Il Sindaco di Frosinone ha spesso usato la parola “rivoluzione” per spiegare quello che ha in mente di realizzare durante il suo mandato a proposito della mobilità cittadina e noi della Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) non possiamo che sposare e promuovere questa rivoluzione. Una rivoluzione messa in atto per ottenere un futuro più vivibile, che ci permetta di vivere in maniera armonica con la natura, senza dimenticare il progresso, facendoci aiutare da esso per vivere in maniera più sostenibile. Un sogno che non è poi così poco realizzabile, anzi è già iniziato ed è concreto ogni volta che pedaliamo in sella ad una bici. Perché la bicicletta è la vera protagonista, anche se non l’unica di questa rivoluzione sostenibile e green ormai indispensabile. Sempre più persone richiedono di far diventare “Città del Buon Vivere”, le nostre città dove lentezza positiva, economia circolare, resilienza, sostenibilità e cultura, giustizia sociale, possono e devono essere principi guida da sostenere.
Opporre a queste speranze la protesta di poche persone che vedranno una riduzione delle aree di parcheggio sotto casa ci sembra riduttivo e fuorviante e parte dal presupposto che gli spazi pubblici siano spazi privati dove poter lasciare la propria auto. E se invece il futuro potesse essere espresso dall’equazione poche auto perché pochi parcheggi? E se invece riuscissimo a realizzare vie di maggiore scorrimento senza parcheggi e quindi più larghe e velocità spesso limitata a 30-20 chilometri all’ora? Se l’automobilista fosse rispettoso dei movimenti dei ciclisti e dei pedoni e delle corsie a loro destinate, perché conscio di essere minoranza, minoranza educata, rispettosa a seguito di un radicale cambio di mentalità e di abitudini?
I benefici della rivoluzione sono evidenti: La migliore qualità dell’aria, la riduzione dell’inquinamento acustico, l’aumento degli spazi in strada considerando la differenza di dimensioni tra auto e bici, minor rischio di collisioni, la riduzione del consumo del manto stradale e i relativi risparmi, il miglioramento dei parametri sanitari grazie all’aumento dell’attività fisica per un popolo così sedentario come il nostro e le conseguenti economie in spese sanitarie. La città è luogo di incontro, di relazioni. Usare l’auto solo quando è assolutamente necessario o quando il trasporto pubblico non viene in aiuto, dovrebbe essere l’obiettivo. Ciò significa avere mezzi pubblici efficienti, su cui poter trasportare anche le bici, interconnessi con le piste ciclabili.
Ogni anno muoiono tra i 50mila e i 60mila italiani a causa dei livelli di inquinamento dell’aria molto al di sopra dei limiti fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si tratta di numeri uguali o superiori alle morti per Covid-19 in ciascuno dei primi due anni di pandemia.
In Italia, il settore dei trasporti è stato responsabile per il 30,7% delle emissioni totali di CO2 nell’anno 2019, il 92,6% delle quali attribuibili al trasporto stradale. È da sottolineare che sono in Italia metà delle trenta città europee con la peggiore qualità dell’aria. Nelle nostre aree urbane sono ancora i veicoli a combustione fossile a farla da padrone. È necessaria una vera e propria “rivoluzione culturale” che ponga invece al centro la mobilità attiva, pedonale e ciclabile, ripensando l’utilizzo degli spazi delle nostre città».
Una rivoluzione copernicana che metta al centro delle politiche per la mobilità la persona, non l’automobile. Non possiamo negarlo: in città, nelle vie, nelle piazze e nelle strade, dove lo spazio è limitato, c’è competizione e conflittualità. Ma il ruolo dei mezzi a motore, favorito da abitudini, pubblicità e dall’idea di una certa comodità, è grandemente sopravvalutato, con conseguenze nocive per la salute. E certamente non saranno le auto elettriche a portarci la mobilità sostenibile, perché i centri urbani italiani non sono fatti per essere riempiti di automobili e parcheggi ad esse dedicati, divenuti da alcuni decenni il primo pensiero delle amministrazioni».
Anche il piccolo commercio, quindi parte del mondo economico, sta realizzando che solo accogliendo le persone, non le auto, in strade e piazze dove è piacevole stare si può contrastare la potenza dell’e-commerce. La bici, tra le tante virtù, ha pure quella di essere il mezzo di trasporto che accompagna più a lungo nell’arco della vita: dalla tenera età a quella avanzata. A tal proposito ci sembra molto grave che i più giovani abbiano meno possibilità rispetto ad un recente passato di spostarsi liberamente in bici. In questo caso è ancor più negativo che si sia affermato il principio secondo il quale accompagnare i figli in auto a scuola sia normale, demonizzando invece la possibilità di lasciarli andare da soli in bicicletta. Ma così facendo, quanta libertà personale abbiamo tolto ai piccoli? E con quali conseguenze psicofisiche? Dalla Scuola Primaria si dovrebbe invece uscire avendo obbligatoriamente appreso la capacità di guidare bene una bici, magari anche con un piccolo patentino, perché la sicurezza nelle strade e la cultura della pacifica condivisione va costruita per tempo.
Comprendiamo i momentanei disagi dei residenti delle zone interessate dai lavori della nuova pista ciclabile, comprendiamo il nervosismo di coloro fermi in coda nelle auto per l’inevitabile rallentamento del traffico. Pensiamo anche che l’amministrazione sia stata carente sul piano dell’informazione e della divulgazione del progetto generale che dovrebbe portare Frosinone a diventare una città vivibile, degli interventi che intende adottare e sulla loro cronologia e tempistica. A nostro avviso accanto alla realizzazione delle piste ciclabili bisogna realizzare parcheggi di scambio, una rete di trasporti pubblici efficienti, le ztl e tutte le politiche di dissuasione all’uso del mezzo a motore privato. Non riusciamo invece a comprendere la posizione delle opposizioni che dovrebbero essere le forze progressiste ed innovative e che come tutti dovrebbero avere a cuore la salute dei cittadini e le azioni di prevenzione delle patologie. Non si può sostenere le posizioni di pochi residenti o commercianti quando dall’altra parte c’è la salute di bambini ed anziani, categorie più a rischio di patologie da mal d’aria. Ci chiediamo perché dai banchi dell’opposizione e da quelli di parte dell’attuale maggioranza non si siano levati cori di protesta all’indomani dell’approvazione del Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile) della città di Frosinone, documento in cui erano chiaramente analizzati i problemi di mobilità cittadina e che prevedeva la realizzazione di una rete ciclabile. Auspichiamo incontri confronti e discussioni sulle politiche di mobilità e non un precipitoso dietro front dettato da logiche esclusivamente elettorali.