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    Home » Una cura a base di risate. L’intervista al dottor Ciappotto, al secolo Iacopo Scascitelli: “la mia scelta di essere un… clowndottore”
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    Una cura a base di risate. L’intervista al dottor Ciappotto, al secolo Iacopo Scascitelli: “la mia scelta di essere un… clowndottore”

    "adoro quello che faccio, e ci metto tutto me stesso. So di avere un compito importante: quello di alimentare la speranza cercando di far sorridere i bambini costretti a periodi più o meno lunghi di degenza in ospedale. E provo ad aprire in loro una finestra per far entrare il sole... anche quando tutto sembra grigio e triste"
    4 Febbraio 20234 Mins Read
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    Iacopo Scascitelli, alias il dottor Ciappotto
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    35 anni compiuti da poco, un grande spirito di iniziativa e – soprattutto – un cuore grande così…! Parliamo di Iacopo Scascitelli, anagnino doc conosciuto un po’ in tutta Italia per la sua attività di clowndottore, vale a dire un artista che dedica la sua attività a far sorridere i bambini costretti a periodi di degenza più o meno lunghi in ospedale.

    Da sette anni Iacopo collabora con l’associazione “Andrea Tudisco” ed insegna teatro nella scuola teatro popolare di Anagni assieme ad Andrea Di Palma, attore e regista anagnino. E’ operatore locale di progetto di tre anni e tutor per i ragazzi che fanno svolgono servizio civile; formatore esperienzale con Maieutiké e operatore di teatro sociale che si occupa di disabilità, comunità, carceri, etc.

    Abbiamo incontrato Iacopo e gli abbiamo porto alcune domande; ecco cosa ci ha risposto.

    Iacopo, spiegaci – prima di tutto – che cos’è la clownterapia…

    La clownterapia o “terapia del sorriso” è, come dice la parola stessa, una vera e propria… terapia! La cosa bella è che per somministrarla non serve essere medici, basta avere la volontà di infondere buonumore nelle persone. Lo stesso Patch Adams, noto ai più per essere stato il padre della clownterapia, insieme a Michael Christensen, afferma che: “una risata può avere lo stesso effetto di un antidolorifico: entrambi agiscono sul sistema nervoso anestetizzandolo e convincendo il paziente che il dolore non ci sia“.

    Qual è la vita, l’esperienza e l’impegno di chi – come te – opera come clowndottore?

    Per quanto mi riguarda, io sono presente in ospedale tre volte a settimana, con turni da tre ore; non sono mai da solo, siamo sempre in due ad aggirarci tra i reparti…
    Per me – questa – è una scelta di vita; sono sette anni che lo faccio, e ci metto tutto me stesso nel farlo: amo follemente fare il clown di corsia.

    Come è nata, in te, l’idea di diventare un clowndottore?

    L’idea di diventare clown è nata da un esperienza forte; avevo 10 anni appena e mia madre si ammalò gravemente: io mi presi cura di lei nel suo periodo di guarigione. Quando avevo 28 anni mi ritrovai che ancora riflettevo sul fatto di voler fare qualcosa per gli altri; il quel periodo nacque mio nipote Elia. La sua nascita prematura mise a rischio la sua vita e questo mi indusse a fare una riflessione ancora più approfondita, motivata ancor di più dal fatto che in quei giorni mio fratello si presentò a casa con gli occhi lucidi con una cartolina di un clowndottore dicendommi: “tu devi fare questo nella vita“. La cosa sconvolgente che io qualche mese prima avevo già contattato quella stessa realtà, l’associazione “Andrea Tudisco”, appunto: era scritto nel mio destino e a già febbraio iniziai il corso di clownterapia. E’ così, da quel giorno, la mia vita è cambiata.

    Tu eserciti la tua attività di clownterapia in ospedali, reparti pediatrici, case di riposo, centri diurni, centri di accoglienza: destinatari degli interventi – dunque – non sono solo i bambini….

    I clowndottori della nostra associazione sono presenti nei reparti di Nefrologia, Dialisi, Cardiologia degli ospedali pediatrici “Bambino Gesù, al centro prelievi “San Paolo” e nei reparti di Oncologia pediatrica e Neurochirurgia dell’ospedale “Agostino Gemelli” di Roma. Due volte all’anno operiamo anche in una struttura accreditata con la Regione Lazio quale centro di cure palliative, Antea.
    Ci auguriamo di svolgere presto anche attività nei centri anziani e nelle carceri. Perché la clownterapia è per tutti coloro che hanno il desiderio di sorridere.

    Parliamo dell’associazione “Andrea Tudisco” di cui fai parte; di cosa si occupa?

    L’associazione di cui faccio parte è intitolata, appunto, ad Andrea Tudisco, un bambino venuto a mancare nell’agosto del 1997, all’età di soli 10 anni; si occupa di dare ospitalità gratuita alle famiglie e i bambini che affrontano patologie oncologiche e rare: diventiamo una seconda casa, li accompagniamo nei ricoveri, abbiamo volontari e ragazzi che fanno attività ludiche per i bambini per dargli la possibilità di vivere una normalità “scombussolata”.

    Iacopo, un’ultima domanda: come si diventa clowndottori?

    Per diventare clown dottori occorre seguire un corso professionale della durata di 210 ore, durante le quali si affrontano diverse materie e argomenti: psicologia del bambino, gelotologia (disciplina che studia il fenomeno del ridere, con particolare riguardo alle sue potenzialità terapeutiche e al benessere psicofisico della persona), improvvisazione teatrale, micromagia, storytelling, uso della marionetta, palloncini, trucco e costume del clown.

    Grazie, Iacopo… anche a nome dei nostri lettori; è stato un piacere parlare con te!

    Grazie a voi, per aver dato voce ad un mondo poco conosciuto!

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