Ogni nuova guerra solleva indignazione, momentanea a dirla tutta. È necessario invece alzare lo sguardo e abbracciare un panorama globale dove la guerra attiva o potenziale è la componente essenziale dei rapporti tra i diversi paesi; è quella che possiamo definire come uno stato di belligeranza global. La pretesa di superare i conflitti, di combattere la povertà e ridurre le diseguaglianze attraverso la globalizzazione dell’economia, la libera circolazione delle merci e dei capitali si è rivelata una ipocrita illusione. La competizione tra le principali potenze, oggi Stati Uniti e Cina, si svolge non solo sul piano economico e tecnologico, ma anche su quello militare con una crescita costante degli investimenti; il bilancio del Pentagono per il 2023 è 853 miliardi di dollari mentre attorno a Taiwan si svolge un gioco pericoloso con forze aeree e navali degli opposti schieramenti che si sfiorano pericolosamente.
La competizione militare, la guerra nelle sue manifestazioni più o meno formalmente dichiarate, negli ultimi anni è un elemento costitutivo di quella condizione che è stata definita come permacrisi, in cui le conseguenze della guerra si intrecciano con le conseguenze della pandemia e con le crisi finanziarie; un contesto nel quale le diseguaglianze tra i diversi paesi si approfondiscono, in cui i confronti ed i conflitti si acuiscono e cresce la spinta ad armarsi.
Nel nostro continente l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha dato origine ad un conflitto che non sembra avere termine, che in quel contesto di crisi intrecciate ha prodotto conseguenze globali sul piano alimentare ed energetico.
Il risultato in Europa e nel mondo è una spinta agli armamenti che non ha precedenti; la Germania ha stanziato 100 miliardi di euro per un programma immediato di rinnovo apparato militare, la Francia stanzia 400 miliardi in sette anni, mentre la Polonia porta la propria spesa militare al 4% del Pil programmando di portare le proprie forze armate a 300.000 unità con relativo incremento delle infrastrutture e dei dispositivi militari. La crescita delle tensioni in Asia e nell’area dell’Indo-pacifico spinge al riarmo tutti i paesi dell’area. Il Giappone in particolare ha deciso l’aumento più consistente dal dopoguerra programmando di arrivare entro il 2027 a 318 miliardi di dollari, più del doppio rispetto al quinquennio precedente.
Purtroppo siamo di fronte ad una tendenza ad un processo di riarmo generalizzato, che si aggiunge a quella guerra diffusa che Papa Francesco ha definito come la terza guerra mondiale; processo di riarmo che ha bisogno di essere alimentato da una industria delle armi a cui si rivolgono gli stati e verso cui affluiscono nuovi capitali. Da qui la necessità di contrastarne l’espansione che sottrae risorse pubbliche e private al benessere delle popolazioni alla riduzione della povertà e delle diseguaglianze.
E’ un impegno di pochi, di quelle Associazioni che da anni si mobilitano e pochi altri che difficilmente troviamo nei dibattiti che in queste settimane si succedono sul tema della guerra; da qui la necessità invece di offrire una informazione continua e adeguata che dal globale arriva al locale e viceversa.
È bene sapere che il maggiore esportatore di armi sono gli USA, manco a dirlo, e rappresenta il 41,4% del totale mondiale, seguiti da Russia e Francia. L’Italia si attesta al 4° posto con un grande balzo in avanti negli ultimi 2 anni. (fonte SIPRI).
I maggiori clienti delle nostre aziende -relazione delle autorizzazioni alle esportazioni per l’anno 2021- sono Qatar, USA, Francia, Germania, Pakistan. Poi ci sono clienti storici come Egitto, Emirati Arabi, Arabia Saudita, paesi in cui i diritti umani, precludenti per la Legge 185/90 che regolamenta l’esportazione di armamenti, sono calpestati. L’embargo di armamenti però, è questa è una falla della stessa Legge, deve essere riconosciuto dal consesso internazionale o da interventi votati dal Governo attraverso il passaggio alle Camere.
C’è stata una sola eccezione da quando è stata emanata la Legge, quella dell’esportazione bloccata alla RWM di Domusnovas verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Riuniti, di bombe che venivano indiscriminatamente sganciate sullo Yemen. Di fatto è una guerra, anche se sconosciuta e che sta provocando un vero genocidio, e di conseguenza passibile di embargo internazionale, mai applicato.
Le autorizzazioni per le esportazioni nel 2021 dall’Italia seguono una flessione in negativo 2021/2018 (-23,65%) dopo un picco elevatissimo in positivo nell’anno 2016 di oltre 14mld di euro. L’importo delle autorizzazioni all’esportazione per l’anno 2021 è di 3,65mld di euro.
La maggiore azienda esportatrice in Italia è Leonardo (43,45%), partecipata al 30,2% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, seguita da Iveco Defense Vehicles (23,48%), MBDA Italia (5,19%), GE Avio (3,87%), per un totale del 76%.
Ci siamo lasciati con questa comunicazione del settembre 2019 http://www.retuvasa.org/comunicato-stampa/colleferro-e-la-cultura-delle-armi pre covid e soprattutto pre invasione dell’Ucraina.
Cosa è cambiato da allora riguardo all’azienda di Colleferro?
Nel 2020 l’autorizzazione alle esportazioni si è attestata sui 25mln di euro, confermando il trend di decrescita degli anni precedenti.
