Ieri, 10 maggio 2023, malgrado il tempo piovigginoso, una bella giornata. Una giornata attesa per Anagni con l‘annunciata “presentazione” del Museo Archeologico Ernico alla città da parte del Sindaco Daniele Natalia. Un percorso che viene da lontano e volto a raccogliere e raccontare in termini scientifici il nostro passato; un’attesa di insostenibile lunghezza trentennale che era già stata ingannata con alcune “inaugurazioni finte” (parole del sindaco) da parte della politica cittadina negli ultimi venti anni.
Il cammino del Museo Archeologico Ernico (MAE) si avvia, di fatto, dall’evento espositivo “Dives Anagnia” del maggio 1993 che “metteva ordine” numerosissimi ritrovamenti archeologici da campagne di scavi nel territorio anagnino. Fu l’allora assessore alla cultura Giovanni Stella, con il sindaco Alberto Cocchi, a promuovere l’evento in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per il Lazio e all’Istituto Italiano di Paleontologia Umana di Roma.
Nell’occasione la città virgiliana Dives Anagnia scavava il proprio passato e si mostrava per la prima volta nella sua antichissima storia, attraversando migliaia di anni -anche milioni- prima di giungere a quell’appellativo dives del tempo virgiliano. Savane preistoriche, lontane abitudini protostoriche conducevano a civiltà relativamente recenti come quella Volsca e poi Ernica di “soli” duemila e passa anni orsono.
Il M.A.E. inaugurato ieri, a termine consiliatura, era già da troppo tempo “bene culturale” maturo di cui sarebbe stato giusto almeno non sottacerne i lontani natali.
Soffermando attenzione alla giornata di ieri, prima di voler proporre alcune riflessioni che guardano al domani, c’è da dire che il Sindaco, forse per non essere tacciato dell’appellativo del “Natalia che inaugura cose nei giorni antecedenti le elezioni” (refrain ricordato dall’assessore alla Cultura) aveva promosso l’evento come “presentazione alla città” salvo poi effettuare un’altra inaugurazione a tutto tondo.
Nulla è mancato in tal senso, salvo il microfono e l’omessa benedizione del sacerdote. Tutti sul palco, in chiave celebrativa, come avviene nelle inaugurazioni vere ed importanti.
Ero lì anch’io ad ascoltare il Sindaco che, tra scrosci di applausi e qualche urlo da stadio, diceva: “una delle pagine più belle di questa città… Anagni si appropria di un’opera che attendeva da trenta anni… era importante ultimare un centro culturale che rendesse chiuso il cerchio dell’offerta di tutta la città…”
Ecco, al di là del personale coinvolgimento emotivo nel varcare l’ingresso di un luogo di cultura e di cui la città paga costi di un assurdo ritardo, al di là dei ringraziamenti che dimenticano i padri nobili della giornata, sento doverose da amministratore -seppur di minoranza- alcune osservazioni sulle parole del Sindaco; osservazioni volte soprattutto verso le attese e il divenire di questo nuovo asset turistico culturale della città di Anagni.
Passi pure la volontà di “dare dignità ad un luogo” (riferimento -in senso ampio- al contenitore) considero del tutto inappropriata quell’affermazione “era importante ultimare un centro culturale” nel constatare che siamo ancora alla fruibilità di un solo piano espositivo su tre e, soprattutto, solo alla trattazione del periodo preistorico/protostorico senza alcun elemento afferente il periodo ernico (essenziale quando si entra in un museo archeologico ernico) e, come descritto nel percorso cronologico nella struttura, quelli riferibili ai tempi dei romani o a seguire.
No, malgrado la politica ami autoassolversi – quando non anche incensarsi come nelle presentazioni della specie – su questo versante proprio non ci siamo!
Forse doverose scuse alla città per aver tardato di oltre venti anni anche quest’iniziale apertura del museo -avendo governato nel periodo – sarebbero state più lineari dell’ascolto di esaltazioni da stadio. Saper distinguere un luogo di cultura, un museo, da uno stadio sarebbe per alcuni già un bel primo passo.
Mah … pazienza, il pubblico è sempre quello che c’è! Molto più importante il tema della mancanza della figura del Direttore del Museo, essenziale nel suo primario ruolo di responsabile della gestione operativa e dell’attuazione e dello sviluppo del progetto culturale scientifico.
Sul Portale trasparenza del Comune appare ancora il Bando di concorso per il “Conferimento dell’incarico di Direttore Scientifico del Museo” pubblicato il 30 settembre 2016: penso non sarebbe stato complicato rinnovarlo per partire con il piede giusto in un investimento culturale ed economico così importante per la città.
L’inaugurazione avrebbe meritato la piena fruibilità della struttura, l’avviato recupero dei nostri reperti sparsi in depositi qua e là, se non addirittura visibilmente abbandonati in qualche cantiere sul territorio. Avrebbe meritato la copertura dei ruoli essenziali volti ad assicurarne prestigio, funzionalità ed immagine in luogo della solita approssimazione inconcepibile per un’importante istituzione culturale. Avrebbe meritato una risposta compiuta ai “troppi anni di inaugurazioni finte…” lamentati dal Sindaco nei riguardi delle “sue” amministrazioni degli ultimi venti anni.
Insomma, accanto alla felicità di essere finalmente all’interno della struttura museale e all’emozione che si prova davanti all’esposizione di reperti di due milioni di anni fa – valorizzazione dovutadi almeno una parte del patrimonio e professionalità dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana sedente presso il Convitto Regina Margherita – totalmente assente, in questo inaugurato Museo Ernico, la presenza del periodo ernico-romano.
Oltre l’emozione, l’osservazione e la proposta operativa ci riportano direttamente al territorio anagnino e, precisamente, al quartiere di Osteria della Fontana dove gli antenati ernici hanno lasciato alcune delle loro più chiare testimonianze di storia e di fede.
Il M.A.E. sarà veramente tale quando, oltre al completamento nell’edificio di Piazza Marconi, sarà a connettersi al territorio raccontando la storia in situ tra strutture e reperti concentrati nell’area archeologica di Osteria della Fontana.
D’obbligo sarebbe, in tal senso, ripartire dagli scritti di Tito Livio che raccontano dei luoghi di culto e i luoghi della politica del popolo ernico nel cuore del Compitum anagninum. E’ qui che operazioni di scavi hanno fatto riemergere, oltre all’antico tempio di Diana ed altre testimonianze, il Circus maritimum luogo in cui l’intera Confederazione ernica si riuniva per assumere decisioni strategiche.
Un ramo del M.A.E. non può non aprirsi (o avviarsi) proprio qui, accanto e all’interno dell’edificio storico del Rotone che si pone come naturale riferimento per una rete culturale tra città e territorio. Basterà seguire concretamente gli studi in Atti Pubblici “Compitum anagninum” a firma dr.ssa Sandra Gatti da cui emerge: “a poche decine di metri del sito del santuario di Diana (VIII sec a.C.), è venuta alla luce una monumentale struttura a pianta perfettamente circolare di ben 37,20 metri di diametro all’esterno (36,20 metri all’interno) e metri 117 di circonferenza, costituita da due filari sovrapposti in opera quadrata isodoma di calcare travertinoso … un piano pavimentale … una serie dì lastre rettangolari… un percorso d’ingresso alla struttura… grandi lastre di tufo ben allineate …accuratamente squadrate e rifinite con una lisciatura di cui restano i segni a spina di pesce…”
Ecco, per chiudere questo giorno a seguire dell’inaugurazione, al Sindaco Natalia, ai futuri amministratori della nostra città, è bene dire a chiare lettere che per ”ultimare il centro culturale Museo Archeologico Ernico” c’è ancora molto da fare e l’unico percorso virtuoso è quello dei luoghi della storia che, nel frattempo, vanno salvaguardati da ingerenze o devastazioni di svariata natura.
Un grande artista anagnino – lo scultore Jago – in un colloquio con la rivista Vaghis Viaggi &Turismo dice con assoluta chiarezza “Con l’arte (la cultura) si possono cambiare le dinamiche di un luogo” e lui lo fa bene all’interno del quartiere Scampia (Napoli) senza avere in dotazione alcun patrimonio culturale e storico archeologico come quello di cui benefica il nostro quartiere di Osteria della Fontana nel conservare fedelmente quei secoli di civiltà ernico – romana da cui il Museo Archeologico Ernico nelle celebrazioni della giornata di ieri.