La Procura della Repubblica di Frosinone ha chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio per una donna residente in provincia di Frosinone, di professione assistente sociale; la donna – come si legge su La Repubblica in un articolo a firma del collega Clemente Pistilli – era al corrente del fatto che Gloria Pompili, uccisa a fine agosto del 2017 fosse maltrattata e costretta a prostituirsi sul litorale romano dai parenti ma non denunciò mai quegli episodi che emersero soltanto nel corso delle udienze del processo agli stessi parenti una volta finiti accusati di aver ucciso la 23enne di Frosinone e condannati.
Stando all’accusa, l’assistente sociale – per conto del Comune di Frosinone – si occupava della situazione di Gloria Pompili e dei suoi due figli di due e cinque anni ma non denunciò, appunto, i maltrattamenti che tutti loro subivano in famiglia.
Per l’omicidio di Gloria Pompili vennero condannati in via definitiva, in seguito, la zia della 23enne, Loide Del Prete, e il convivente di quest’ultima, Saad Mohamed Elesh Salem; la ragazza, residente nel capoluogo, fu uccisa nella notte tra il 23 e il 24 agosto 2017 dai familiari sotto gli occhi dei figli in una piazzola di sosta della Monti Lepini, la strada che collega Latina a Frosinone.
Il processo all’assistente sociale è in corso davanti al giudice del Tribunale di Frosinone, Francesca Proietti; il fratello e la madre della vittima si sono costituiti parte civile.