Ci eravamo lasciati così: Città del Messico, 1968. Un debordante Federico Buffa racconta, o meglio impersona tangibilmente ogni aspetto emozionale di Tommie Smith e John Carlos che protestano contro il trattamento dei neri negli Stati Uniti nel corso della cerimonia di premiazione alle Olimpiadi del 16 ottobre.
Magistrale.
Con altri interpreti, altri nomi, altre storie, altri temi torna a Veroli dal 15 al 22 luglio la quinta edizione del Festival Nazionale dello Sport Raccontato. “Sport, passione, sostenibilità”, questo il titolo scelto dai padri ideatori: Associazione Tutti i colori del libro in collaborazione con IndieGesta.
Ridurre lo sport ad un ‘gioco’, al solo scopo di monetizzare, a prendere a calci un pallone, a prendere a pugni un avversario, agli sfottò e alle ‘claxate’ con tanto di trombetta e bandierina a seguito, sarebbe come ricordare Isaac Newton come quello a cui cadde in testa una mela.
Lo sport va oltre. Oltre i campi, le strade, i box, i pedali. Oltre i muscoli. Lo sport è storia, storie, cuore, ambizioni ed emozione. E sono proprio queste le chiavi di lettura dei curatori dell’evento e che Veroli ha saputo cogliere ed ospitare.
L’uomo ambisce al successo, ma si identifica spesso con la fragilità. Sapere che anche i grandi campioni hanno dovuto superare grossi ostacoli non li rende meno “divini” ai nostri occhi, ma più umani. E lo sport diventa così strumento di rivalsa e rivincita sociale.
Dalle imprese sportive nascono grandi storie che tramandano grandi valori, storie che devono essere raccontate per non restare solo ‘storie’.
Tema principale di questa interessante edizione, oltre alla passione che è formula e DNA dello sport, è la sostenibilità. L’alleanza virtuosa tra sport e ambiente.
Primo appuntamento sabato 15 alle 21.30 al Chiostro di Sant’Agostino. Protagonisti Giorgio Lucarelli e Norman Polselli, dialogheranno con Marina Testa su ‘Il mondo a pedali’.
Cambio location per l’appuntamento di domenica. Piazza Santa Maria Salome dalle 19.30 accoglierà ‘L’oro di Napoli’ attraverso l’appassionato racconto di Maurizio De Giovanni.
Lunedì 17 alle ore 19.30 in collegamento da remoto Giovanni Malagò, Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano darà vita ai suoi racconti nel Chiostro Agostiniano dove alle 21.30 Flavio Tranquillo e Antonello Riva innalzeranno gli animi con ‘Il volo di Nembo Kid”.
Stesso luogo, nella giornata di martedì a partire dalle 21.00 Marco Bellinazzo e Nicola Sbetti. Il primo con “Le nuove guerre del calcio”, il secondo con “La diplomazia del pallone”.
Ancora storie da raccontare nel Chiostro mercoledì 19 luglio.
Alle ore 19.30 Tommaso Gianni (Ultimo uomo), “La caduta dei campioni. Storie di sport tra gloria e l’abisso” e alle 21.30 Francesco Repice e Sebastiano Nela dialogheranno su “Frammenti di pallone“.
Un respiro per prendere fiato e ci troveremo in Argentina, anno 1990. Giovedì 20 il Chiostro sarà palcoscenico alle 21.00 per Graziano Gabrielli con “Tangol, dialoghi di calcio argentino“. Seguirà Corrado De Rosa con un ‘tachicardico “Quando eravamo felici: Italia-Argentina 1990, la partita da cui tutto finisce“.
A continuare però è il festival con un’altra serata da non perdere in Piazza Santa Salome, venerdì 21, che accoglierà alle ore 19.30 Alfredo Giacobbe (Ultimo Uomo) con “Rivali”.
Alle 21.30 “Il talento incontra l’occasione” con Massimiliano Martino e Giuliana Salce.
Siamo alla serata finale, sempre in Piazza Santa Salome, sabato 22, ore 19.30 Sandro Bonvissuto anticiperà parlando di gioia il gran finale: “La gioia fa parecchio rumore”.
E lo farà sicuramente quando alle 21.00 entrando nel tema di ‘Sport e sostenibilità”, i riflettori e le attenzioni si punteranno sull’attesissimo Maurizio Stirpe intervistato da Pierluigi Pardo.
Ricordi che riaffiorano, memorie di attimi che vanno oltre la razionalità e suscitano emozioni vere. Brividi che solo lo sport, inteso nella sua veste più regale, riesce ancora a far provare.
Non resta che chiudere gli occhi ascoltare, immaginare, vivere in quei racconti.
In una variegata, opulenta, irrimediabile, carnale; malinconica e fiera, dolente e nobile, sontuosa e sublime: Veroli.
E farci prestare una frase dal compianto papà di una delle altre protagoniste dell’estate verolana nell’ambito della rassegna letteraria “Incontriamoci a Veroli”, Gaia Tortora. Suo padre Enzo, uscito dal suo calvario giudiziario ma con le stimmate della sua morte già nella carne, tornò a presentare in una memorabile puntata del suo “Portobello”.
E lo fece esordendo con un gigantesco e signorile: “Dove eravamo rimasti”.
Un argine di urbanitas alla macelleria delle storture grandi. Già, dove eravamo rimasti. Eravamo rimasti a Veroli, dove lo sport diventa storia.
Storia raccontata.
articolo a cura di Monia Lauroni