso cinicamente da coloro che in nome del profitto sono intenzionati a soprassedere sul benessere e sulla qualità della vita, sull’ambiente e sulla salute della popolazione della Valle del Sacco.