Vacanze programmate, valigie riempite, struttura prenotata, acconto versato… insomma tutto pronto per il viaggio, ma il Capodanno – per sei romani che avevano deciso di trascorrere due notti, quella del 30 dicembre e quella di San Silvestro, a Trevi nel Lazio – si è trasformato in un incubo bello grosso.
A stravolgere i piani dei vacanzieri sarebbe stata la direzione di una importante struttura ricettiva del posto che prima avrebbe accettato la prenotazione, corredata da acconto ed effettuata già a metà estate scorsa, per tre unità abitative – una per ogni coppia – senza obbligatorietà a partecipare al cenone, poi cambia le condizioni, rendendo tale partecipazione obbligatoria.
A raccontare come sono andati i fatti è una delle persone rimaste vittime di tale inopportuna circostanza, lesiva anche dell’immagine turistica del territorio e di quanti, con passione e dedizione, si dedicano a questo stesso tipo di attività.
“Con un ampio margine temporale, a metà estate scorsa chiedo alla direzione della struttura la disponibilità per soggiornare da loro il 30 e il 31 dicembre, in tre differenti unità abitative – spiega la signora ad anagnia.com – nella stessa circostanza chiedo informazioni riguardo al cenone. Accettiamo la loro proposta e riceviamo la loro conferma per tre unità abitative in data 19 luglio nella quale ci era chiesto di versare un acconto entro il 1 dicembre; nella mail erano contenute anche le relative condizioni di cancellazione”.
“In data 28 ottobre – prosegue la signora – ricevo una email in cui cambiano le condizioni nella quale era scritto che si prevedeva un pacchetto obbligatorio di 120 euro a persona per il 31 dicembre con cenone obbligatorio. Rispondo subito per iscritto evidenziando proprio come fossero arbitrariamente cambiate le condizioni: il cenone non era obbligatorio nella conferma del 19 luglio e il versamento dell’acconto, che nella e-mail del 19 luglio era previsto entro il 1 dicembre, era ora anticipato al 7 novembre“.
“A tale e-mail – continua la signora – mi rispondono per email il 29 ottobre confermando, senza spiegazione alcuna, il cambiamento delle condizioni di prenotazione. A questo punto telefono (unica telefonata) e mi altero non poco lamentando la mancanza di professionalità e che mai mi era capitata una cosa simile. Il mio interlocutore, dall’altro capo del telefono, mi ha risposto con maleducazione e con toni molto sgarbati, vantandosi quasi di non aver letto le e-mail! In ogni caso, a fatica riesco a farmi confermare le stanze senza cenone. Chiedo comunque costo e menù del cenone da condividere con gli amici (in una e-mail successiva comunico garbatamente la mia intenzione di non voler prenotare per il cenone). Il giorno 2 novembre anticipiamo l’invio del bonifico di acconto di 150 euro proprio in rispetto della struttura per garantire loro la prenotazione… Il 9 novembre ci inviano fattura elettronica di ricevuta. Questi i passaggi più importanti“.
E, ancora: “ho chiesto dopo il bonifico, se fosse a disposizione un altro alloggio per un’altra coppia, ma mi hanno risposto che era tutto occupato. Per correttezza il 2 dicembre comunico per e-mail che le persone che avrebbero soggiornato sarebbero state sei e non sette (come inizialmente previsto), specificando sempre nelle tre casette prenotate; non ho ricevuto risposta di acquisizione dell’informazione. Alle ore 15.00 del 30 dicembre ci presentiamo per il check-in e solo in questo momento veniamo a sapere che le tre unità abitative non erano più disponibili e che l’alternativa sarebbe stata di soggiornare, tutti insieme, tre coppie di ultrasessantenni, in un ambiente comune, come se fossimo stati dei ragazzi: lascio immaginare il disagio e la totale mancanza di privacy; erano completamente disattese le richieste e la successiva conferma delle tre unità abitative previste nella struttura e visionate dai sottoscritti prima del pagamento dell’acconto”.
Prosegue, poi, la signora: “nasce una discussione: l’arroganza e la maleducazione dei giovani gestori, in indiscutibile torto, sono inaccettabili, non si può descrivere, non ci sono parole. Alla fine dei giochi, per non trascendere, abbiamo deciso, tutti insieme, di non accettare questa sistemazione assurda. Pensavamo quindi di dover tornare a Roma, ma siamo riusciti a salvare il nostro soggiorno nello splendido borgo di Trevi Nel Lazio, grazie all’ospitalità di nostri carissimi amici. L’acconto che abbiamo versato ci è stato restituito, ma l’amaro in bocca per l’arroganza, la presunzione, la mancanza assoluta di professionalità resta e resterà per sempre. Aggiungerei che i gestori palesavano queste loro doti, se così le vogliamo definire, solo verbalmente, mai per iscritto. Ma il Parco dei Monti Simbruini, che fa? Che immagine si dà ai turisti?“.