La Corte di Appello di Roma, terza sezione penale, al termine dell’udienza camerale svoltasi lo scorso venerdì 10 febbraio, ha confermato la sentenza del Tribunale di Roma del 26 marzo 2021 a carico di un uomo residente ad Acuto ritenuto responsabile di aver abusato, alcuni anni fa, di una ragazzina all’epoca appena 13enne residente nel suo stesso paese e legata a lui un vincolo di parentela.
I giudici – in composizione collegiale – hanno dunque confermato le premesse fattuali ribadite durante la fase istruttoria convalidando la sentenza di primo grado che condannava l’uomo al massimo della pena prevista per questo genere di reati, ovvero sei anni, più un anno per le circostanze aggravanti.
Per l’uomo – che si è sempre dichiarato innocente – potrebbero ora spalancarsi le porte del carcere; “egli ha sempre affermato che il suo fine era quello di prodigarsi per aiutare la bambina in difficoltà”, ha affermato l’avv. Lieta Merletti, legale della parte offesa.
In realtà si è rivelato essere un orco che si è avventato su una vittima indifesa.
La bambina – che all’epoca dei fatti aveva 13 anni – in più occasioni è stata ascoltata in sede protetta essendo stata ritenuta dai periti nominati dal Tribunale dotata di capacità testimoniale e di relazionare sui fatti accaduti, “disponendo di giuste capacità di comprendere le situazioni senza distorcere gli eventi”.
La sua testimonianza ritenuta “assolutamente credibile” è stata la prova regina che ha incastrato l’uomo, corroborata inoltre da tutte le altre attestazioni raccolte, quali quella dei Servizi sociali, delle amiche, della mamma, di un sacerdote che hanno raccolto e riferito le confidenze della piccola.