Pinguis Anagnia – fertile Anagni – scriveva il poeta Silio Italico, console romano oltre 2000 anni orsono.
Nulla di più probabile che il poeta, caro a Nerone, si riferisse soprattutto all’Anagni in agro e, in essa, al declivio e alla piana circostante la villa imperiale di Villamagna che – se così stessero le cose – risalirebbe con buona certezza ai tempi di Pompeo Magno (da cui la denominazione) antecedenti di un secolo e mezzo al primo riferimento documentale datato sotto il dominio degli imperatori Antonini.
È in questo contesto di antica storia e lussureggiante paesaggio che nella giornata di ieri, domenica, è approdata in questi luoghi, ai piedi dei Lepini, la celebrazione del sessantesimo anno della Pop Art americana in corso a Casa Barnekow con l’esposizione di dodici opere del M° Luigi Centra dal chiaro appellativo di “ultimo mohicano della pop art nel mondo”
Un vero e proprio evento nell’evento, nella pingue Villamagna degli imperatori dell’antica Roma, con la partecipazione di artisti, di appassionati di arte e bellezza del paesaggio, di uomini dello spettacolo e gente del territorio.
Una sorta di continuing con quella rivoluzione artistica degli anni ’60che riportò l’arte figurativa dalle ristrette sale museali ai quartieri, al territorio, alla gente comune. E a Villamagna il Museo d’Arte Contemporanea Luigi Centra ripercorre e rinnova alcune grandi intuizioni degli esponenti di spicco del movimento artistico, quasi come avveniva nella factory di Andy Wharol o negli happenings di Claes Oldengurg.
L’appuntamento, nell’intera giornata di domenica, si è srotolato tra intensi passaggi culturali e momenti di familiare intrattenimento che hanno appassionato e coinvolto ognuno dei partecipanti.
Primariamente l’esposizione di opere del M° Centra in plein air, tra cui le “Due Venezie sott’acqua” ancor fresche nell’action painting (pittura d’azione) che riconduce alla irrequieta genialità di Jackson Pollock (rif.to a chiara recensione da parte di Carlo Giulio Argan), a seguire la full immersion nell’arte popolare raccontata dalla gran mole di dipinti e opere diverse all’interno del Museo di Arte Contemporanea Luigi Centra tenuto aperto al pubblico godimento dei presenti e dei visitatori fino a sera.
Il tempo, nel quieto scorrere della giornata primaverile, ad un certo punto è parso arrestarsi di fronte alla scopertura dell’opera monumentale “L’abbraccio” di cui, in anteprima, si era fatto cenno al vernissage del 12 aprile a Casa Barnekow.
L’opera, realizzata dal M° Luigi Centra, su richiesta dell’associazione culturale La Roccaforte di Colleferro ed ispirata dell’arch. Antonio Centra, con un team di tecnici collaboratori, ha quasi strozzato il respiro di ognuno al cadere di quel verde manto, in simil cromia con l’ambiente, la ricopriva difendendola da impropri sguardi. L’opera è installata nel viale d’ingresso del MAC per poter parlare a chiunque arrivi o ritorni ad inebriarsi di storia e stupore del paesaggio in questo straordinario lembo del territorio anagnino.
Una croce realizzata con una trave di metallo snervato che sembra infrangere le leggi della fisica vibrando ad ogni soffiar del vento; una croce che s’incurva a racchiudersi negli estremi di cima e delle sue braccia per ”abbracciare” una sofferente figura femminile ripiegata su se stessa – modalità fetale – per denunciare l’ignominia della violenza sulle donne.
Sotto il commosso sguardo del M° Centra, dell’architetto direttore del museo, dei diversi presenti tra cui gli artisti Romano Orgiti, Sergio Lombardi, Simona Morelli e l’abilissimo artigiano Lucio Caradonna che ha malleato il ferro, il senso profondo dell’opera è stato illustrato dall’artista Maurizio Mattioli, volto del cinema, della TV e figlio orgoglioso di materno casato anagnino.
Forse nulla potrebbe descrivere meglio l’emozione del momento di quanto nelle parole recitate con insolita severità dello spassoso attore di casa:
“La croce, stanca, vestita di nuovo manto e sdegnata di quanto l’umanità sia scesa in basso, prendeva una decisione vitale, cambiava forma, si piegava più forte di sé stessa in un abbraccio d’amore a protezione di tutti sfidando le leggi della fisica e della cinematica. Abbraccia con protezione materna l’umanità contro ogni violenza e sopruso. L’acciaio si piega, la croce s’incurva come una mamma col proprio figlio come la Madonna con il Cristo … … L’uomo è frutto d’amore, non è generato per fare a violenza. Gridiamo forte che ripudiamo insieme ogni forma di violenza, proponiamo a tutti “l’abbraccio.”
E poi aggiunge: “ecco, un messaggio forte contro ogni forma di violenza … quella sciagura delle 94 vittime annegate a poca distanza dalla riva perché prima della vita dei disperati bisognava capire perché erano lì, da dove venivano, chi li portava … è anch’essa una violenza, è tanto brutta da non far vedere ai bambini … “
Nello scorrere del pomeriggio, ancora tante attività nelle presentazioni di testi ed opere d’arte, di apprezzamenti ad autori ed artisti e, come più s’addice ad una giornata celebrativa dell’arte popolare, d’intrattenimento con un informale Maurizio Mattioli accanto a musiche popolari.
Decisamente una grande giornata di arte, storia e cultura nel nome della Pop Art, così come nei valori profondi dell’abbraccio, in questa Pinguis Anagnia di Silio Italico che accoglierà presto, nel suo Museo di Arte Contemporanea, anche le 12 opere di popular art del M° Centra in mostra a Casa Barnekow fino alla chiusura odierna, nel giorno del 25 Aprile che segna rinascita e libertà per l’Italia intera.
articolo e foto a cura di Nello Di Giulio