Nel 2021 cambia totalmente il quadro in particolare a fine anno, il 15 dicembre, quando la società ottiene l’autorizzazione per l’esportazione di ben 47.400 Bombe da Mortaio Cal. 120mm HE per un totale economico di circa 71,5mln di euro portando il valore totale delle autorizzazioni a circa 95mln di euro. In pratica se non ci fosse stata questa commessa l’azienda avrebbe ulteriormente confermato il calo.
Con questo exploit la SIMMEL Difesa SpA di Colleferro nel 2021 si attesta al 5° posto tra le aziende italiane esportatrici di armamenti.
A chi sono indirizzate queste bombe? Attualmente ci risulta molto complicato effettuare una verifica puntuale, per avere dati aggiuntivi dobbiamo attendere la pubblicazione della relazione del Governo nel 2023.
Potremmo fare solamente delle ipotesi di cui potremmo avere maggiori certezze con la prossima relazione governativa
I maggiori clienti della Simmel Difesa negli ultimi anni sono stati Turchia e Arabia Saudita, entrambi “in guerra dimenticata” ai fini dell’embargo. La Turchia contro i Curdi iracheni con circa 50.000 morti e centinaia di migliaia di arresti e detenzioni arbitrarie (Fonte Wikipedia); l’Arabia Saudita in coalizione con altri Stati contro lo Yemen, quest’ultimo con oltre 20.000 vittime civili tra marzo 2015 e marzo 2021. Quasi otto anni di conflitto hanno costretto più di 4 milioni di persone, tra cui più di 2,4 milioni di bambini e bambine, a lasciare le loro case, e si stima che il 65% della popolazione – 20 milioni di persone – abbia bisogno di assistenza umanitaria (Fonte Save The Children).
Premesso che autorizzazione non significa consegna effettiva in quanto la produzione e la conseguente cessione avviene successivamente negli anni a seguire.
Incrociando i dati di esportazione, nell’anno 2022, fonte ISTAT capitolo CH254 “Armi e Munizioni” per i primi tre trimestri ci sono state vendite effettive dalla Provincia di Roma verso l’Arabia Saudita per circa 11mln di euro, mentre verso la Turchia per circa 10mln di euro. Chi esporta queste tipologie di armamenti dalla provincia di Roma sono Simmel Difesa SpA (Colleferro) e M.E.S. SpA (Roma-Polo Tiburtino).
Presumiamo però che nel caso specifico delle bombe da mortaio il cliente possa essere l’Arabia Saudita in quanto il totale delle autorizzazioni alle esportazioni verso la Turchia per l’anno 2021 è stato inferiore all’importo della commessa SIMMEL, anche se è stato il cliente più fedele di bombe da mortaio negli anni passati, in particolare il calibro 81mm del tipo illuminante, quelle bombe che illuminano i cieli prima dei bombardamenti pesanti.
Come detto ci avventuriamo nelle ipotesi, è plausibile che un numero così elevato di munizionamento ha la funzione di utilizzo immediato, meno plausibile di difesa.
L’ipotesi in ogni caso viene confermata da Giorgio Beretta, uno dei massimi esperti del settore, analista del commercio internazionale e nazionale di sistemi militari e di armi comuni. Svolge la sua attività di ricerca per l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia e collabora con la Rete Pace e Disarmo.
A questo punto perché per la RWM di Domusnovas sono state revocate le licenze di esportazione e per la Simmel Difesa non dovrebbe essere lo stesso?
Una ultima segnalazione riguarda il programma ASTER, missile terra-aria antimissile e da contraerea, sviluppato dal Consorzio europeo MBDA Italia, MBDA Francia e Thales. Al programma per MBDA partecipano anche Simmel Difesa SpA con il componente denominato “Testa di Guerra Attiva” (autorizzazioni 2021 per 402 pezzi al costo di 9.000 euro circa ognuno) e Avio SpA con il componente denominato “propulsore di crociera e propulsore di accelerazione” (autorizzazioni 2021 per 520 pezzi al costo di 161mila euro circa ognuno). In primavera, secondo le note stampa del 3 febbraio scorso, che citano i colloqui intercorsi tra l’attuale ministro della difesa Italiano e il suo omologo francese, i due paesi invieranno all’Ucraina il sistema di difesa FSAF Samp-T che fa utilizzo proprio dei missili Aster30. Di conseguenza, Colleferro con le sue due aziende produttrici avrà un ruolo nel conflitto in corso.
Visto il contesto globale e la situazione locale sentiamo la necessità di rilanciare la comunicazione, l’informazione per la crescita di un movimento che abbia come obiettivo la pace.
Purtroppo non possiamo nascondere la reale situazione che abbiamo delineato nell’introduzione di questo comunicato, la mobilitazione e la lotta per la pace e contro la guerra, non vive separata da quella per la giustizia sociale contro lo sfruttamento e le diseguaglianze crescenti, ne è invece una componente essenziale.
Una lotta che per essere efficace deve attraversare tutti i paesi coinvolti nelle guerre e nei conflitti, in logiche competitive sempre più supportate dalla crescita e dalla esibizione muscolare degli apparati militari.
Questo è il nostro orizzonte per un’azione immediata e per un impegno di lungo periodo che lega la mobilitazione locale con quella a livello globale, sempre alla ricerca di legami solidali attraverso un mondo lacerato da guerre e sfruttamento delle risorse.
nota stampa a cura della Rete per la Tutela della Valle del Sacco