È sufficiente un dato su tutti: nel 2022 sono stati 61 gli sforamenti del limite giornaliero di 50 mcg/m3 di PM10 nella centralina ARPA Lazio di Frosinone Scalo, contro un massimo di 35 consentiti dalla legge. Si potrebbe aggiungere molto altro, ad esempio la concentrazione media annua (la più alta del Lazio) del cancerogeno benzene di 2 mcg/m3 rilevata dalla stessa centralina, ma crediamo che serva a poco. Del resto, che la pessima qualità dell’aria nella Valle del Sacco sia un’emergenza ambientale cronica con pesanti ripercussioni sulla salute pubblica ormai lo sanno anche i sassi. Dunque è inutile girarci intorno: le misure che il popolo inquinato frusinate si aspetta da un’amministrazione che voglia davvero aggredire un problema così grave non sono certo quelle, timide se non addirittura evanescenti, approvate il 12 gennaio scorso dalla giunta comunale di Frosinone.
Giudichiamo i provvedimenti decisi con la delibera n. 10/2023 largamente deficitari, in quanto esclusivamente focalizzati alle misure emergenziali da adottare nelle situazioni di perdurante accumulo degli inquinanti, rispetto alle quali peraltro c’è il grosso rischio di trovare la popolazione impreparata. Non ci sono di fatto limitazioni permanenti per il periodo invernale né misure tese al potenziamento dei controlli sugli impianti di combustione ad uso civile e industriale, né ancora sono previsti eventi di sensibilizzazione e informazione sull’inquinamento atmosferico.
Rispetto alle restrizioni minime rese obbligatorie dal Piano regionale di Risanamento della Qualità dell’Aria (PRQA) non si riscontra praticamente nessuna ulteriore limitazione o misura aggiuntiva diretta a una riduzione progressiva e strutturale delle emissioni inquinanti. Viene da pensare che senza il vincolo del piano regionale si sarebbe fatto ancora di meno, così da non esporre gli amministratori alle critiche conseguenti all’adozione di provvedimenti impopolari, benché evidentemente necessari.
Eppure sarebbe bastato informarsi sui piani antismog di tantissime città di dimensioni paragonabili a Frosinone ricadenti nelle aree altrettanto inquinate della Pianura Padana per comprendere che si sarebbe potuta alzare di molto l’asticella dell’ambizione e adottare un approccio al problema non esclusivamente emergenziale. Noi questo esercizio l’abbiamo fatto, e vogliamo oggi proporre all’opinione pubblica i contenuti di una manovra alternativa che affronti con incisività l’emergenza smog.
In concreto, ecco le nostre richieste, che si aggiungono a quelle già avanzate in materia di pedonalizzazioni, ciclabilità e sviluppo delle energie rinnovabili:
- Limitazione della circolazione fino al 30 aprile dal lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 18:30 per veicoli benzina fino Euro 2, diesel fino Euro 4 (anche se provvisti di filtro antiparticolato), ciclomotori e motocicli fino Euro 1, con le consuete deroghe, a cui potrà aggiungersi quella per veicoli con almeno 3 persone a bordo (car pooling);
- Tutte le domeniche ecologiche fino al 30 aprile, eccetto Pasqua e fatto salvo l’accesso allo stadio durante le partite casalinghe del Frosinone Calcio;
- Predisposizione del servizio del tipo Move-In, già attivo in diverse regioni padane, che, tramite installazione di una black box, consente ai veicoli soggetti alle limitazioni di percorrere un numero di km annui fissato in base alla categoria e alla classe emissiva del veicolo;
- Rendere strutturali le attuali misure emergenziali di I livello relative agli impianti di combustione a biomassa e al divieto assoluto di combustioni all’aperto;
- Riduzione a 19°C (18°C nei periodi emergenziali) della temperatura ambiente nei condomini dotati di impianto di riscaldamento centralizzato a gasolio;
- Estensione del divieto di circolazione ai veicoli diesel Euro 5 durante la vigenza delle misure emergenziali a seguito del ripetuto sforamento dei limiti e/o alla previsione di situazioni di superamento;
- Divieto di spandimento dei liquami zootecnici, con esclusione delle tecniche che prevedono l’interramento immediato dei liquami o iniezione diretta al suolo;
- Creazione di una task force intercomunale per il contrasto all’inquinamento atmosferico coordinata dal Comune capoluogo, che includa la presenza di esperti universitari o di enti di ricerca;
- Costituzione all’interno della Polizia Locale di un’unità operativa specializzata dedicata alla repressione delle violazioni previste dalle manovre antismog;
- Adozione di linee guida stringenti a cui assoggettare la società affidataria della vigilanza sugli impianti termici civili;
- Adeguamento al PRQA del Piano di Intervento Operativo (PIO), attualmente valido per il solo quartiere Scalo, con il coinvolgimento degli stakeholder locali e del mondo associativo;
- Redazione e adozione di un Piano comunale per il traffico merci che riduca la circolazione dei mezzi pesanti all’interno del centro urbano e agevoli la transizione all’elettrico dei veicoli commerciali;
- Revisione dei piani di abbonamento al trasporto pubblico con la previsione di meccanismi premianti per chi sceglie di non recarsi a lavoro con l’auto privata;
- Finalizzazione dell’accordo quadro tra il Comune e l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR (già prevista dall’amministrazione Ottaviani) per l’organizzazione di iniziative ed eventi di sensibilizzazione, anche nelle scuole, sulla qualità dell’aria, con la collaborazione delle associazioni del territorio.
Come è evidente, non si tratta né di un libro dei sogni né di un elenco di provvedimenti punitivi nei confronti della cittadinanza, ma di misure concretamente attuabili, già adottate in molte altre realtà urbane simili, che possono far compiere quel salto di qualità lungamente atteso verso un miglioramento sensibile della qualità dell’ambiente e della vita a Frosinone.
Ci auguriamo pertanto di trovare ascolto presso l’amministrazione comunale e siamo disponibili ad un confronto a tutto campo al fine di tutelare il bene primario della salute, messo quotidianamente a rischio dai veleni che inaliamo.
articolo a cura di Stefano Ceccarelli, presidente Circolo Legambiente “Il Cigno” di Frosinone APS