La Direzione Regionale Ambiente – Area Valutazione Impatto Ambientale nelle persone delDott. Vito Consoli e dell’Arch. F. Olivieri ha respinto la richiesta della società Minerva Scarl di usare terre da scavo in luogo della FOS (Frazione Organica Stabilizzata) per dare stabilità alla discarica di Colle Fagiolara a Colleferro riempiendo, almeno in parte, lo spazio ancora disponibile.
L’oggetto del pronunciamento è stato emesso nel Procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale – Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale ai sensi dell’art. 27-bis del D.Lgs. 152/2006 sul progetto di “Riconfigurazione morfologica della discarica, capping finale e miglioramento impiantistico nel Comune di Colleferro, Provincia di Roma, in località Fagiolara”.
Il progetto precedente della società regionale ‘Lazio Ambiente’ prevedeva invece che “La quota di progetto del pre-capping sarebbe stata raggiunta tramite l’impiego di un mix di terra e FOS (Rifiuto ottenuto dal trattamento/stabilizzazione biologica del rifiuto urbano) nella misura rispettivamente del 60% e 40%, a creare lo strato di regolarizzazione per la posa del capping finale, con l’impiego di volumi previsti di circa 137.100 mc di FOS e 133.400 mc di terreno (secondo quanto risultante dal calcolo dei pesi riferiti ai materiali da utilizzare), per un totale di 270.500 mc.”
Ricordiamo che il 1° giugno 2022 la società Minerva Scarl, di cui il comune di Colleferro è socio di maggioranza, aveva preso in carico la gestione della discarica tramite la sottoscrizione con Lazio Ambiente S.p.a. di un contratto di affitto relativo al ramo d’azienda.
Nella procedura di Valutazione di Impatto Ambientale relativa al progetto di Riconfigurazione morfologica della discarica il comune di Colleferro nelle sue osservazioni -Protocollo N.0018838/2022 del 17/06/2022 – si era a sua volta dichiarato contrario all’uso della FOS, adducendo preoccupazioni relative al reperimento di FOS con adeguato indice respirometrico, quindi al potenziale impatto ambientale nelle aree residenziali e produttive limitrofe.
La Direzione Regionale risponde negativamente con: “il mancato utilizzo della FOS all’interno del “mix geotecnico” non risulta coerente con i dettami imposti dal vigente Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti soprattutto se contestualizzati con la contingente situazione emergenziale della Regione riferibile alla carenza di destini finali per il conferimento dei rifiuti di origine urbana.”
L’amministrazione regionale in chiusura della consiliatura, alla vigilia delle elezioni regionali sembra decisa a ribaltare il risultato delle lotte, della mobilitazione popolare con il supporto dell’amministrazione comunale di Colleferro e della valle del Sacco. Il tutto condito dalla fatidica frase siamo in emergenza, perenne aggiungiamo noi.
Nelle scorse settimane l’assessore regionale Massimiliano Valeriani sponsorizza il progetto di un impianto di post-trattamento dei rifiuti da 250.000 tonnellate da collocare nel luogo dove oggi sorgono i due inceneritori in fase di smantellamento
(https://www.ilmessaggero.it/roma/metropoli/rifiuti_impianto_colleferro_discarica-7012488.html?refresh_ce). L’amministrazione comunale di Colleferro si è immediatamente dichiarata contraria al progetto. La costruzione di questo mega impianto completerebbe il ciclo che fa perno sull’inceneritore da 600.000 tonnellate che l’amministrazione Gualtieri intende realizzare in località Santa Palomba, di cui l’assessore regionale è sostenitore
Valeriani si rammarica che la Città di Roma non sia in grado di realizzare la raccolta differenziata porta a porta, ma afferma che di fronte a questa emergenza l’inceneritore sia la giusta risposta.
La realizzazione della raccolta differenziata porta a porta nella città di Roma, per la sua complessità, costituisce una vera e propria opera di ingegneria sociale dal punto di vista, tecnico, organizzativo, della partecipazione attiva dei cittadini e tutti i soggetti residenti e non che vivono o svolgono attività nella Capitale.
Uno sforzo adeguato non è mai stato fatto, l’amministrazione capitolina e regionale con le rispettive competenze e risorse non hanno mai affrontato in modo adeguato il problema, dichiarando sempre uno ‘stato di emergenza’, proponendo quindi le soluzioni conseguenti.
Nei confronti della città di Colleferro l’amministrazione regionale sembra esprimere una sorta di volontà punitiva, forse per aver costretto la società regionale Lazio Ambiente S.p.a. a ritornare sui suoi passi nell’investimento da 13 milioni di euro per la ristrutturazione ed il riavvio dei due inceneritori e per avere esercitato pressione sulla chiusura anticipata della discarica di Colle Fagiolara nonostante la volumetria residua.
Ci si domanda a chi possa giovare una decisione del genere sul fotofinish consiliare se non a favorire il passaggio, peraltro quasi scontato, alle componenti politiche dell’attuale opposizione. Sarebbe opportuno che la Regione Lazio emettesse un provvedimento di revoca in autotutela, rimandando il tutto ad una discussione più ampia nelle prossime Conferenze di Servizio relative al procedimento citato.
Se poi allarghiamo lo sguardo all’intero territorio della Valle del Sacco ritorna alla mente il discorso fatto dal presidente della regione a Unindustria Frosinone sulla necessità di ridurre drasticamente l’area soggetta al regolamento del SIN bacino del fiume Sacco, su cui rimandiamo al comunicato con cui smascheravamo le reali motivazioni del mancato investimento della società inglese Catalent.
Siamo costretti a prendere posizione sulle decisioni ed i progetti degli attuali amministratori, di chi oggi governa il territorio, la nostra attività di informazione dei cittadini, di promozione della loro partecipazione attiva ha fatto i conti negli anni con chi di fase in fase ha governato il territorio; con chi ad esempio autorizzò a suo tempo la realizzazione della discarica di Colle Fagiolara, a partire da un insediamento provvisorio e realizzando la mostruosità di un invaso attraversato da un elettrodotto.
Alla luce dei provvedimenti amministrativi, delle prese di posizione, della prospettazione di nuovi impianti, dobbiamo aprire una nuova fase di mobilitazione -la vigilanza non è mai venuta meno- facendoci forza della rete di cittadinanza attiva della città di Colleferro e della Valle del Sacco, informando capillarmente e sollecitandone la partecipazione.