Siamo nella Valle del Sacco, dove il tempo è andato a ritroso e la direzione degli eventi ostinatamente ed in modo oltraggioso al contrario. Era il giugno 2014 quando, per la prima volta, in un convegno medico scientifico presso la Camera di Commercio di Frosinone, noi Medici portammo l’attenzione sull’innegabile rapporto tra inquinamento e malattie.
Sono trascorsi da allora quasi dieci lunghi anni durante i quali, per richiamare quell’attenzione necessaria degli organi sanitari territoriali a difesa della salute della collettività, iniziammo una marcia informativa alla popolazione della Valle del Sacco, per avvicinarla alla conoscenza del rischio di malattie e per spronarla alla autodifesa.
Ed ecco che negli anni 2015 -2016 producemmo un’indagine epidemiologica che interessò il 10% dei cittadini di Frosinone e dalla quale emerse una netta prevalenza di Asma e Bpco, rispettivamente del doppio e triplo, se rapportata alla media di altre città capoluogo italiane. Indagine presentata nel 2016 nell’ambito di un convegno tenutosi presso il Tribunale di Frosinone, che vide insieme Medici e Magistrati e che segnò l’impegno attivo e concreto di altre fondamentali Istituzioni cittadine, aldilà della ASL, che si attivarono contro l’inquinamento aereo e le malattie da polveri sottili.
Nel 2016 l’ospedalizzazione per asma pediatrico di bambini della Asl di Frosinone presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in Roma, fu di gran lunga la più rappresentata rispetto a quella di tutte le altre Asl romane e del resto della Regione Lazio. Stesso periodo, sempre nella Asl di Frosinone, i morti per BPCO dopo 30 giorni dal primo ricovero rappresentarono il doppio rispetto la media regionale, mentre la percentuale di mortalità per patologie del sistema circolatorio apparve del 44,5%, rispetto al 36,3% della Regione Lazio.
Il Dipartimento Epidemiologico della Regione Lazio rispetto l’incremento di mortalità del Covid-19, riferito al mese di ottobre 2020, classificava Frosinone al secondo posto in assoluto e con incremento di morti del 43%, tra 32 capoluoghi di provincia in Italia. A significare una vulnerabilità e fragilità sanitaria dei cittadini, dove il medesimo evento critico determinava aggravamenti di patologie e incrementi di decessi di gran lunga superiori le altre realtà comparate.
Abbiamo osservato ed informato che nel 2021 rispetto al 2019, al peggioramento della qualità dell’aria conseguiva, nel nostro territorio, un aumento delle malattie ischemiche cardiache. E che dire dello sgomento suscitato dalla pubblicazione dello Studio Food Fertility, che individuava gli inquinanti causa di compromissione della fertilità dei giovani maschi, che nella Valle del Sacco risultavano più colpiti per più grave alterazione degli spermatozoi in termini quantitativi e qualitativi, in confronto ai giovani dei siti inquinati di Brescia e della Terra dei Fuochi? E che dire degli sforzi immani per ottenere il registro Tumori, che ci ha visti offrire, con ovvia gratuità, ma inutilmente, la nostra opera alla ASL, nel tentativo di aiutare fattivamente per la soluzione dell’annoso problema?
Alla luce dei risultati comunicati ieri dal Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio relativi lo Studio Indaco, in merito e a conferma palese e in aggiunta a quanto da sempre da noi Medici affermato, documentato, comunicato in ogni opportuno ambito circa il numero fuori regola di pazienti affetti da malattie inquinamento correlate, siamo rammaricati nel pensare che sono passati dieci anni dall’inizio del nostro incidere.
Qualsiasi studio ed osservazione intrapresi nella e per la Valle del Sacco hanno sempre concluso per una netta e preoccupante criticità ambientale sanitaria, con le puntuali raccomandazioni a proseguire nelle indagini. Addirittura uno studio come Indaco, che da subito l’Associazione Medici ha stigmatizzato per il rischio, a nostro avviso, di una sottovalutazione delle patologie, ha confermato dati impressionanti di correlazione tra inquinamento e patologie, a ribadire quanto già noto, anche alla ASL, per nostra costante, annosa, puntuale e gratuita attività. In tale contesto e alla luce del riaffermarsi dei drammatici risultati di ieri, come interpretare le assenze di giudizio e di partecipazione della ASL in numerose conferenze decisorie circa l’autorizzazione di impianti a rischio ambientale?
Assenza che, per legge,è equivalsa a parere favorevole senza entrare nel merito e senza valutazione sanitaria di rischio di malattie da impianti ad impatto potenzialmente inquinante. La speranza è che l’ufficialità dei dati Indaco attivi finalmente e soprattutto fattivamente la ASL verso le criticità ambientali e le malattie relate, laddove come Medici per l’Ambiente non siamo riusciti in ben 10 anni.
articolo a cura della dott.ssa Marzia Armida, presidente Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente